Aumenta la tensione tra Israele e Hezbollah: la guerra è solo una questione di tempo?

Aumenta la tensione tra Israele e Hezbollah: la guerra è solo una questione di tempo?

Le tensioni tra Israele e Hezbollah sono in aumento, con scambi di attacchi dopo le esplosioni a Beirut. Entrambe le parti evitano un conflitto aperto, ma la situazione rimane instabile. Esperti avvertono che il conflitto potrebbe evolversi in una guerra più ampia, influenzando la stabilità del Medio Oriente e coinvolgendo potenzialmente altri fronti regionali.
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Aumenta la tensione tra Israele e Hezbollah: la guerra è solo una questione di tempo? - Gaeta.it

Aumenta la tensione tra Israele e Hezbollah: la guerra è solo una questione di tempo?

La crescente tensione tra Israele e Hezbollah rappresenta un’importante preoccupazione geopolitica per il Medio Oriente. Mentre le due fazioni si scambiano attacchi significativi a seguito delle recenti esplosioni a Beirut, la comunità internazionale osserva con apprensione l’evolversi della situazione. Questo articolato conflitto, che si sviluppa in un contesto di ostilità storica, porta con sé interrogativi critici sul futuro della regione.

Il contesto del conflitto israeliano-Hezbollah

Scambi di attacchi e dichiarazioni ufficiali

Nelle ultime settimane, la tensione tra Israele e Hezbollah è aumentata notevolmente, culminando in scontri intensificati e scambi di attacchi. Gli eventi hanno preso una piega negativa dopo le esplosioni dei cercapersone a Beirut di martedì scorso, provocando ripercussioni sul campo. Le autorità israeliane, pur riconoscendo l’escalation, affermano di non voler avviare un conflitto aperto e richiamano Hezbollah a fermare le aggressioni e a mantenere una distanza di sicurezza dal confine. Dall’altra parte, Hezbollah ha dichiarato di essere pronto a confrontarsi con Israele, senza però voler entrare apertamente in guerra, mantenendo la sua posizione finché non si raggiunga un accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas a Gaza.

Adnan Nasser, analista indipendente di politica estera, ha illustrato la situazione come una “guerra limitata”. Secondo Nasser, l’attuale fase di tensione segna una rottura rispetto alle regole di ingaggio precedenti, evidenziando come l’intensificazione del conflitto continui a minacciare la stabilità regionale. Le questioni sollevate riguardano non solo le violenze attuali, ma anche gli scenari futuri, in cui diversi fronti potrebbero convergere, dal Libano allo Yemen, intensificando conflitti simili a quello di Gaza, dove l’esercito israeliano ha condotto bombardamenti prolungati.

La percezione della guerra nel contesto attuale

Andreas Krieg, analista militare del King’s College di Londra, ha sollevato un punto significativo sul termine “guerra”: esso viene generalmente associato a un coinvolgimento diretto delle forze armate sul campo. Al momento, non sono stati schierati soldati israeliani sul terreno libanese, il che porta a una definizione più cauta del conflitto in corso. Ciò solleva interrogativi su quale condizione o escalation dovrebbe verificarsi affinché il termine guerra venga effettivamente applicato alla realtà del conflitto attuale.

Possibili scenari di escalation e le loro implicazioni

La dottrina danniyeh e le dinamiche belliche

Storicamente, gli esperti hanno ipotizzato che una potenziale conflitto tra Israele e Hezbollah potrebbe assomigliare alla guerra del 2006, con l’aggiunta di dinamiche molto più complesse. La “Dottrina Daniyeh”, una strategia militare formulata da Israele, prevede di colpire non solo Hezbollah, ma anche le infrastrutture libanesi per indebolire la sua capacità di combattimento. Nel frattempo, Hezbollah ha accumulato un sostanzioso arsenale, stimato in circa 150mila missili e razzi, in grado di colpire ogni angolo di Israele.

Tale accumulo ha portato a una deterrenza reciproca, mantenendo relativamente calma la situazione al confine fino all’ottobre dello scorso anno. Tuttavia, le recenti tensioni potrebbero modificare questa stabilità precaria. Uzi Rabi, direttore del Centro Moshe Dayan per gli studi sul Medio Oriente e l’Africa dell’Università di Tel Aviv, ha avvertito che potremmo essere di fronte a un cambio di fase “un gradino sopra”, suggerendo inevitabilmente che il conflitto potrebbe evolversi in un’operazione di terra.

Il ruolo di un possibile intervento terrestre

La discussione su un possibile intervento terrestre da parte di Israele è centrale nel valutare la natura del conflitto. L’invio di soldati e truppe nel Libano meridionale potrebbe in effetti portare a una definizione più appropriata di guerra. Tuttavia, è importante notare che le incursioni di terra non si traducono automaticamente in una guerra, come dimostrato dalla situazione in Gaza e nelle operazioni israeliane nella Cisgiordania occupata, dove la presenza militare è routinaria senza essere ufficialmente classificata come guerra.

Le implicazioni di una simile incursione sono profonde. Un’azione del genere potrebbe essere vista dal Libano come un attacco diretto alla sua sovranità e una chiara dichiarazione di ostilità. Il governo libanese ha già accusato Israele di violazioni del suo spazio aereo e di occupazione di territori contestati lungo il confine. Questa situazione è ulteriormente complicata dal fatto che i due Paesi sono ufficialmente in stato di guerra dal 1948.

La precarietà della situazione nei territori coinvolti rappresenta un monito per le potenze globali che seguono da vicino questi sviluppi, mettendo in evidenza la vulnerabilità della stabilità regionale e l’impatto delle decisioni politiche e militari su una possibile escalation del conflitto.

Ultimo aggiornamento il 23 Settembre 2024 da Sofia Greco

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