Nelle ultime ore, Monfalcone è stata al centro di un’importante operazione delle forze dell’ordine. I Carabinieri del ROS hanno arrestato un giovane di 27 anni, originario della Turchia, dopo aver accumulato prove schiaccianti nei suoi confronti. Questa azione è stata il risultato di un’accurata indagine condotta dalla Procura di Bologna, in collaborazione con la Procura nazionale antimafia e antiterrorismo. Le accuse a carico del giovane includono la partecipazione a un’associazione terroristica dedita alla propaganda pro “Al Qaeda” e per lo “Stato Islamico”.
Un’attività di proselitismo tra ristoranti e social
Il 27enne, noto con il soprannome di “Bro turco”, non si limitava a svolgere attività di proselitismo online; i suoi sforzi si estendevano anche ai locali che gestiva a Monfalcone. In particolare, il giovane era coinvolto nella gestione di due esercizi di kebab da asporto, dove si dedicava a influenzare i dipendenti e i clienti con discorsi a sfondo anti-occidentale. Le indagini hanno rivelato che il giovane enunciava frequentemente commenti e critiche volte a incitare all’odio contro l’Occidente, contribuendo a creare un ambiente tossico e di intolleranza.
Questo proselitismo, che si attuava anche attraverso incontri faccia a faccia, ha destato preoccupazione. Secondo quanto emerso, il giovane non si limitava a discutere di questi temi, ma intonava anche canti jihadisti, recando forte preoccupazione tra i residenti e attirando l’attenzione delle forze dell’ordine. Questa dinamica mette in luce come il proselitismo possa svilupparsi in contesti quotidiani e apparentemente innocui, trasformando locali familiari in luoghi di indottrinamento.
Contatti con terroristi e progetti di apertura di una moschea
Nel corso delle indagini, si è scoperto che il giovane aveva stabilito contatti con vari individui accusati di reati simili e stava progettando di aprire una moschea nella città. Questo progetto appariva come una provocazione, considerando le precedenti ordinanze di chiusura di due luoghi di culto nel territorio. La sua intenzione di avviare tale iniziativa è stata vista come un segno di sfida contro le autorità locali e le normative vigenti, evidenziando un tentativo di radicare ulteriormente la sua ideologia nella comunità.
Il “Bro turco” risultava anche sotto indagine dalla Procura di Udine per un processo di radicalizzazione in atto e per le relazioni con altri indagati. Quest’ultimo aspetto del suo profilo è estremamente inquietante, suggerendo che il giovane potesse essere parte di una rete più ampia di individui dediti all’estremismo, in grado di attrarre e reclutare nuovi adepti.
Precedenti penali e impatto sulla comunità
In aggiunta alle accuse rivolte nei suoi confronti in Italia, emerge il precedente giudiziario nella sua patria, la Turchia, dove il giovane era stato condannato per finanziamento di attività terroristiche. Questo elemento biografico contribuisce a chiarire il suo percorso di radicalizzazione e il suo legame con le ideologie estremiste. La sua vita in Italia, quindi, sembra riflettere un tentativo di continuare un’attività di reclutamento e propaganda al di fuori del proprio paese d’origine.
L’arresto di questo 27enne ha scosso la comunità di Monfalcone, sollevando interrogativi sul potenziale di radicalizzazione presente nel territorio. Le autorità, consapevoli della delicatezza della situazione, annunciano che continueranno a monitorare i luoghi di culto e i locali pubblici per prevenire ulteriori tentativi di diffusione di ideologie estremiste. Quello che è emerso da questa operazione non è solo un caso individuale ma un campanello d’allarme che invita alla vigilanza e alla collaborazione tra i cittadini e le forze dell’ordine per garantire la sicurezza e la coesione sociale.
Ultimo aggiornamento il 25 Dicembre 2024 da Marco Mintillo