Durante il mese di marzo 2025, la Commissione parlamentare d’inchiesta sul Sars-Cov-2 ha ascoltato il Generale Pier Paolo Lunelli, ex Comandante della Scuola interforze per la difesa biologica e figura esperta in pianificazione e logistica. Il suo intervento ha portato alla luce significativi problemi nella gestione della pandemia in Italia, evidenziando il mancato rispetto di un piano pandemico durante il governo di Giuseppe Conte, con il Ministro della Salute Roberto Speranza. Questa mancanza di preparazione ha, secondo Lunelli, avuto un impatto diretto sul tasso di mortalità durante i picchi dell’emergenza sanitaria.
I dati sulla mortalità in Europa
Il Generale Lunelli ha presentato un’analisi comparativa dei dati di mortalità in diversi paesi europei, sottolineando le differenze significative tra le nazioni che avevano adottato un piano pandemico e quelle che hanno gestito la crisi “a vista”. Tra marzo 2020 e gennaio 2022, la Germania, con un piano ben definito, ha registrato un eccesso di 1.099 morti ogni milione di abitanti. Dall’altra parte, la Svezia, il cui approccio è stato spesso criticato, ha riportato 990 decessi in eccesso per milione, un dato comunque migliore rispetto a quello dell’Italia.
La Spagna, che ha affrontato una situazionе simile a quella italiana, ha avuto un eccesso di 2.019 morti ogni milione di abitanti. In questo contesto, l’Italia emerge con il triste record di 2.950 decessi in eccesso per milione di abitanti, un dato che evidenzia l’impatto devastante della pandemia nel nostro paese. Questi numeri pongono interrogativi sulla gestione della crisi e sulle scelte politiche adottate in quei frangenti critici.
La risposta della protezione civile
Un altro aspetto critico sollevato dal Generale Lunelli riguarda il ruolo della Protezione Civile. Attivata nel gennaio 2020 per fronteggiare l’emergenza, questa istituzione non era adeguatamente formata e autorizzata a operare in un contesto pandemico, secondo le affermazioni del generale. Questo ha portato a una gestione confusa e inefficace della crisi, con la Protezione Civile che si è trovata ad operare in un contesto per il quale non era attrezzata. L’inadeguatezza della risposta istituzionale ha contribuito all’innalzamento dei tassi di mortalità e ha messo in luce lacune significative nel sistema di gestione delle crisi sanitarie nel nostro paese.
La questione solleva interrogativi non solo sul passato, ma anche per il futuro. Una riflessione sulla preparazione alle pandemie e sulla creazione di strategie più efficaci diventa imprescindibile. Senza una pianificazione adeguata e senza l’assegnazione di ruoli e competenze chiare nelle emergenze sanitarie, si rischia di ripetere errori che possono avere costi umani e sociali devastanti.
Le implicazioni delle dichiarazioni del Generale Lunelli
Le affermazioni del Generale Lunelli, sebbene non sorprendano coloro che hanno seguito con attenzione la gestione della pandemia in Italia, amplificano il dibattito pubblico sulle responsabilità politiche legate alla crisi Covid-19. La mancanza di preparazione e l’assenza di un piano pandemico non sono solo questioni di efficienza governativa, ma riguardano la protezione della salute pubblica e il diritto dei cittadini a ricevere una risposta adeguata da parte delle istituzioni.
L’audizione del Generale ha richiamato l’attenzione anche su come dovrebbero essere gestite future crisi sanitarie, riflettendo sulla necessità di un approccio oltremodo rigoroso e preparato. La società e le istituzioni devono riflettere su questi eventi per garantire che non accadano in futuro errori così gravi e costosi. L’auspicio è che questa fase di riflessione porti a cambiamenti concreti e a un incremento della preparazione e della reattività da parte delle autorità sanitarie e governative.