Berlinale, il documentario "canone effimero" esplora la cultura popolare alternativa in Italia

Berlinale, il documentario “canone effimero” esplora la cultura popolare alternativa in Italia

“Canone effimero” dei De Serio esplora la resistenza della cultura popolare italiana, evidenziando tradizioni e pratiche musicali in pericolo di estinzione, in un contrasto tra modernità e autenticità.
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Berlinale, il documentario "canone effimero" esplora la cultura popolare alternativa in Italia - Gaeta.it

Nel corso della Berlinale, uno dei festival cinematografici più importanti al mondo, non è passato inosservato il documentario “Canone effimero” dei gemelli Gianluca e Massimiliano De Serio. Questo film si distingue per il suo profondo legame con la cultura popolare italiana, presentando storie di resistenza alle tendenze della cultura di massa. Mentre in Italia ci si interroga sul valore di certi simboli culturali, il film offre uno sguardo inedito su un patrimonio che sta rischiando di scomparire nel nulla, in una lotta per l’identità e la tradizione.

Un viaggio tra culture alternative

Il documentario dei De Serio si presenta come un vero e proprio viaggio attraverso le diverse regioni italiane. Lavorando con un formato visivo scarno e diretto, i due registi ci conducono alla scoperta di una cultura popolare che sopravvive alle pressioni della modernità. Attraverso la visione di canti polivocali, tradizioni orali e pratiche musicali antiche, “Canone effimero” esamina come alcune comunità stiano resistendo alla massificazione culturale.

I registi torinesi hanno affermato che il film racconta delle “resistenze” a questa cultura omologata e di come alcuni giovani abbiano scelto di tornare alle proprie radici, apprendendo dai loro anziani canti e pratiche che rischiano di andare perdute. Questi ragazzi, cercando legami con la loro storia, esprimono un desiderio di rivendicazione della propria identità. La differenza tra questi giovani e le manifestazioni culturali commerciali, come il festival di Sanremo, è netta: mentre quest’ultimo rappresenta una forma di cultura reazionaria e imposta, il viaggio nel passato da parte di questi ragazzi diventa un atto di ribellione e autenticità.

Un’Italia inaspettata tra artigiani e tradizioni

Nelle immagini del film, gli spettatori possono scoprire un’Italia da molti dimenticata. L’attenzione dei De Serio si concentra su artigiani che continuano a realizzare strumenti musicali ispirati al Rinascimento e al Medioevo. Tra le mete più significative, spicca la liuteria di Giuseppe Antonio Severini, situata ai piedi dell’Etna, a Randazzo. Qui, Severini si dedica con passione alla ricostruzione di strumenti musicali medievali siciliani, riprendendo antiche tecniche artigianali.

Il racconto prosegue verso Ceriana, un piccolo comune nell’entroterra ligure, dove emerge la vitalità di canti che fanno parte del folklore musicale italiano. I lavori di Alan Lomax e Diego Carpitella, pionieri della ricerca etnomusicale, compaiono come riferimenti nella ricerca dei De Serio. La loro capacità di immortalare attraverso il suono le tradizioni orali ha fornito un’importante documentazione della cultura popolare che “Canone effimero” desidera preservare.

Un film che segna un contrasto tra modernità e tradizione

Canone effimero” funge da catalizzatore per una riflessione sul valore delle tradizioni in un’epoca in cui la cultura è sempre più standardizzata. La scelta dei registi di utilizzare un formato visivo spartano, con riprese in 1:1, enfatizza il messaggio del film, rendendo il pubblico partecipe dell’immersione nella cultura popolare. La rappresentazione di riti, canti e mestieri tradizionali assume una dimensione quasi magica, permettendo a chi guarda di riconnettersi a radici storiche spesso dimenticate.

Nell’attuale panorama culturale italiano, dove l’influenza della cultura di massa sembra predominante, il lavoro dei De Serio invita a riflettere su come preservare queste forme d’arte e tradizione che nell’immaginario collettivo possono apparire come eventi marginali. Come un ponte tra passato e presente, il film auspica una rinnovata consapevolezza verso un patrimonio rozzo ma autentico, capace di resistere e di essere rivalutato da nuove generazioni.

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