Attenzione alle conseguenze della peste suina africana: la drammatica situazione degli allevatori in Emilia-Romagna

Attenzione alle conseguenze della peste suina africana: la drammatica situazione degli allevatori in Emilia-Romagna

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Attenzione alle conseguenze della peste suina africana: la drammatica situazione degli allevatori in Emilia-Romagna - Gaeta.it

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La situazione attuale degli allevamenti suinicoli in Emilia-Romagna si fa sempre più preoccupante, con la peste suina africana che può avere effetti devastanti su un settore già sotto pressione. L’imprenditore Andrea Minardi, attivo nella Bassa Piacentina, racconta come la sua azienda stia affrontando le sfide crescenti legate alla biosicurezza e al benessere economico degli allevatori. Mentre il rischio di contagi continua a minacciare, gli allevatori si trovano a dover implementare misure straordinarie.

La biosicurezza negli allevamenti: tra procedure rigorose e ansie quotidiane

Il nuovo regime di sicurezza nei allevamenti suinicoli

Nella gestione di allevamenti suinicoli, la biosicurezza è diventata una priorità assoluta, e gli allevamenti si sono trasformati in veri e propri “bunker”. Andrea Minardi, associato Coldiretti, gestisce un allevamento di 1500 scrofe e descrive un contesto per certi versi simile a quanto avvenuto durante la pandemia da Covid-19. I visitatori vengono accolti e sottoposti a rigorose procedure di disinfezione, con mezzi e camion che sostano all’esterno dell’azienda e subiscono trattamenti igienici meticolosi. Le aree di lavoro sono divise in spazi “interni” ed “esterni”, e tutti coloro che accedono devono indossare dispositivi usa e getta.

Avevamo già implementato misure di sicurezza, ma la minaccia è sempre incombente, afferma Minardi. La diffusione della peste suina africana si è intensificata a causa di una crescente presenza di cinghiali, che fungono da veicolo per la propagazione del virus. Questi animali selvatici possono facilmente contaminare i maiali domestici, costringendo gli allevatori a proteggere non solo i propri animali, ma anche quelli delle aziende vicine. Misure di sorveglianza e contenimento sono state adottate, ma la questione rimane complessa e potenzialmente devastante.

Il rischio di diventare focolaio: le conseguenze dirette

Quando un allevamento viene dichiarato focolaio, le ripercussioni sono immediate e severe. Vige l’obbligo di abbattimento di tutti gli animali infetti e scattano zone di sorveglianza di tre e dieci chilometri. Questo significa restrizioni nelle movimentazioni degli animali. Minardi sottolinea che, per un allevamento specializzato nella fase di produzione, essere confinati significa dover affrontare situazioni indesiderate come aborti delle scrofe e una crescita incontrollata. Se non possiamo vendere i maiali, rischiamo di non farcela, dichiara l’allevatore, evidenziando le gravi implicazioni cliniche ed economiche.

Le conseguenze economiche della peste suina africana

La fluttuazione dei prezzi della carne suina

Oltre ai problemi legati alla salute degli animali, gli allevatori temono anche le ripercussioni economiche che la peste suina africana potrebbe avere sul prezzo della carne suina. A seconda della zona di attenzione determinata dalle autorità sanitarie, i prezzi possono subire una brusca diminuzione. Mentre i macelli pagano circa 2,04 euro al chilo per i maiali di zona 1, i prezzi scendono a 1,10-1,15 euro per gli animali in zona 2. Questo scenario comporta un grave rischio economico per gli allevatori, già provati da una gestione complessa.

La richiesta di intervento delle istituzioni

Minardi ribadisce la necessità di un sostegno più incisivo da parte delle istituzioni, non solo per quanto riguarda gli abbattimenti della fauna selvatica, ma anche per l’assistenza economica diretta. Gli allevatori chiedono un impegno forte per fronteggiare un eventuale crollo del settore che potrebbe originarsi da un’ulteriore espansione del virus. L’industria della carne suina rappresenta un importante segmento economico per l’Emilia-Romagna, con un valore stimato di oltre 3,4 miliardi di euro, di cui 3,2 miliardi sono attribuibili al prosciutto di Parma e alla mortadella di Bologna.

Il futuro degli allevamenti suinicoli in Emilia-Romagna

Prospettive di mercato e paura di un’epidemia

Gli allevatori, come Minardi, fronteggiano una condizione di grave vulnerabilità. Oltre alla sanità animale, la preoccupazione per la salute economica del settore è palpabile. La scarsità di prezzi competitivi insieme alla prospettiva di nuove restrizioni commerciali genera un clima di incertezze. Se l’emergenza sanitaria non fosse contenuta, il rischio è di dover affrontare una “pandemia” che potrebbe estendersi dal punto di vista commerciale, allargando la crisi anche ad altri segmenti della filiera alimentare.

Questa situazione di allerta stimola riflessioni su strategie a lungo termine per una gestione adeguata della fauna selvatica e per un rilancio del comparto suinicolo. La comunità degli allevatori spera di trovare soluzioni efficaci per mitigare le perdite e garantire una produzione sostenibile nel tempo. In questo scenario complesso, l’unione tra produttori e istituzioni sarà cruciale per affrontare le sfide che attendono il settore.

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