Questa mattina, nel carcere di San Vittore a Milano, si è svolto un importante capitolo nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’arresto di sedici ultrà legati alle curve di AC Milan e FC Internazionale. In segno di difesa, tutti gli interrogati hanno scelto di non rispondere alle domande formulate dal giudice per le indagini preliminari, Domenico Santoro, e dai pubblici ministeri. Il blitz, orchestrato dalla Direzione Distrettuale Antimafia in collaborazione con Polizia e Guardia di Finanza, ha coinvolto numerosi membri delle famigerate curve, ora accusati di far parte di associazioni a delinquere collegate a pratiche violente e illecite.
L’inchiesta e il blitz della dda
L’operazione condotta dalla DDA milanese ha portato a un’ampia serie di arresti all’interno delle due curve storiche delle squadre milanesi. Questo intervento giunge dopo un lungo periodo di indagini e raccolta di prove che ha messo in luce comportamenti illeciti legati tanto agli eventi sportivi quanto ad atti di violenza. Gli ultrà sono spesso coinvolti in episodi di violenza che trascendono il semplice contesto sportivo, includendo traffico di stupefacenti e pratiche di estorsione. La DDA ha messo a punto una strategia volta a smantellare queste associazioni che non solo disturbano la tranquillità degli eventi sportivi, ma minacciano anche la sicurezza dei cittadini milanesi. Il blitz ha scaturito una serie di conflitti tra tifoserie e una crescente tensione, suscitando anche preoccupazioni tra i vertici delle squadre, i quali hanno condannato tali comportamenti.
I protagonisti e le loro dichiarazioni
Tra i nomi più noti che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, spicca Francesco Lucci, uno dei leader della curva Sud dell’AC Milan, il quale, coadiuvato dal suo legale Jacopo Cappetta, ha scelto di mantenere il silenzio. La strategia di Lucci è probabilmente studiata per tutelare la sua posizione e quella degli associati, tenendo in considerazione l’impatto legale delle sue dichiarazioni. Altri membri della curva, tra cui Riccardo Bonissi e Luciano Romano, hanno preso la stessa decisione, tutti consci delle ripercussioni che la loro testimonianza potrebbe avere. Per quanto riguarda l’FC Internazionale, Andrea Beretta, ex capo della curva Nord, ha anch’esso optato per il silenzio, nonostante il suo passato turbolento legato a crimini gravi, compreso un omicidio di cui è accusato.
La prosecuzione degli interrogatori
Il programma di interrogatori non si esaurisce oggi, ma proseguirà nel corso del pomeriggio e durante la giornata di domani. Nonostante le attese frequentazioni di avvocati per chiarire le posizioni legali dei loro assistiti, la linea difensiva espressa dagli ultrà rimane ferma: non parlare davanti al giudice. Questa strategia potrebbe influenzare in modo significativo il proseguimento dell’inchiesta e le eventuali sanzioni che potrebbero essere adottate nei confronti degli arrestati. Il silenzio delle figure chiave potrebbe anche riflettere una gestione collettiva di impact e pressione, tensione che nei gruppi di ultrà è spesso comune. La direzione che prenderà il caso è incerta, ma le autorità continuano a esercitare pressioni per smantellare queste reti di violenza e illegalità, monitorando l’evoluzione della situazione.
La giornata, così complessa e ricca di eventi significativi, sottolinea un capitolo importante nella lotta contro le associazioni a delinquere all’interno delle curve calcistiche, un aspetto che potrebbe essere destinato a cambiare il volto delle tifoserie milanesi e la loro influenza sugli eventi sportivi.
Ultimo aggiornamento il 2 Ottobre 2024 da Donatella Ercolano