Le recenti proposte di introduzione di una tassa sul turismo a Bali stanno sollevando un dibattito cruciale sull’equilibrio tra l’attrazione di turisti e la preservazione dell’ambiente e delle tradizioni locali. Questa iniziativa mira a contrastare gli effetti negativi dell’overtourism, che ha caratterizzato l’isola negli ultimi anni, portando a problemi sociali e ambientali significativi.
Il contesto dell’overtourism a Bali
Bali, nota come “l’isola degli dei”, è una delle mete turistiche più ambite a livello globale, grazie alle sue bellezze naturali, alla cultura vibrante e alle offerte gastronomiche. Tuttavia, con oltre il 60% dell’economia che si fonda sul turismo nel 2019, l’afflusso costante di visitatori ha avuto un lato oscuro. Gli abitanti locali si trovano a gestire problemi come congestione stradale, sviluppo edilizio incontrollato e comportamenti irrispettosi di alcuni turisti.
Recentemente, episodi eclatanti hanno creato tensioni tra i residenti e i visitatori. Un caso clamoroso è stato l’espulsione di un influencer russo dopo aver posato nudo vicino a un albero sacro, che ha attirato l’attenzione su un problema più ampio di rispetto delle tradizioni locali. Questi eventi hanno spinto le autorità a cercare soluzioni per affrontare non solo l’impatto economico, ma anche quello culturale e sociale del turismo.
La proposta della tassa turistica giornaliera
La proposta di una tassa turistica giornaliera di 100 dollari simile a quella adottata in Bhutan è al centro di un progetto che punta a “selezionare” i turisti e a regolamentare l’afflusso di visitatori. Wayan Puspa Negara, esponente politico e attivista per il turismo sostenibile, ha espresso l’idea che Bali possa seguire l’esempio del Bhutan, limitando il numero di turisti e garantendo una spesa adeguata per la fruizione dei servizi dell’isola.
La tassa, se implementata, sarebbe indirizzata a chi dispone di un budget maggiore, mirando a una sostenibilità economica e al rispetto delle culture locali. Le misure attuate fino ad ora, come il divieto potenziale di noleggio motociclette ai turisti e le campagne pubblicitarie per promuovere comportamenti rispettosi, mostrano l’impegno delle autorità nel cambiare l’approccio al turismo.
Altre città e la discussione sulle tasse sul turismo
Le tasse sul turismo non sono una novità e si stanno diffondendo in molte città del mondo come risposta all’overtourism. Edimburgo, ad esempio, ha recentemente introdotto una tassa per sostenere infrastrutture e iniziative culturali. In Italia, diverse città, tra cui Venezia, stanno ponderando aumenti delle tasse giornaliere per tutelare il patrimonio culturale e migliorare l’esperienza dei visitatori.
Nonostante queste misure, le reazioni di alcune città, come Barcellona, mostrano come le tasse non sempre portano ai risultati sperati. A Barcellona, i residenti hanno manifestato contro il turismo di massa e gli affitti turistici, evidenziando come le tasse non abbiano alleviato il malcontento locale e nemmeno i problemi legati a un turismo eccessivo.
Il futuro delle tasse sul turismo a Bali e nel sud-est asiatico
Situata nel cuore del sud-est asiatico, Bali non è l’unica a considerare la possibilità di tasse sul turismo. La Thailandia, che accoglie milioni di turisti ogni anno, ha annunciato di voler ripristinare una tassa di 300 baht sul turismo, col fine di sostenere i servizi locali. Sebbene la modalità di riscossione sia ancora in fase di definizione, c’è attenzione a garantire un processo semplice e diretto per i viaggiatori.
Con sempre più destinazioni che si trovano a riflettere sull’impatto del turismo, la proposta di Bali si colloca all’interno di una discussione globale su come promuovere una forma di turismo che preservi il patrimonio culturale e ambientale. Gli effetti di tali aumenti di tasse rimangono da vedere: ci si interroga se dissuaderanno i visitatori dalle spiagge balinesi o se porteranno semplicemente a un cambiamento nelle abitudini di viaggio.