A Bologna, oggi è stata inaugurata una pietra di inciampo in memoria di Arpad Weisz, figura storica del club rossoblù. Weisz, allenatore dal 1935 al 1938, guidò la squadra in un periodo di straordinari successi, trionfando nel campionato italiano con due scudetti consecutivi nel 1936 e 1937, oltre al Trofeo delle Esposizioni di **Parigi nel 1937. La cerimonia si è svolta in via Valeriani 39, il luogo in cui Weisz visse durante il suo periodo bolognese.
Chi era Arpad Weisz e il suo impatto sul Bologna
Arpad Weisz, di origine ebraica, divenne rapidamente un simbolo del Bologna Calcio, portando innovazione e strategie di gioco che segnarono un’epoca. La sua carriera, contrassegnata da successi straordinari, si concentrò su una filosofia di gioco che incanalava le potenzialità dei suoi giocatori, massimizzando le prestazioni della squadra. Le sue tecniche, all’epoca pionieristiche, hanno influenzato non solo il Bologna, ma anche la crescita di molte altre squadre italiane. La vittoria di due scudetti consecutivi è stata una pietra miliare non solo nella storia del Bologna, ma anche nel calcio italiano, ponendo Weisz come uno dei più rispettati allenatori dell’epoca.
Il suo approccio al gioco non si limitò a tattiche tecniche, ma abbracciò anche un forte senso di comunità e condivisione, valori che ancora oggi risuonano nel cuore dei tifosi. La memoria di Weisz vive attraverso le leggende raccontate sulla sua abilità e la passione con cui ha affrontato ogni partita.
La tragicità della sua vita e la deportazione
Nel 1938, con l’emanazione delle leggi razziali, la vita di Arpad Weisz subì un drammatico cambiamento. Costretto a lasciare l’Italia, si rifugiò nei Paesi Bassi con la moglie Elena e i figli, Roberto e Clara. Purtroppo, il loro sogno di sicurezza durò poco; furono arrestati e deportati ad Auschwitz, un tragico destino che colpì molte famiglie ebree dell’epoca. Nel 1942, Weisz e la sua famiglia furono vittime della brutalità del regime nazista; mentre i suoi cari vennero uccisi in camera a gas, il tecnico morì di stenti due anni dopo, privato della libertà e della vita che aveva conosciuto.
La sua storia è una delle tante che testimoniano l’orrore della Shoah. Alla luce di ciò, la commemorazione oggi rappresenta non solo un omaggio all’allenatore, ma anche un richiamo alla memoria collettiva, affinché simili atrocità non accadano mai più. L’inserimento della pietra di inciampo serve a ricordare il sacrificio e le vite spezzate, proseguendo l’impegno nel mantenere viva la memoria storica.
Messaggi di unità e responsabilità
Claudio Fenucci, amministratore delegato del Bologna, ha sottolineato l’importanza di commemorare figure come Arpad Weisz. Ha affermato che è nostro obbligo non solo ricordare, ma anche lavorare per abbattere le barriere e prevenire nuove tragedie, condividendo il messaggio che lo sport deve fungere da unione e non da divisione. Fenucci ha evidenziato il ruolo educativo che le società sportive devono avere, sostenendo che è fondamentale eliminare ogni forma di discriminazione.
Questa cerimonia di posa della pietra di inciampo non è quindi solo un evento isolato, ma un monito perpetuo e una chiamata all’azione. Ecco perché ricordare le figure come Weisz è cruciale non solo per il Bologna e gli sportivi, ma per tutta la società, affinché si continui a lavorare verso un mondo inclusivo e privo di odio.
Non è solo una commemorazione, ma una presa di coscienza collettiva del passato e della necessità di costruire un futuro migliore.
Ultimo aggiornamento il 27 Gennaio 2025 da Sara Gatti