La recente ondata di attacchi hacker che ha preso di mira numerosi siti istituzionali italiani ha riportato alla luce la vulnerabilità del nostro sistema informatico. Colpiti ministeri e aziende pubbliche, si tratta di un evento che dimostra la crescente importanza delle guerre ibride, un approccio strategico che combina azioni tradizionali con attacchi informatici, evidenziando la necessità di una maggiore attenzione alla cybersicurezza.
Il contesto degli attacchi hacker
Negli ultimi giorni, diversi enti governativi italiani, tra cui i ministeri degli Esteri, delle Infrastrutture e dei Trasporti, sono stati vittime di attacchi Ddos . Queste azioni hanno reso i servizi online inaccessibili per un periodo, causando notevoli disagi. Enti come il Carabinieri, la Marina e l’Aeronautica, insieme ad aziende di trasporto pubblico come Atac, Amat e Amt, hanno subito interruzioni significative. La risposta immediata dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale , tramite il team del Csirt, è stata cruciale per limitare i danni e ripristinare le funzionalità.
Questi attacchi rivelano un aspetto allarmante: il campo di battaglia si è spostato nel mondo digitale, dove le azioni possono essere compiute in modo invisibile e con un impatto considerevole. Gli esperti avvertono che il cyberspazio sta diventando sempre più il fulcro delle operazioni militari moderne, rappresentando una nuova frontiera di vulnerabilità per le nazioni.
La visione degli esperti
Ciro Sbailò, docente di diritto pubblico comparato e presidente del corso di laurea in sicurezza internazionale presso l’Università degli Studi Internazionali di Roma – Unint, sottolinea che gli attacchi informatici non sono un semplice atto criminale. La loro natura complessa richiede una maggiore consapevolezza da parte delle istituzioni. “Un attacco ben orchestrato può bloccare l’accesso a servizi online attraverso una molteplicità di richieste”, evidenziando come una simulazione di attività innocua possa condurre a disordini ben orchestrati.
Sbailò mette in evidenza che la guerra moderna non si limita al confronto diretto con armi convenzionali. Al contrario, si avvale delle vulnerabilità dei sistemi giuridici e delle strutture di sicurezza nazionali, portando a un’erosione della fiducia nei confronti delle istituzioni governative. I mezzi possono variare, da campagne di disinformazione ai cyber attacchi, tutti volti a minare la stabilità e l’autorevolezza dei Paesi colpiti.
Scenari ipotetici delle guerre ibride
Affrontando l’argomento in modo analitico, il professor Sbailò esplora diverse ipotesi per dimostrare come le guerre ibride possano manifestarsi in modo sottile e indiretto. Ad esempio, un peschereccio che accidentalmente danneggia un cavo fondamentale per la trasmissione dei dati illustra come una semplice azione quotidiana possa tradursi in gravi conseguenze. Tali eventi possono creare un’ampia fascia di non-reazione da parte delle istituzioni, legata al tempo necessario per recuperare dal danno e ritrovare una risposta adeguata.
Un altro esempio preso in considerazione è l’uso dei giochi online. Se un platform di gaming viene sfruttato per reclutare hacker o per comunicazioni clandestine, i segnali possono passare inosservati fino a quando il danno non si verifica. “La discrepanza tra lo sviluppo rapido della tecnologia e la lentezza dei processi giuridici”, ostacola una risposta tempestiva e efficace.
La sfida è chiara: per fronteggiare queste minacce, le nazioni devono rinnovare le proprie strategie e migliorare le risposte rapide a un panorama sempre più complesso e interconnesso. Questo fenomeno non solo richiede un’attenzione acuta nei confronti della cybersicurezza, ma anche una rivalutazione delle politiche di difesa in un contesto globale in continua evoluzione.
Ultimo aggiornamento il 11 Gennaio 2025 da Donatella Ercolano