Il panorama del Terzo Settore in Campania mostra segnali di forte crescita nell’occupazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Durante la presentazione del rapporto annuale “Raccontiamo il Bene” di Libera, si è evidenziato come il fenomeno coinvolga un numero sempre maggiore di attori sociali nella regione, contribuendo al riutilizzo di questi piuttosto che lasciarli abbandonati o inutilizzati. Nell’Aula don Peppe Diana del Consiglio regionale, si sono analizzati i dati raccolti, offrendo un quadro positivo sul coinvolgimento delle comunità locali.
I dati del Terzo settore in Campania
Attualmente, in Campania operano 186 enti coinvolti nella gestione di beni confiscati, ripartiti in 59 Comuni. Questo segna un aumento rispetto ai 170 soggetti attivi nel 2024, che operavano in 56 Comuni. Grazie a queste iniziative, la Campania si posiziona come la seconda regione italiana, dopo la Sicilia, per numero di realtà attive nel reinsegnamento sociale dei beni confiscati. Su scala nazionale, il censimento ha rivelato la presenza di 1.132 enti, distribuiti in 398 Comuni, segnando così una crescita significativa rispetto ai 1.065 nel 2024.
Riccardo Christian Falcone, responsabile della sezione beni confiscati di Libera Campania, ha descritto questi dati come una “fotografia sicuramente incoraggiante“. La maggior parte degli enti si occupa di attività connesse al welfare e alle politiche sociali, mostrando che oltre il 56% delle iniziative sono dedicate a chi vive situazioni di difficoltà. Questo aspetto sottolinea come i beni confiscati stiano assumendo un ruolo cruciale nella risocializzazione e nel miglioramento delle condizioni di vita delle comunità.
Criticità e futuro della normativa
Nonostante i risultati promettenti, Falcone ha messo in guardia riguardo alle persistenze criticità nella gestione dei beni confiscati. Ha affermato: “Certo, questo non significa che non ci siano ancora problematiche da affrontare, ma la normativa in materia funziona e il contesto internazionale la guarda come un modello“. Infatti, la recente direttiva dell’Unione Europea sembra adottare la legislazione italiana come standard.
Si richiede un impegno collettivo per tutelare queste norme, evitando di lasciare che le difficoltà possano minare l’intero sistema di prevenzione contro le mafie. Falcone ha rimarcato l’importanza di difendere un impianto normativo che ha visto il sacrificio di figure come Pio La Torre e che coinvolge un’ampia parte della popolazione. È fondamentale mantenere un equilibrio tra l’implementazione della normativa e la gestione delle criticità, a garanzia della stabilità del sistema.
Sostenibilità e sensibilizzazione
Il rapporto “Raccontiamo il Bene” è stato presentato assieme al progetto “La linea Libera“, un’iniziativa volta a rafforzare la sensibilizzazione e il contrasto alle mafie nella società. Durante l’evento, si sono susseguiti gli interventi di numerosi esponenti, tra cui Gennaro Oliviero, presidente del Consiglio Regionale della Campania, e Mariano Di Palma, referente regionale di Libera Campania. Questi interventi hanno sottolineato l’importanza di continuare a lavorare per un futuro senza mafie, rafforzando le principali normative attualmente in vigore.
In questo ambito, il ruolo del Terzo Settore risulta cruciale. La gestione dei beni confiscati rappresenta infatti un’opportunità per restituire dignità ai luoghi e alle persone, offrendo spazi di solidarietà e rinascita. Con il supporto delle istituzioni e della società civile, la strada tracciata potrebbe portare a un consolidamento di pratiche virtuose e a una rinnovata speranza per le comunità coinvolte.