Azzolini sotto i riflettori: nuove prove rimandano al caso della Cascina Spiotta del 1975

Azzolini sotto i riflettori: nuove prove rimandano al caso della Cascina Spiotta del 1975

Il processo contro Lauro Azzolini si intensifica con nuove prove, tra cui impronte digitali, mentre il figlio di un carabiniere assassinato chiede ulteriori indagini sui tragici eventi del 1975 alla Cascina Spiotta.
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Azzolini sotto i riflettori: nuove prove rimandano al caso della Cascina Spiotta del 1975 - Gaeta.it

Nella cornice del tribunale di Alessandria, una nuova testimonianza ha rilanciato l’attenzione sul processo che vede coinvolto Lauro Azzolini e altri due ex brigatisti nel contesto dei tragici eventi che hanno avuto luogo alla Cascina Spiotta nel 1975. Il pubblico ministero Emilio Gatti ha presentato delle prove che potrebbero rivelarsi decisive per le sorti dell’accusa, segnando un ulteriore capitolo in una vicenda intrisa di storia e tensioni politiche.

L’accusa e la scoperta delle impronte digitali

L’intervento del pubblico ministero Gatti ha colpito l’aula, in particolare quando ha menzionato le impronte digitali rinvenute. “Noi abbiamo trovato le impronte digitali di Lauro Azzolini. E già quelle, a nostro avviso, sono una prova della sua colpevolezza,” ha affermato. Questa dichiarazione sottolinea la gravità delle accuse mosse nei confronti di Azzolini, rinfocolando l’interesse pubblico verso il processo. Il procuratore ha presentato il fatto che, su un documento redatto in forma anonima da un militante delle Brigate Rosse, siano state trovate ben diciotto impronte; di queste, undici sono riconducibili proprio ad Azzolini.

Il documento in questione, rinvenuto dai carabinieri nel gennaio del 1976 in un covo milanese, era stato considerato un importante tassello della ricostruzione dei fatti accaduti alla Cascina Spiotta. La relazione anonima descriveva le varie fasi della vicenda con dettagli che suggerivano una conoscenza diretta degli eventi, suscitando interrogativi e alimentando l’interesse delle autorità. Le impronte digitali, conservate e analizzate, sembrano confermare la presenza di Azzolini in un contesto cruciale per comprendere le dinamiche della violenza politica di quell’epoca.

Il ruolo del figlio del carabiniere e la richiesta di analisi

La figura di Bruno D’Alfonso, figlio del carabiniere assassinato durante i fatti della Cascina Spiotta, emerge come un elemento chiave nel rinnovato interesse per la vicenda. Nel 2021, D’Alfonso ha presentato un esposto alla Direzione Distrettuale Antimafia di Torino, sollecitando di esaminare la relazione nella sua versione originale, potenzialmente in grado di rivelare nuovi dettagli. Le indagini iniziali si erano limitate all’acquisizione di una copia del documento, lasciando aperte molte questioni. D’Alfonso ha sviluppato questa iniziativa anche collaborando alla realizzazione del libro “L’invisibile”, firmato dai giornalisti Simona Folegnani e Bernardo Lupacchini, un’opera profondamente radicata nei fatti storici di Cascina Spiotta.

La determinazione di Bruno D’Alfonso di portare alla luce la verità è esemplificativa di quanto gli eventi di quel tragico giorno continuino a influenzare le vite di chi è stato coinvolto. A fronte della sua iniziativa, i pubblici ministeri hanno riaperto gli archivi, trovando l’incartamento che è stato successivamente analizzato dal Ris. L’esame forense ha quindi rivelato impronte che inchioderebbero Azzolini alla scena del crimine.

Dettagli sul documento e le sue implicazioni

Il documento anonimo, redatto con una macchina per scrivere, include anche disegni a mano, una caratteristica che potrebbe rivelare ulteriori indizi sul suo autore. Le tracce di una parte della mano dell’estensore sarebbero rimaste sui fogli, suggerendo un’associazione concreta tra il documento e le persone coinvolte nei fatti violenti. Questo elemento potrebbe giocare un ruolo fondamentale nel determinare l’identità dell’autore e, di conseguenza, nella ricostruzione della verità storica del caso.

Oltre alle impronte trovate, l’analisi delle scritture e dei disegni potrebbe fornire ulteriori spunti per comprendere il contesto in cui operavano le Brigate Rosse. La relazione, descrivendo in modo dettagliato le azioni condotte, sembra suggerire che l’autore avesse un coinvolgimento diretto o indiretto nelle dinamiche della violenza di quel periodo, rendendo la già complessa situazione ancora più intricata.

In una fase di riemersione della memoria storica e di lotta per la giustizia, il processo contro Lauro Azzolini è destinato a continuare a essere sotto i riflettori. Le nuove prove, insieme alle testimonianze e agli sforzi di chi vuole far luce su quanto accaduto alla Cascina Spiotta, segnano un percorso che potrebbe finalmente portare a risposte attese da decenni.

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