Beirut sotto assedio: la testimonianza di padre Jihad Kraiem tra paura e solidarietà

La crisi a Beirut costringe molte famiglie a cercare rifugio nei quartieri cristiani, mentre il monastero dei francescani accoglie sfollati in un contesto di crescente paura e scarsità di beni essenziali.
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Beirut sotto assedio: la testimonianza di padre Jihad Kraiem tra paura e solidarietà - Gaeta.it

La crisi che attanaglia Beirut ha spinto diverse famiglie a rifugiarsi in zone considerate più sicure, in particolare nei quartieri a maggioranza cristiana. Padre Jihad Kraiem, guardiano dei francescani di Beirut, ha offerto una testimonianza toccante della situazione attuale. Le notizie di attacchi aerei israeliani contro Hezbollah hanno scosso il paese, generando un clima di incertezza e timore tra la popolazione. In questo contesto, la solidarietà e l’accoglienza si stanno facendo strada in mezzo al caos.

La situazione attuale a Beirut: tensioni e bombardamenti

Beirut, una città attualmente in preda al panico, vive giorni di intensi bombardamenti. La voce di padre Jihad Kraiem descrive il dramma che molte famiglie stanno vivendo nella capitale libanese. Secondo quanto riferito, gli attacchi aerei avvenuti negli ultimi giorni hanno provocato la morte di oltre 550 persone, inclusi cinquanta bambini, evidenziando l’escalation della violenza. La paura è palpabile tra la popolazione, in particolare tra coloro che vivono nelle zone più vicine ai bombardamenti. Padre Jihad sottolinea come molti cittadini stiano fuggendo dalle aree sciite verso quelle cristiane, in cerca di sicurezza e protezione. Tuttavia, la situazione rimane incerta; sebbene le bombe non siano ancora cadute nelle aree cristiane, la tensione rende tutti nervosi e inquieti. Le famiglie vivono con un’ansia costante, consapevoli che il contesto potrebbe mutare da un momento all’altro.

Accoglienza e necessità nel monastero dei francescani

Il monastero dei francescani situato nel quartiere di Gemmayzeh si è trasformato in un rifugio per molti sfollati. Padre Jihad Kraiem rende noto che la struttura sta ospitando numerosi profughi, tra i quali donne, bambini e uomini, tutti in fuga da una realtà che fa paura. L’accoglienza è al centro dell’operato francescano in questo periodo critico. Tuttavia, le risorse sono limitate. Come spiegato da padre Jihad, il monastero si trova a fronteggiare un’emergenza umanitaria. Molti dei beni disponibili, come cibo e coperte, sono stati già distribuiti per far fronte immediato alle esigenze dei profughi. La mancanza di materiali essenziali è una preoccupazione costante, soprattutto con l’avvicinarsi dell’inverno. La richiesta di coperte e prodotti alimentari, come latte per i bambini, sta diventando ogni giorno più urgente.

La difficile ricerca di beni essenziali

La situazione economica a Beirut ha reso difficile l’approvvigionamento di beni di prima necessità in questi momenti turbolenti. Padre Jihad mette in evidenza le difficoltà che le persone incontrano nel trovare cibo e altre risorse essenziali. I cittadini si affrettano a fare scorte e i supermercati sono presi d’assalto, complicando ulteriormente la possibilità di reperire ciò di cui si ha bisogno. Il convento franciscano, pur rappresentando un rifugio sicuro per molti, affronta a sua volta sfide logistiche nel tentativo di soddisfare le necessità basilari delle famiglie accolte. Padre Jihad ha avviato contatti con altri centri per raccogliere informazioni su di quali generi abbiano necessità e pianificare in modo coordinato l’aiuto a chi ne ha bisogno. La paura per il futuro resta palpabile, poiché la situazione può evolversi rapidamente. La vita a Beirut, adesso, è segnata da un costante senso di precarietà e da un bisogno sempre crescente di solidarietà e sostegno.

Ultimo aggiornamento il 24 Settembre 2024 da Armando Proietti

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