I dati sui prezzi delle materie prime alimentari mostrano un incremento significativo a novembre 2023, con un balzo dello 0,5% rispetto al mese precedente, raggiungendo il livello più alto dall’aprile di quest’anno. Questa tendenza è stata evidenziata nell’ultimo rapporto dell’indice della FAO, che indica una preoccupante escalation nei costi, in particolar modo per gli oli vegetali, i cui prezzi sono aumentati del 7,5% in un solo mese. Le cause di questo rialzo sono molteplici, tra cui la crescente domanda e fattori climatici che influenzano le produzioni a livello globale.
Analisi dell’aumento degli oli vegetali
Una delle principali forze trainanti di questo aumento generale dei prezzi è l’incremento vertiginoso dei costi degli oli vegetali. In particolare, l’olio di palma ha visto un incremento a causa delle preoccupazioni relative a una produzione inferiore alle aspettative, derivanti da condizioni meteorologiche sfavorevoli nel sud-est asiatico. Questo aumento non è isolato; anche altre varietà di oli, come l’olio di soia, di colza e di girasole, hanno mostrato segni di crescita negli ultimi mesi. Con una crescita del 32% rispetto all’anno precedente, gli oli vegetali si confermano essere un componente critico della spesa alimentare globale, ragion per cui l’attenzione del mercato è focalizzata su queste fluttuazioni.
Aumento dei prezzi nei prodotti lattiero-caseari
Un’altra categoria merceologica che ha registrato un aumento è quella dei prodotti lattiero-caseari, che ha visto un incremento medio del 0,6%. Particolare menzione va al burro, la cui domanda ha toccato picchi record, spinta da scorte limitate nell’Europa occidentale e una domanda sostenuta. Anche i formaggi hanno subito un incremento, attribuibile alle ridotte disponibilità per le esportazioni. Questo scenario mostra come la dinamica dei prezzi possa variare non solo a seconda delle materie prime ma anche del contesto economico regionale e delle abitudini dei consumatori.
Fluttuazioni nei prezzi dei cereali
Nonostante l’incremento visto negli oli e nei prodotti lattiero-caseari, il mercato cerealicolo ha registrato una diminuzione dei prezzi, con un calo del 2,7% rispetto a ottobre e dell’8% rispetto all’anno precedente. La diminuzione del prezzo del grano può essere ricondotta a una debole domanda di importazioni, unitamente a un’iniezione di maggiori forniture dai raccolti nell’emisfero australe. Anche il riso ha mostrato un calo del 4%, mentre il mais si è mantenuto stabile. La FAO prevede che la produzione globale di cereali per il 2023 chiuderà con un decremento dello 0,6%, raggiungendo comunque il secondo livello di produzione più elevato mai registrato, ovvero 2.841 milioni di tonnellate.
Prezzi in calo per zucchero e carne
Infine, anche le quotazioni dello zucchero e della carne hanno registrato un calo. In particolare, il prezzo dello zucchero ha subito un decremento del 2,4%, mentre la carne ha visto un abbassamento dello 0,8%. Questi cambiamenti riflettono le fluttuazioni nel mercato globale, dove diversi fattori come l’offerta e la domanda, senza dimenticare le politiche agricole e le restrizioni commerciali, possono influenzare significativamente i prezzi.
Con tutte queste informazioni, emerge chiaramente come il mercato alimentare globale sia soggetto a una vasta gamma di influenze, rendendo ogni mese un nuovo capitolo in termini di monitoraggio dei prezzi e delle tendenze alimentari globali.
Ultimo aggiornamento il 6 Dicembre 2024 da Elisabetta Cina