Boom dei contratti di produttività nel lavoro, sono oltre 12mila i contratti attivi nel 2025

Boom dei contratti di produttività nel lavoro, sono oltre 12mila i contratti attivi nel 2025

Crescita del 13,7% dei contratti di produttività in Italia con oltre 12mila accordi attivi, coinvolgendo 3,2 milioni di lavoratori e conferma della detassazione agevolata sui premi fino al 2027.
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Il monitoraggio ministeriale segnala un aumento del 13,7% dei contratti di produttività in Italia, con oltre 12mila accordi attivi e più di 3,2 milioni di lavoratori coinvolti, supportati da un regime fiscale agevolato confermato fino al 2027. - Gaeta.it

Il monitoraggio ministeriale rivela un aumento consistente dei contratti di produttività sottoscritti in Italia. Al 15 aprile 2025, più di 12mila accordi risultano attivi, soprattutto a livello aziendale e territoriale. I dati mostrano anche una platea di lavoratori coinvolti, valori medi di premio e una distribuzione netta tra settori e geografie. Un focus importante riguarda le regole fiscali che accompagnano queste forme di incentivazione.

crescita dei contratti di produttività: numeri e tipologie

Nel dettaglio, i contratti di produttività attivi depositati al ministero del Lavoro hanno superato quota 12mila , segnando un aumento del 13,7% rispetto alla stessa data dell’anno scorso. Va considerato che già il 2024 aveva fatto registrare un rialzo vicino al 20% rispetto all’anno precedente, mostrando un trend positivo ormai consolidato.

La maggior parte degli accordi riguarda contratti aziendali, che sono 9.821, mentre i contratti territoriali, pur meno numerosi, crescono di più. Tra aprile 2024 e aprile 2025, i contratti territoriali sono passati da 1.878 a 2.252, equivalenti a un incremento quasi del 20%. Questa crescita potrebbe indicare un maggiore interesse verso accordi che coinvolgono più aziende in un’area geografica specifica rispetto ai singoli contratti aziendali.

I contratti di produttività sono strumenti punta per legare il guadagno dei lavoratori a obiettivi di rendimento o qualità, e si stanno affermando in modo rilevante nel mercato del lavoro italiano.

lavoratori coinvolti e importi dei premi

Oltre 3,2 milioni di dipendenti ricevono il premio di risultato tramite questi contratti, divisi tra 2,2 milioni legati ai contratti aziendali e circa 1 milione che beneficia di quelli territoriali. L’importo medio annuo attribuito si ferma a 1.581 euro, ma la cifra cambia sensibilmente in base al tipo di contratto: nelle aziende si pagano in media 1.807 euro mentre nei contratti territoriali la media è di poco sopra i 680 euro.

Questi premi rispondono a diverse finalità per le imprese. Nella totalità degli accordi attivi, circa 9.850 prevedono obiettivi di produttività, mentre 7.803 si basano su parametri di redditività. Un segmento importante si concentra sugli standard di qualità, con 6.186 contratti. Inoltre, 1.255 accordi introducono forme di partecipazione dei lavoratori, mentre 7.399 riguardano misure di welfare aziendale, che spesso accompagnano i bonus per migliorare le condizioni sul posto di lavoro.

Le aziende coinvolte sono per metà di piccole dimensioni, con meno di 50 dipendenti. Il restante 50% è diviso tra medie imprese con 50-99 addetti e grandi imprese con più di 100 . La distribuzione geografica mostra chiaramente la prevalenza del Nord Italia con il 73% degli accordi, il Centro al 17% e il Sud solo al 10%. Per settore economico, il 62% dei contratti riguarda imprese dei servizi, mentre l’industria copre il 37% e l’agricoltura appena l’1%.

regole fiscali e detassazione dei premi di risultato nel 2025

Dal punto di vista fiscale, i premi di risultato rimangono soggetti a un’imposta sostitutiva ridotta al 5%. Questo regime agevolato è stato introdotto dalla legge di Bilancio 2023 e confermato nelle disposizioni successive, inclusa quella del 2025. La riduzione dell’aliquota, dimezzata rispetto al passato, si applica per tutto il triennio 2025-2027.

I beneficiari sono i lavoratori dipendenti del settore privato con redditi fino a 80mila euro lordi nell’anno precedente. Il limite massimo di importo detassabile è fissato a 3mila euro lordi. Nelle imprese che coinvolgono i lavoratori in modo paritetico sulle decisioni organizzative, questo tetto può salire a 4mila euro.

“Questa misura mira a incentivare la diffusione dei contratti di produttività come leva per premiare l’impegno e i risultati ottenuti, offrendo al contempo un vantaggio fiscale che incide direttamente sul valore percepito dai lavoratori.”

La conferma di questo regime nel 2025 mantiene quindi un terreno favorevole per le aziende che vogliono riconoscere incentivi economici legati ai risultati, riducendo il peso fiscale sui premi distribuiti.

il quadro generale dal ministero del Lavoro

I dati raccolti al ministero del Lavoro evidenziano un quadro nitido sullo sviluppo di questi strumenti. La crescita consolidata dei contratti di produttività riflette un’attenzione crescente sia da parte delle imprese che dei lavoratori. Le differenze geografiche e settoriali rimangono significative, così come la quota rilevante di piccole imprese che usano questo strumento. La detassazione confermata per 3 anni rafforza il ruolo dei premi di risultato nel panorama della retribuzione variabile, configurandosi come una pratica che negli anni sta trovando sempre più spazio nell’organizzazione del lavoro in Italia.

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