Secondo Anastasia Kuzmina, molte delle critiche rivolte ad Alessia sono legate a una scarsa comprensione del latinoamericano come disciplina. I passi, spiega la ballerina, non sono infiniti. Anzi, seguono schemi rigidi, soprattutto nel solo, ovvero quando l’esibizione non prevede un partner. “Il numero di passi che si possono usare in un solo è molto più ristretto rispetto a quando si balla in coppia,” ha chiarito Kuzmina nel suo intervento.
Questo aspetto cambia radicalmente la percezione del pubblico. Quando Alessia si esibisce con partner esperti come Mattia Zenzola o Umberto Gaudino, può sfruttare appoggi e movimenti condivisi per creare variazioni che rendono la coreografia più dinamica. Ma se si ritrova da sola in scena, le sue possibilità espressive vengono in parte ridotte, proprio a causa delle regole del genere. Non si tratta quindi di mancanza di creatività, ma di limiti strutturali precisi.
L’obiettivo del latinoamericano, ribadisce Kuzmina, non è l’esibizione acrobatica ma la qualità del movimento e la musicalità. E in un contesto televisivo dove altri stili offrono colpi di scena più spettacolari, il rischio è che il latino venga percepito come statico, anche se in realtà non lo è.
I vincoli tecnici che pesano sulla resa scenica
Uno degli aspetti più rilevanti segnalati da Kuzmina riguarda le regole fisiche imposte dalla disciplina. “Nel latinoamericano è vietato staccare i piedi dal pavimento per più di tre secondi,” ha dichiarato. Una norma poco conosciuta al grande pubblico, ma fondamentale nel giudicare la performance di un ballerino. Questo limite esclude a priori l’inserimento di salti, prese o figure aeree, molto presenti in altri stili come il contemporaneo o il moderno.
Kuzmina ha evidenziato che proprio l’assenza di questi elementi “spettacolari” contribuisce alla percezione di monotonia nelle coreografie. Ma, come spiegato, non si tratta di scelte creative deboli, bensì di paletti tecnici che definiscono il genere. Se un ballerino li infrange, rischia la squalifica o la penalizzazione.

Alessia, in questo contesto, sta facendo il massimo. Ha dimostrato costanza, ha lavorato sui dettagli, ha curato la postura, il ritmo, l’interpretazione. Ma tutto ciò può passare inosservato se chi osserva non è consapevole del quadro tecnico in cui l’artista si muove.
L’intervento di Kuzmina si inserisce in un momento in cui, sui social, molti utenti hanno espresso critiche feroci nei confronti di Alessia. L’assenza di elementi “nuovi” viene spesso interpretata come pigrizia, quando invece dietro c’è rigore.
Tra difesa e fragilità: l’umanità di Kuzmina
Nel suo video, Kuzmina ha scelto di non limitarsi a una difesa tecnica. Ha voluto parlare anche del percorso personale di Alessia e del valore della dedizione in un ambiente come quello di Amici. “Sta facendo un percorso bellissimo, ce la sta mettendo tutta,” ha detto, mostrando un sincero coinvolgimento anche emotivo.
Non si è trattato di un semplice intervento di parte. Kuzmina ha parlato da professionista, ma anche da persona. Ha approfittato dell’occasione per aggiornare i fan sulle sue condizioni di salute, dopo aver affrontato un’infezione agli occhi che l’ha costretta a fermarsi per un periodo. “Sto lentamente riprendendo la vista, ma ancora tutto molto sbiadito e sfuocato,” ha raccontato.
Queste parole, pronunciate mentre difendeva una giovane collega, hanno reso il suo intervento ancora più autentico. Kuzmina ha mostrato che anche chi ha anni di carriera alle spalle può attraversare momenti fragili, senza rinunciare al sostegno verso gli altri.
La sua dichiarazione è stata accolta con calore sui social. Molti fan hanno lodato il suo tono lucido, la capacità di spiegare senza aggredire, e l’umanità che ha portato nel dibattito. In un ambiente competitivo come quello di Amici, dove l’esposizione mediatica può diventare una fonte di stress, il messaggio di sostegno consapevole lanciato da Kuzmina rappresenta un gesto significativo.
Il confronto sulle esibizioni di Alessia ha così offerto uno spunto più ampio: cosa chiediamo davvero ai ballerini in televisione? E quanto siamo disposti a informaci prima di giudicare? L’episodio riporta l’attenzione su un punto spesso trascurato: l’arte, anche quella più tecnica, ha bisogno di contesto per essere compresa davvero.