Il fenomeno delle baby gang, che ha preso piede in diverse aree del paese, coinvolge sia giovani italiani che stranieri. Mons. Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes, ha sottolineato l’importanza di affrontare la vera emergenza: il problema educativo, evidenziando come l’abbandono scolastico in Italia sia significativamente più elevato rispetto alla media europea. Queste osservazioni seguono le dichiarazioni del vicepremier Matteo Salvini, che definisce le baby gang come una questione di emergenza nazionale.
Emergenza educativa e abbandono scolastico
Mons. Perego ha messo in luce l’importanza di un approccio educativo attivo per contrastare il fenomeno delle baby gang. Il tasso di abbandono scolastico tra i giovani italiani è particolarmente allarmante, indicando una lacuna nel sistema educativo. Diversi studi hanno dimostrato come un elevato tasso di abbandono sia spesso correlato a problemi di integrazione sociale, difficoltà economiche e scarsità di opportunità.
Affrontare queste problematiche richiede un impegno congiunto da parte delle istituzioni, degli educatori e delle famiglie. Gli esperti suggeriscono che offrire supporto psicosociale e programmi di tutoring possa ridurre il rischio di esclusione scolastica. Creare spazi di ascolto e di dialogo per i giovani permette di prevenire comportamenti devianti e di promuovere una cultura di inclusione. La comunità è chiamata a mobilitarsi per garantire che ogni giovane riceva l’opportunità di un futuro dignitoso attraverso l’istruzione.
Critica al sistema di sicurezza e integrazione
Mons. Perego critica l’attuale approccio incentrato sulla sicurezza, evidenziando che non è sufficiente investire nelle forze dell’ordine per risolvere il problema delle baby gang. Secondo il presidente della Fondazione Migrantes, è fondamentale riconsiderare gli investimenti attuati fino ad ora, spostando l’attenzione da un sistema poliziesco a processi integrativi reali.
Le politiche di sicurezza devono essere accompagnate da iniziative per l’integrazione, che vadano al di là di misure repressive. In un contesto di crescita della diversità culturale, è essenziale sviluppare programmi che favoriscano l’inclusione dei ragazzi migranti e delle loro famiglie. Creare reti di supporto nelle scuole e nei quartieri potrebbe favorire un clima di accettazione e collaborazione.
Il rischio di esclusione sociale è una delle principali cause di conflitto tra i giovani, ed è cruciale promuovere attività che incoraggino l’incontro tra diverse culture. La cultura della cittadinanza deve essere parte integrante del processo educativo, e insegnare ai giovani il valore della comunità e dell’appartenenza è un passo fondamentale verso la prevenzione di comportamenti antisociali.
Cambiare la narrazione: un passo necessario
Mons. Perego ha anche sollevato l’argomento della narrazione legata al fenomeno delle baby gang, sostenendo che è necessario un cambiamento nella percezione collettiva di questo problema. Una rappresentazione negativa e stereotipata dei giovani, specialmente di quelli migranti, contribuisce ad alimentare un clima di paura e diffidenza. Cambiare questa narrazione è fondamentale per costruire una società più coesa e solidale.
Il linguaggio utilizzato dai media e dai politici può influenzare notevolmente l’opinione pubblica. La responsabilità della comunità si estende a tutti, e ciascuno può contribuire a diffondere messaggi positivi attraverso iniziative di solidarietà e integrazione. È fondamentale costruire spazi di confronto e di dialogo, dove i giovani possano esprimere le loro esperienze e trovare un senso di appartenenza. Solo così sarà possibile affrontare il fenomeno delle baby gang in modo efficace, tramutando una percezione di crisi in un’opportunità di crescita e sviluppo per tutta la società.
Ultimo aggiornamento il 27 Novembre 2024 da Laura Rossi