Nel Lazio, il numero di beni confiscati alla criminalità organizzata continua a crescere, un fenomeno che rappresenta un importante passo verso la legalità e la riqualificazione sociale. Secondo il report “Raccontiamo il bene” dell’organizzazione Libera, ci sono oggi 69 realtà attive nella gestione di questi beni, un aumento rispetto alle 54 di un anno fa. Queste realtà operano in ben 17 comuni e giocano un ruolo cruciale nell’integrazione sociale e nello sviluppo di comunità più forti e coese.
Le realtà coinvolte nella gestione dei beni confiscati
I dati mostrano una composizione variegata delle organizzazioni coinvolte. Il 48% delle realtà sociali è rappresentato da associazioni di diversa tipologia, con un totale di 33 associazioni attive. Le cooperative sociali e le fondazioni ammontano a 8, seguite da 6 alleanze temporanee di imprese e 5 società e associazioni sportive. Queste comunità stanno trasformando beni confiscati, come appartamenti, ville, terreni ed edifici commerciali, da simboli di degrado in strumenti per il bene collettivo.
In totale, i soggetti gestori stanno curando 35 appartamenti e abitazioni, 17 ville e fabbricati, 10 terreni agricoli ed edificabili, 11 locali commerciali e 5 impianti sportivi. Questi beni non sono semplicemente proprietà immobiliari; rappresentano opportunità di crescita e sviluppo per le comunità locali, favorendo una maggiore inclusione sociale.
Il report “Raccontiamo il bene” e i dati ufficiali
Nella recente edizione del report di Libera, elaborato in collaborazione con l’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla Criminalità Organizzata, emergono dati significativi. Al 24 febbraio 2025, nel Lazio sono stati confiscati e destinati 862 beni immobili, mentre ben 2279 immobili restano in gestione e attendono una destinazione definitiva. Questo chiarisce che, nonostante i progressi, c’è ancora molto lavoro da fare per garantire che tutte le proprietà confiscate possano essere riutilizzate in modo efficace.
Per quanto riguarda le aziende confiscate, il report rivela che 236 sono state destinate a nuove forme di gestione, mentre 480 sono ancora in attesa di essere assegnate. Questi numeri sottolineano l’importanza della gestione efficiente e della riutilizzazione dei beni confiscati, per tutti i soggetti coinvolti.
Un modello di comunità e sviluppo
Tatiana Giannone, responsabile nazionale Beni Confiscati di Libera, evidenzia come queste realtà stiano trasformando beni confiscati, un tempo simbolo di dominazione criminale, in luoghi che raccontano storie di riscatto e legalità. Con 1132 realtà sociali attive in Italia, queste iniziative dimostrano un impegno collettivo senza precedenti nella lotta alla criminalità organizzata.
Il numero attuale di iniziative ha raggiunto livelli impensabili nel 1995. Ogni storia dietro questi numeri è testimonianza di come la società civile possa convergere per creare un cambiamento significativo. Le associazioni e le cooperative non solo restituiscono vita a beni abbandonati, ma contribuiscono anche a rinforzare i legami all’interno delle comunità. Questo impegno non è solo locale, ma rappresenta un modello di riferimento anche a livello europeo e internazionale, dimostrando come sia possibile trasformare il passato in un futuro di speranza e rinascita.