Assolto medico bresciano accusato di omicidio colposo per la morte di una donna a Chiavari

Assolto medico bresciano accusato di omicidio colposo per la morte di una donna a Chiavari

Assolto il medico di Brescia accusato per la morte di Roberta Repetto, vittima di un melanoma e trattamenti olistici; il processo evidenzia controversie su cure alternative, gestione del centro e sfruttamento.
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Un medico di Brescia è stato assolto definitivamente dalla corte d’appello di Milano nel caso della morte per melanoma metastatico di Roberta Repetto, coinvolta in controversie legate a pratiche olistiche e presunti errori medici. - Gaeta.it

Un medico di Brescia è stato assolto con formula piena dalla corte d’assise d’appello di Milano, coinvolto nel caso della morte di una donna di Chiavari. La sentenza chiude un procedimento complesso iniziato dopo il decesso di Roberta Repetto avvenuto nel 2020 per un melanoma metastatico. Dopo anni di processi, la decisione arriva dopo l’annullamento da parte della Cassazione della precedente condanna, ribaltando il verdetto.

il processo e l’assoluzione definitiva

Il caso in questione ha attraversato diversi passaggi giudiziari. In primo grado il medico era stato condannato a tre anni e quattro mesi, con successiva riduzione a un anno e quattro mesi in appello. Ma la Cassazione aveva annullato la condanna, creando un nuovo processo di secondo grado “bis”. La corte d’assise d’appello ha infine stabilito che “il fatto non sussiste”, pronunciando l’assoluzione definitiva. Si tratta di un capovolgimento significativo dopo una lunga battaglia in tribunale.

la natura del procedimento

Il procedimento riguardava un presunto errore professionale in un ambito delicato: l’accusa contestava un’omissione in fase di diagnosi e cura di un melanoma con metastasi. La corte ha valutato le prove e le testimonianze fino a considerare la responsabilità del medico non dimostrata. Questo aspetto chiude una vicenda che ha suscitato grande attenzione, anche per i risvolti legati a pratiche mediche alternative.

le accuse e il contesto delle cure

Secondo l’accusa, il medico avrebbe praticato l’asportazione di un neo sospetto in modo non conforme. L’intervento sarebbe avvenuto su un tavolo da cucina in un centro olistico a Borzonasca, senza anestesia o analisi istologiche. Questi dettagli puntavano a una gestione inadeguata, che avrebbe ostacolato una diagnosi precoce di una malattia grave. Roberta Repetto, 40 anni, si sarebbe rivolta a quel centro per due anni, affidandosi a terapie alternative.

Nel periodo in cui ha frequentato il centro, le è stato sconsigliato il ricorso alla medicina tradizionale anche dopo un evidente peggioramento clinico. I trattamenti proposti seguivano pratiche olistiche, come tisane dolcificate, meditazione e bagni in fiume, senza nessun supporto scientifico certificato. Il medico e il fondatore del centro avrebbero scoraggiato Roberta dal ricovero ospedaliero e da visite specialistiche, circostanza rilevante per il processo.

pratiche contestate nel centro

I metodi olistici adottati comprendevano la somministrazione di rimedi naturali e pratiche non convenzionali, che sono stati al centro delle controversie giudiziarie.

gestione del centro e aspetti economici

Le indagini hanno coinvolto anche la gestione amministrativa del centro olistico. La psicologa, compagna del medico, è stata segnalata per aver convinto persone psicologicamente fragili a rivolgersi alla struttura. La frequenza del centro prevedeva un contributo economico da parte dei fruitori dei trattamenti e delle attività. Roberta avrebbe versato cifre intorno ai 60 mila euro nel corso di due anni.

Gli investigatori hanno ricostruito numerosi casi di sfruttamento all’interno della struttura. I partecipanti venivano impiegati in lavori come camerieri, cuochi o giardinieri senza tutele chiare. Sotto alcune testimonianze sono emerse accuse di digiuno forzato e di rapporti sessuali imposti con alcuni dirigenti del centro. La donna e il fondatore erano stati già assolti in precedenti gradi del processo, ma il caso ha alimentato forti polemiche sulla natura delle organizzazioni simili.

aspetti economici e di sfruttamento

Le dinamiche interne al centro olistico evidenziano una struttura che combinava pratiche mediche alternative con una gestione discutibile al livello economico e sociale.

reazioni della famiglia e impatto sociale

La sentenza ha provocato reazioni emotive molto forti, soprattutto in ambito familiare. Rita Repetto, sorella della vittima, ha espresso un duro giudizio verso l’intero sistema giudiziario e sociale. Ha accusato indirettamente l’ambiente legato al centro olistico, ma soprattutto ha puntato il dito contro la decisione della corte, manifestando un senso di vergogna profondo.

Il caso ha acceso il dibattito sui rischi legati a trattamenti non medici in alternativa alla medicina convenzionale, oltre che su questioni etiche riconducibili allo sfruttamento di persone vulnerabili. La vicenda è un esempio di come le scelte di cura influenzino esiti drammatici e come la giustizia debba districarsi fra aspetti sanitari, penali e sociali molto complessi. Resta aperto il confronto su normative e controlli nei confronti di strutture di tipo olistico che operano ai margini della medicina tradizionale.

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