Il settore della pesca sta attraversando un periodo critico in Europa, con un calo del consumo di pesce che tocca le tavole degli italiani e degli europei in generale. Tuttavia, i dati rivelano anche che le famiglie italiane stanno spendendo di più per i prodotti ittici, anche se si registra una contrazione significativa del consumo domestico. Secondo il recente rapporto “Il mercato ittico dell’Ue” dell’EUMOFA, la situazione è complessa e variegata, richiedendo un’attenta analisi delle tendenze attuali nel mercato ittico.
Consumi e spese: un equilibrio precario
Un aspetto sorprendente del report è la disparità tra la spesa e il consumo di pesce nel contesto italiano. Nel 2023, il mercato ittico italiano ha visto una spesa che ha raggiunto quasi 13 miliardi di euro, rappresentando un incremento del 6% rispetto all’anno precedente. Malgrado ciò, il consumo domestico è diminuito del 12%, per un totale di 245.112 tonnellate di pesce fresco. Questo fenomeno sembra essere influenzato principalmente dall’aumento dei prezzi, aggravato da un’inflazione interna che ha reso il pesce uno degli alimenti più costosi sul mercato, superando già i livelli elevati raggiunti nei precedenti anni di crisi.
La spesa inflazionistica ha dunque portato le famiglie italiane a ridurre il consumo, nonostante siano disposte a investire di più per prodotti di qualità. In Europa, il consumo di pesce è calato di un 5% nel 2023, con un valore complessivo di 62,3 miliardi di euro. La flessione è visibile anche nel commercio, con l’Unione Europea che ha registrato un abbassamento del valore del commercio del 2% e un calo del volume del 4% nel settore ittico.
Un aumento delle importazioni, ma con riserva
La tendenza del mercato ittico statunitense mostra una contrazione anche nelle importazioni di pesce dai Paesi non appartenenti all’Ue. Nel 2023, l’Ue ha importato 5,9 milioni di tonnellate, un dato inferiore ai livelli pre-pandemia. Questo calo mette in evidenza un cambio di rotta nella dipendenza dal pesce estero, suggerendo che ci sia un crescente interesse per i prodotti ittici locali.
Cristian Maretti, presidente di Legacoop Agroalimentare, ha sottolineato come le cooperative di pesca e le imprese locali stiano rispondendo a questo trend: “Si iniziano a vedere i primi frutti del lavoro di valorizzazione e promozione del pesce dei nostri mari. Il pesce italiano rappresenta una risorsa fondamentale, pescato in modo legale e regolamentato.” Tuttavia, Maretti avverte che è essenziale continuare a potenziare le azioni delle marinerie, molte delle quali sono piccole e familiari, per garantire un adeguato riconoscimento del valore dei prodotti locali.
Differenze nei modelli di consumo tra paesi europei
Un altro punto fondamentale del rapporto EUMOFA è l’analisi delle abitudini di spesa nei principali Paesi europei registrati per l’acquisto di pesce. In Italia, il consumo di pesce rappresenta solo un quarto della spesa per carne, evidenziando come il mercato ittico non goda dello stesso prestigio di altri prodotti alimentari. In Spagna, la spesa per il pesce equivale al 31% del totale, mentre in Francia e Germania è rispettivamente del 20% e 14%. Queste divergenze nella spesa dimostrano che il settore ittico deve affrontare sfide significative per migliorare la sua posizione sul mercato.
Crescita dei prodotti di acquacoltura
Un altro elemento che emerge chiaramente nel report è l’aumento dei consumi di prodotti di acquacoltura. Nel 2022 si è registrato un consumo pro capite di circa 6,82 chilogrammi di pesce d’allevamento, il livello più alto degli ultimi dieci anni. In contrapposizione, il consumo di pesce selvatico è sceso a 16,70 chilogrammi per persona, evidenziando una tendenza verso l’acquacoltura e la crescente disponibilità di pesce coltivato.
Tuttavia, l’EUMOFA fa notare che la contrazione del consumo di pesce è riconducibile all’attuale condizione economica e geopolitica nel continente, con un forte impatto sul potere d’acquisto delle famiglie. Il rialzo dei prezzi ha portato a un incremento della spesa per i prodotti freschi della pesca e dell’acquacoltura, avviato nel 2018, il cui segnale di crescita è attribuito a un’efficace ricerca della qualità e sostenibilità nelle produzioni.
Il valore economico e sociale del pesce
Il settore della pesca porta con sé un forte valore economico e sociale, riconosciuto anche nel recente G7 di Ortigia. Durante questo incontro, è emerso il ruolo strategico della pesca nelle relazioni politiche e commerciali con i Paesi del Sud del Mediterraneo. Maretti ha messo in rilievo l’importanza di promuovere il consumo di pesce, suggerendo iniziative rivolte alle scuole e alle mense collettive, per favorire un approccio intelligente all’alimentazione.
È fondamentale anche considerare il consumo di specie ittiche tradizionalmente poco apprezzate o conosciute, ma che presentano qualità organolettiche eccellenti. La valorizzazione di questi prodotti può ampliare l’offerta sul mercato e arricchire l’alimentazione dei consumatori, creando anche nuove opportunità per i piccoli produttori locali.
Ultimo aggiornamento il 11 Gennaio 2025 da Donatella Ercolano