Un episodio sconcertante ha scosso il carcere di Poggioreale, dove un detenuto di origine maliana ha compiuto un atto di cannibalismo, ingerendo il dito di un compagno di cella dopo averlo tramortito. Questo evento inquietante non fa altro che mettere in luce l’emergenza delle strutture psichiatriche in Italia e la crescente mancanza di assistenza per i detenuti affetti da gravi patologie mentali.
L’episodio di cannibalismo: i dettagli
La sequenza dei fatti
Recentemente, un uomo originario del MALI ha avuto un comportamento aberrante nel carcere di Poggioreale, uno degli istituti penitenziari più noti e sovraffollati nel sud Italia. Dopo una violenta aggressione nei confronti di un compagno di cella, l’individuo è riuscito a tramortirlo, tranciando il dito di quest’ultimo con un morso. Non soddisfatto della gravità del suo gesto, ha successivamente ingoiato il dito reciso, un atto che ha lasciato senza parole sia gli agenti penitenziari che i professionisti del settore. La notizia ha rapidamente fatto il giro dei media, evidenziando le problematiche strutturali e la scarsa presenza di supporto psicologico all’interno delle carceri.
Conseguenze per la salute mentale del detenuto
A seguito dell’accaduto, è emersa l’intenzione del tribunale di trasferire il detenuto in una struttura psichiatrica adeguata per garantire un trattamento adeguato alla sua condizione. Tuttavia, le difficoltà di gestione di casi complessi come il suo si amplificano quando si scontra con la realtà delle strutture sanitarie disponibili. Malgrado la decisione del tribunale, nessuna REMS ha annunciato la disponibilità ad accogliere l’uomo, segnalando una grave lacuna nel sistema di giustizia italiano.
Il fallimento delle REMS: criticità del sistema
La voce degli addetti ai lavori
In merito alla situazione, il sindacato Uspp ha sollevato la questione della carenza di strutture psichiatriche adeguate. Il presidente Giuseppe Moretti e il segretario campano Ciro Auricchio hanno dichiarato che gli agenti penitenziari si trovano a dover affrontare scenari di aggressione e violenza continuativa a causa della mancanza di assistenza specifica per i detenuti con patologie mentali. Questo porta a un clima di tensione, con ripercussioni sia sulla sicurezza degli agenti che sul benessere dei detenuti.
La chiusura degli OPG e le promesse disattese
Il sistema delle REMS, responsabile della cura di detenuti con malattie psichiatriche in seguito alla chiusura degli OPG , ha mostrato gravi inefficienze. Secondo Moretti e Auricchio, questo già compromesso servizio non è stato in grado di rispondere adeguatamente alle esigenze di una popolazione detenuta sempre più vulnerabile e problematica. La chiusura degli OPG doveva comportare un miglioramento nella gestione delle patologie mentali all’interno delle strutture penitenziarie, ma il fallimento è sotto gli occhi di tutti.
Liste d’attesa e mancanza di assistenza
Scenari in Campania: un sistema al collasso
La regione Campania è stata segnalata come una delle più colpite dalla mancanza di posti nelle strutture psichiatriche. Le liste d’attesa per l’accesso a cure da parte della sanità pubblica sono estremamente lunghe, costringendo molti detenuti a rimanere in carcere privi di un idoneo sostegno. I dirigenti sindacali non escludono che tale situazione possa aggravare le dinamiche già complesse all’interno delle carceri, creando condizioni di vita insostenibili tanto per i detenuti quanto per il personale.
Il disagio portato all’attenzione delle autoritÃ
La voce degli agenti di polizia penitenziaria e dei sindacati non rimarrà inascoltata. Moretti e Auricchio hanno confermato la loro intenzione di portare l’argomento all’attenzione non solo dei vertici dipartimentali ma anche delle istituzioni politiche, affinché venga messa in atto una riforma seria e sistematica, capace di affrontare e risolvere in modo strutturato l’emergenza legata all’assistenza psichiatrica nelle carceri italiane.
Il caso di Poggioreale funge quindi da campanello d’allarme per un sistema in crisi, dove la mancanza di cure adeguate non solo compromette la vita di chi sta scontando una pena, ma minaccia anche la sicurezza e il benessere di chi lavora all’interno di queste strutture.