L’operazione Sahel, condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Crotone, ha portato a un’importante svolta nella lotta contro la criminalità organizzata in Calabria. Un blitz complesso ha portato all’emissione di misure cautelari per 31 persone, inclusi arresti in carcere e ai domiciliari. Al centro dell’attenzione l’ipotetico pentimento del boss Nicolino Grande Aracri, il quale ha suscitato reazioni sorprendenti tra i membri della cosca, evidenziando il dinamismo delle organizzazioni mafiose in risposta a eventi interni.
La reazione della moglie del boss Martino
Durante una conferenza stampa, Veneranda Verni, moglie del boss Vito Martino, ha espresso il suo pensiero in modo esplicito riguardo alla situazione del pentimento di Grande Aracri. La sua affermazione, “Se si pente il capo scriviamo un altro libro,” riassume l’impatto che questo tentativo di collaborazione con la giustizia potrebbe avere sulle dinamiche interne al clan.
Il procuratore facente funzioni delle Dda di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, ha spiegato che le indagini sono state avviate nel 2020, in seguito a un episodio di estorsione, e che da allora le forze dell’ordine hanno monitorato attivamente la cosca. Questo periodo ha visto un cambiamento significativo nella struttura criminale cutrese, evidenziato dalla reazione e dalla riorganizzazione della consorteria in risposta alla notizia del pentimento.
Dinamiche interne della cosca Martino
Secondo il comandante provinciale dei carabinieri di Crotone, Raffaele Giovinazzo, la cosca Martino si è rafforzata attorno alla figura di Vito Martino, attualmente in carcere. Questo storico membro del clan ha continuato a esercitare la sua influenza dall’interno del penitenziario, riuscendo a comunicare con i membri attivi del suo gruppo e a coordinare le azioni del clan. Veneranda Verni ha partecipato attivamente alle comunicazioni, svolgendo un ruolo determinante nel mantenere in vita l’organizzazione.
L’indagine ha messo in luce come le donne abbiano assunto un ruolo crescente all’interno della struttura mafiosa. Verni non solo trasmetteva le informazioni dal marito, ma si occupava di dirimere conflitti e impartire ordini, dimostrando una forza e un’influenza che vanno oltre il tradizionale contesto di supporto familiare.
Le nuove attività criminose della cosca
Con il riemergere della figura di Vito Martino al comando, la cosca ha ripreso le sue attività illecite. Le indagini hanno rivelato che l’organizzazione si è dedicata nuovamente a estorsioni, in particolare in settori economici chiave come l’edilizia e la produzione di olio. Inoltre, il traffico di stupefacenti è diventato un punto centrale della loro operatività, con la cosca che ha stabilito contatti con elementi di spicco del mercato criminale della comunità rom di Catanzaro.
Il comandante del reparto operativo, Angelo Maria Pisciotta, ha segnalato sette episodi estorsivi, di cui sei conclusi con successo grazie a minacce dirette e intimidazioni. È emerso chiaramente che le vittime stentano a denunciare, a causa della paura e della pressione esercitata dalla cosca, una situazione che rende difficile l’azione legale contro queste pratiche.
Il futuro della lotta contro la criminalità organizzata
L’operazione Sahel segna un importante passo avanti nella lotta della magistratura e delle forze dell’ordine contro la criminalità organizzata nella regione. La capacità di risposta delle cosche e la continua evoluzione delle loro strategie criminose pongono però sfide significative per le autorità. La mancanza di denunce da parte delle vittime sottolinea un problema strutturale che richiede interventi coordinati per garantire la sicurezza della popolazione e il contrasto delle attività mafiose, con l’obiettivo di restituire dignità e legalità alle comunità colpite.