Un’operazione delle forze dell’ordine ha portato alla luce un’organizzazione criminale impegnata nel favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, con 36 indagati coinvolti in un caso che ha suscitato l’attenzione della giustizia italiana. Le indagini, condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno, hanno rivelato un affare illecito che ha gestito oltre 2 mila domande di nullaosta al lavoro per cittadini extracomunitari, generando un giro d’affari illecito che si aggira attorno a diversi milioni di euro.
Dettagli dell’operazione
Nelle province di Salerno, Napoli e Caserta, una serie di blitz hanno visto coinvolti i Carabinieri per la Tutela del Lavoro e la Guardia di Finanza. L’operazione ha avuto origine da una minuziosa analisi delle pratiche presentate agli Sportelli Unici delle Prefetture, dove sono state rinvenute anomalie significative. Grazie all’accuratezza delle indagini, si è potuto delineare il funzionamento dell’associazione, che operava richiedendo false attestazioni per ottenere nullaosta lavorativi in cambio di ingenti somme di denaro.
L’associazione si avvaleva di aziende compiacenti, sia esistenti che create ad hoc, ma anche di professionisti e intermediari, sia pubblici che privati, per rendere possibili queste operazioni fraudolente. Questo sistema ha permesso a molti migranti di ottenere facilmente un titolo di soggiorno in Italia tramite richieste non veritiere, ingannando quindi le istituzioni competenti. A farne le spese, oltre ai cittadini stranieri in cerca di un futuro migliore, sono state anche le risorse pubbliche, compromettendo il sistema di immigrazione legale.
Figure chiave nell’inchiesta
Un elemento che ha ulteriormente acceso i riflettori su questa operazione è il coinvolgimento di Nicola Salvati, tesoriere del Partito Democratico per la Campania. Pur mantenendo il principio di presunzione di innocenza, il partito ha deciso di sospenderlo provvisoriamente dall’anagrafe. Il commissario del PD in Campania, Antonio Misiani, ha comunicato la decisione in una nota ufficiale, sottolineando la serietà delle accuse e l’importanza della trasparenza.
Il quadro emerso dalle indagini rivela che i migranti fungevano da intermediari per altri connazionali, che cercavano vie d’accesso al mercato del lavoro italiano. Tali soggetti potevano contare anche su datori di lavoro disposti a falsificare documenti per attestare i requisiti necessari per presentare le pratiche. Inoltre, sono stati identificati faccendieri specializzati nella creazione di documentazione falsa, così come alcuni referenti dei patronati, che nei giorni stabiliti avrebbero spedito le richieste via internet.
Il contesto politico e le reazioni
L’inchiesta si inserisce in un quadro più ampio di polemiche politiche, specialmente in relazione all’esposto presentato dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, presso la procura antimafia. La questione ha sollevato critiche e risposte da parte di esponenti politici dell’opposizione, i quali hanno minimizzato l’importanza dell’azione legale intrapresa, definendola come mera propaganda.
A fronte delle obiezioni, però, l’Onorevole Sara Kelany di Fratelli d’Italia ha sostenuto che l’azione della Meloni è stata giustificata e fondamentale per smascherare frodi nel sistema di click day, utilizzato per la gestione delle domande di nullaosta al lavoro. Un meccanismo di monitoraggio, già attivato dal governo in carica, si è quindi dimostrato efficace nel contrastare le irregolarità e le illegalità all’interno del sistema.
Il senatore Raoul Russo, membro della commissione Antimafia, ha evidenziato come la legalità dell’ingresso in Italia debba essere una priorità . La situazione attuale ha evidenziato la necessità di proseguire su questa strada, intensificando i controlli e le indagini contro chi opera al di fuori della legge.
Ultimo aggiornamento il 4 Febbraio 2025 da Sara Gatti