Attesa infinita per esami medici: il caso di Francesca Mannocchi nella sanità del Lazio

Attesa infinita per esami medici: il caso di Francesca Mannocchi nella sanità del Lazio

Francesca Mannocchi denuncia i gravi ritardi nella sanità del Lazio, costringendo i pazienti a ricorrere a cure private e sollevando interrogativi sul rispetto del diritto alla salute garantito dalla Costituzione.
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Attesa infinita per esami medici: il caso di Francesca Mannocchi nella sanità del Lazio - Gaeta.it

Francesca Mannocchi, giornalista e scrittrice, ha portato alla luce la difficile situazione della sanità nel Lazio, evidenziando i ritardi nella prenotazione di esami medici. In un recente post social, ha denunciato come la burocrazia e l’insufficienza di risorse stiano costringendo i pazienti a ricorrere a soluzioni private, nonostante esista un diritto alla salute garantito dalla Costituzione. La sua testimonianza fa riflettere sull’attuale stato del sistema sanitario regionale e sulla necessità di un’azione concreta per migliorare l’accesso alle cure.

Problemi per l’accesso agli esami medici

Mannocchi ha evidenziato la difficoltà di prenotare un appuntamento per esami e risonanze magnetiche. Ogni sei mesi, la giornalista deve sottoporsi a un ciclo di esami e trattamenti per la sua sclerosi multipla, in particolare per la terapia con Ocrelizumab. Per effettuare tali analisi, ha contattato il Centralino Unico di Prenotazione della sua regione, ma si è trovata di fronte a una lunga attesa. La registrazione automatica avvisava che le linee erano intasate, suggerendo di riprovare a contattare il servizio in un secondo momento.

Dopo giorni di tentativi, finalmente è riuscita a parlare con un operatore, scoprendo che l’unico appuntamento disponibile era a Frosinone, a 90 chilometri da casa, e con una posticipazione fino a luglio 2025. Questa situazione di incertezza ha creato non solo disagio, ma anche frustrazione, poiché i tempi di attesa possono mettere in discussione la salute dei pazienti.

Soluzione privata: un costo elevato per le cure

Data l’impossibilità di ricevere cure pubbliche tempestive, Mannocchi ha optato per la via privata. Con un’altra telefonata, ha contattato una clinica dove aveva già effettuato un esame in passato. Qui ha ricevuto non solo una disponibilità immediata per un’ecografia, ma anche un costo specifico per l’esame: 680 euro. Questa cifra, elevata per non tutti, mette in evidenza come il sistema sanitario pubblico stia costringendo i pazienti a pagare di tasca propria per ricevere cure e diagnosi in tempi ragionevoli.

Mannocchi ha espresso il proprio disappunto riguardo a questa situazione, sottolineando l’assenza di equità nell’accesso alle cure mediche. L’efficacia del servizio privato, che la chiamata ha dimostrato, non può giustificare l’eliminazione delle opzioni pubbliche, un diritto fondamentale per ogni cittadino. La responsabilità della Repubblica, secondo l’Art. 32 della Costituzione italiana, è quella di garantire la salute come un diritto basilare.

La denuncia di un diritto negato

La condizione della sanità nel Lazio, come evidenziato dalla testimonianza di Mannocchi, solleva interrogativi sull’effettivo rispetto dei diritti sanciti dalla Costituzione. La denuncia ha ottenuto un ampio riscontro, mettendo in luce la fragilità del sistema e la necessità di un intervento strutturale. I pazienti che si trovano costretti a cercare soluzioni private per ricevere cure urgenti rappresentano una situazione allarmante per la società.

La questione non è solo personale, ma rappresenta un tema di grande importanza che coinvolge l’intera comunità, in quanto tutti i cittadini hanno il diritto di ricevere le cure necessarie senza significativi ostacoli burocratici. Il caso di Francesca Mannocchi è emblematico, ma rappresenta solo uno dei tanti casi di chi si trova a fronteggiare le incertezze del sistema sanitario, come dovrebbe adattarsi per garantire a tutti l’accesso equo e tempestivo alla salute.

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