Aumento delle infezioni da vaiolo delle scimmie in RDC: virus muta e diventa trasmissibile sessualmente

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Aumento delle infezioni da vaiolo delle scimmie in RDC: virus muta e diventa trasmissibile sessualmente - Gaeta.it

Il virus del vaiolo delle scimmie, identificato per la prima volta nel 1970 su un soggetto in Africa centrale, continua a mutare, sollevando preoccupazioni per la sua crescente capacità di trasmettersi attraverso i rapporti sessuali. Questo cambiamento mette in allerta esperti e autorità sanitarie, visto l'aumento di infezioni in aree già colpite da conflitti.

Origine e diffusione dell'infezione

Le prime segnalazioni del virus

Il vaiolo delle scimmie, noto anche come mpox, è stato scoperto per la prima volta nel 1970 quando il vaiolo era in fase di eradicazione. Originario delle foreste pluviali dell'Africa centrale e occidentale, il virus inizialmente causava solo sporadici focolai. Solo recentemente, con la variante Clade I, è emerso un ceppo altamente contagioso che causa trasmissioni interumane, in particolare attraverso rapporti sessuali. Prima del 2023, quest'ultima variante era rimasta principalmente silenziosa, confinata a sporadici casi in Africa centrale.

La situazione attuale in Repubblica Democratica del Congo

In un contesto allarmante, a fine 2023 è stato identificato un cluster anomalo in una regione della Repubblica Democratica del Congo, dove i conflitti rendono difficile l'accesso a strutture sanitarie e di tracciamento. Sono state registrate circa 240 infezioni sospette e 108 confermate. Tuttavia, la mancanza di risorse e infrastrutture adeguate in questa regione fa sì che il numero reale di contagi possa essere notevolmente più elevato.

I dati suggeriscono che circa il 30% delle attuali infezioni siano avvenute attraverso rapporti sessuali, dimostrando come il virus si stia adattando a nuove modalità di trasmissione. Nicaise Ndembi, virologa presso i Centri Africani per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie, ha sottolineato l'urgenza della situazione, essendo la Repubblica Democratica del Congo circondata da nove nazioni a rischio di contagio.

Episodi precedenti e differenze nei ceppi

L'epidemia globale del 2022

Dal 2022, il mondo ha vissuto un'epidemia di vaiolo delle scimmie, colpendo paesi non endemici e rivelando la presenza del ceppo denominato Clade II, i cui focolai si sono registrati principalmente in Europa e negli Stati Uniti. Questo particolare ceppo ha avuto origine da varianti circolanti in Africa occidentale ed ha scatenato un'epidemia globale. Il ceppo Clade II ha mostrato un tasso di mortalità inferiore rispetto al Clade I, con meno del 2% dei contagiati deceduti.

Al contrario, il ceppo Clade I è particolarmente preoccupante per la sua letalità, con un tasso di mortalità che sfiora il 10%. La scoperta di questo ceppo ha spinto i ricercatori a intensificare gli studi su come il virus possa diffondersi ulteriormente, tenuto conto delle sue caratteristiche mutageniche.

Le regioni a rischio

Il virus è endemico in vari Stati dell'Africa tropicale, tra cui Benin, Camerun e Repubblica Democratica del Congo. Queste nazioni presentano strutture sanitarie degradate che complicano le operazioni di contenimento e monitoraggio del virus. La diffusione del vaiolo delle scimmie in queste aree è alimentata dalla scarsa sensibilizzazione e dalla limitata accessibilità a cure e trattamenti.

Modalità di trasmissione del virus

Trasmissione interumana

La principale modalità di trasmissione del vaiolo delle scimmie è attraverso un contatto fisico stretto, comportando attività sessuali. Secondo l'Istituto Superiore di Sanità, gli attuali focolai hanno mostrato un'alta incidenza di casi tra uomini che hanno rapporti sessuali con uomini . È vitale notare che ogni individuo in contatto ravvicinato con un soggetto infetto è a rischio, prescindendo dall’orientamento sessuale.

Oltre alla trasmissione per contatto diretto, ci sono indicazioni che suggeriscono ulteriori vie di contagio. Recentemente, si è scoperto che il DNA virale può persistere nello sperma di soggetti infetti per settimane, rendendo incertezze sulla possibilità di contagio attraverso lo sperma o il sangue.

Raccomandazioni preventive

Le agenzie sanitarie internazionali, come la UK Health Security Agency, raccomandano a chi si è recentemente ristabilito da un'infezione di continuare a usare il preservativo per un periodo di almeno otto settimane dopo il recupero. Questa precauzione è fondamentale per limitare la diffusione del virus, data la sua recente adattabilità alle vie di trasmissione sessuale.

Sintomi e opzioni terapeutiche

Sintomi dell'infezione

Le manifestazioni cliniche dell'infezione da mpox possono durare da due a quattro settimane, e il contagio avviene fino alla completa cicatrizzazione delle lesioni cutanee. I sintomi iniziali possono includere febbre, mal di testa, ingrossamento dei linfonodi e vescicole sulla pelle. La diagnosi differenziale può includere malattie come varicella, sifilide e scabbia, complicando l'assistenza sanitaria nei contesti a rischio.

Possibili cure e gestione dei sintomi

Attualmente, le opzioni terapeutiche per i pazienti infetti si concentrano sulla gestione dei sintomi. Antidolorifici e antipiretici possono alleviare le manifestazioni più gravi. Tuttavia, gruppi vulnerabili come bambini e donne in gravidanza affrontano un rischio più elevato di complicazioni.

A fronte di un caso sospetto di mpox, è cruciale compiere analisi di laboratorio per confermare l'infezione. La raccolta di campioni biologici dalle lesioni cutanee deve avvenire in modo sicuro per garantire la corretta diagnosi e prevenire ulteriori contagi.

Strategie vaccinali e risposta sanitaria

L'efficacia del vaccino

L'attuale vaccino contro il vaiolo umano ha dimostrato efficacia nel prevenire l'infezione anche da mpox. Tuttavia, dopo la cessazione della vaccinazione obbligatoria nel 1981, i programmi vaccinali sono stati ripristinati solo per categorie ad alto rischio a partire dal 2022, come personale medico e soggetti a contatto con infetti.

Raccomandazioni del Ministero della Salute

Il Ministero della Salute italiano ha fornito linee guida per individuare le categorie a rischio, quali uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini e personale sanitario. Si sta ancora valutando l'efficacia della vaccinazione contro il ceppo Clade I, ma i dati recenti appaiono promettenti per una potenziale protezione. La continua sorveglianza e le campagne informative sono essenziali, affinché la popolazione rimanga informata e protetta contro questa infezione emergente.

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