Bali è da tempo una meta ambita per chi cerca tranquillità e rigenerazione, ma la realtà dell’isola può sorprendere molti visitatori. Conosciuta come oasi di pace, Bali non è immune a dinamiche di turismo di massa e a regole inaspettate. Un aspetto spesso trascurato riguarda i divieti che regolano la vita e il comportamento dei turisti, alcuni dei quali risultano particolarmente singolari. Attraverso questo articolo, esploreremo le nuove normative balinesi che scaturiscono dall’esigenza di proteggere la cultura locale e la sostenibilità ambientale.
Bali, una destinazione diventata popolare
Il fascino di Bali come meta esotica e spirituale ha avuto un’impennata grazie ai social network e ai film, con “Mangia, prega, ama” che ha contribuito ad alimentare il mito dell’isola. Le immagini che circolano su piattaforme come TikTok e Instagram continuano a rappresentare Bali come il luogo ideale per rilassarsi e ritrovare se stessi. Tuttavia, con l’aumento dei visitatori, anche i problemi legati all’overtourism sono aumentati, influenzando la qualità della vita dei residenti e l’esperienza dei turisti stessi. Oggi, oltre al buon cibo e alle scogliere spettacolari, chi visita Bali deve prestare attenzione a regole e divieti che potrebbero non essere immediatamente ovvi.
Il controverso divieto d’ingresso ai templi
Una delle norme più dibattute riguarda il divieto di accesso ai templi per le donne durante il ciclo mestruale. La giustificazione risiede nelle credenze induiste, che considerano il sangue mestruale impuro e capace di “contaminare” i luoghi di culto. Questa regola, voluta dal governatore Wayan Koster, si presenta come un tentativo di mantenere il rispetto per la cultura e la spiritualità locali. Tuttavia, le modalità di applicazione di tale divieto sollevano interrogativi: come verrà monitorata? Saranno previsti controlli specifici o una sorta di autocertificazione da parte delle donne?
La situazione si fa ancora più complessa se si considerano le leggende locali che circondano le mestruazioni, che possono rafforzare l’idea di fragilità e potenziali disastri naturali associati alle donne in quel periodo. Questi elementi, che potrebbero apparire anacronistici, rendono la questione particolarmente delicata e suscettibile a malintesi e contestazioni.
Nuove regole al fine di un turismo responsabile
Oltre al divieto legato al ciclo mestruale, Bali ha implementato ulteriori misure con l’obiettivo di educare i turisti e preservare il patrimonio culturale. Una delle principali normative concerne l’abbigliamento nei luoghi sacri, che ora richiede di indossare abbigliamento tradizionale balinese, pena il divieto di ingresso. Accanto a questo c’è anche un’imposizione contro l’uso della plastica monouso e comportamenti considerate irrispettosi, come bestemmie e sporcizia nei templi, con multe severe per chi non rispetta queste regole.
È stata istituita una task force ad hoc per vigilare sul rispetto delle norme, in grado di sanzionare i trasgressori. Inoltre, dal 2024 è prevista una tassa turistica di circa 9 euro per persona, destinata al finanziamento di iniziative ambientali e per il miglioramento della vivibilità sul territorio. Queste misure riflettono una reazione ai comportamenti sconsiderati di alcuni turisti, che hanno causato frustrazione tra gli abitanti locali. La tensione tra l’accoglienza del turismo e il desiderio di proteggere la cultura balinese è palpabile, rendendo la situazione sempre più complessa.
Anche se molti condividono l’importanza di un turismo rispettoso e sostenibile, non mancano le polemiche attorno a divieti che possono apparire eccessivi o surreali. L’insicurezza che questi provvedimenti possono generare, unita alla crescente pressione turistica, richiede un riesame della situazione, per trovare un punto di equilibrio che soddisfi sia le esigenze dei visitatori che quelle dei residenti. Con l’aumento della consapevolezza globale riguardo alla sostenibilità turistica, Bali si trova a un bivio decisivo.