Beniamino Zuncheddu, un ex pastore sardo che ha trascorso quasi 33 anni in carcere per un crimine che non ha commesso, ha fatto ritorno a Rebibbia, all’interno di un congresso del Partito Radicale. Questa volta, però, è entrato da uomo libero, accompagnato da sostenitori e attivisti che lo hanno aiutato nella sua battaglia per la giustizia. Il suo caso ha riacceso l’attenzione su temi delicati come il risarcimento per le vittime di errori giudiziari e la necessità di una normativa più efficace.
Un ritorno simbolico al carcere di Rebibbia
La presenza di Zuncheddu al congresso del Partito Radicale, tenutosi nel teatro all’interno del carcere di Rebibbia, ha avuto un significato speciale. Affiancato da Irene Testa, tesoriera del partito e Garante dei detenuti della Sardegna, Zuncheddu ha ricevuto un caloroso sostegno da chi ha lottato per la sua assoluzione. Al suo fianco erano presenti anche altre figure significative, tra cui il suo avvocato e due uomini che, come lui, hanno vissuto il dramma della detenzione ingiusta.
Non solo un evento politico, ma un vero e proprio momento di riflessione sulle storture del sistema giudiziario italiano. Zuncheddu ha espresso il desiderio di vedere finalmente completata la procedura che lo porterebbe a ricevere un risarcimento per le sofferenze subite. La sua storia è stata raccontata anche in un podcast di “Il Sole 24 Ore”, che ha messo in luce le numerose problematiche legate alle ingiuste detenzioni.
La battaglia per un giusto risarcimento
Durante il congresso, Zuncheddu ha sottolineato l’importanza di un risarcimento giusto e tempestivo per chi ha vissuto anni da innocente in carcere. Nello specifico, ha fatto riferimento a un disegno di legge di iniziativa popolare denominato “Zuncheddu e altri”, che prevede l’assegnazione di un indennizzo doppio rispetto alla pensione sociale per il periodo che intercorre tra l’assoluzione e l’effettivo risarcimento.
Zuncheddu ha descritto la durezza della vita dopo tanti anni di carcere, evidenziando che, all’uscita, molti non hanno neppure un posto dove andare. La proposta di legge che sostiene mira a garantire un supporto economico immediato a chi è stato ingiustamente detenuto. “Una piccola pensioncina è indispensabile per poter cominciare a riorganizzarsi”, ha affermato, portando alla luce le difficoltà quotidiane che affrontano queste persone al momento del reinserimento nella società.
Il supporto della politica e appelli alla solidarietà
Al congresso ha preso parola anche Antonio Tajani, attuale vicepremier e ministro degli Affari esteri, il quale ha espresso pieno sostegno per la proposta di risarcimento avanzata dal Partito Radicale. Tajani ha riconosciuto l’urgenza di un cambiamento che consenta un’anticipazione dei risarcimenti per chi ha subito ingiustizie, esprimendo il convincimento che coloro che hanno vissuto esperienze simili debbano essere supportati nel difficile percorso di reinserimento.
In particolare, il vicepremier ha messo in evidenza come l’attesa prolungata per i risarcimenti possa impoverire ulteriormente chi ha già subito ingiustizie. Queste dichiarazioni hanno trovato un terreno fertile nell’ambito del congresso, dove si è discusso di come la riforma della giustizia debba passare anche per la tutela di chi è stato innocente nel corso di un’intera vita. Tajani ha ribadito l’importanza di un intervento legislativo che possa snellire i processi burocratici e garantire supporto economico immediato a chi ha bisogno di aiuto.
La mobilitazione per la legge “Zuncheddu e altri”, illustrata durante il congresso, è un appello diretto a tutte le for…
Ultimo aggiornamento il 24 Gennaio 2025 da Donatella Ercolano