Negli ultimi mesi la vicenda giudiziaria che coinvolge il cardinale Angelo Becciu ha attirato attenzione per le implicazioni politiche e religiose legate al processo vaticano sulla gestione di fondi. Cecilia Marogna, ex manager condannata nel procedimento, ha commentato in modo diretto alcuni aspetti della situazione, dalle accuse alla possibilità per Becciu di partecipare al conclave. I dettagli emergono dalle sue dichiarazioni più recenti, che rivelano anche il rapporto con Papa Francesco e le dinamiche dietro le quinte del caso.
La condanna di cecilia marogna e le accuse contro il cardinale becciu
Cecilia Marogna è stata condannata a 3 anni e 9 mesi per truffa aggravata, giudizio legato all’inchiesta sulle somme utilizzate dalla segreteria di Stato. L’accusa riguarda 575mila euro che sarebbero serviti per attività di intelligence, inclusa la liberazione di una suora rapita in Mali da gruppi jihadisti. Secondo l’atto, quei fondi sarebbero stati spesi invece per acquisti di beni di lusso da parte della stessa Marogna, che – insieme a Becciu – è stata imputata in concorso. Entrambe le difese hanno sempre respinto questa ricostruzione, definendo infondate le accuse di scorretto uso dei soldi.
La vicenda ha coinvolto anche una telefonata tra Papa Francesco e Becciu, resa pubblica dall’Adnkronos. Nel colloquio, il pontefice appare stanco ma attento, mentre Becciu chiede conferma di avergli dato via libera sulle operazioni per liberare la suora. Questa conversazione è un punto chiave per capire i rapporti interni alla Santa Sede sul caso, con momenti di tensione che emergono chiaramente dal registro usato dalle due voci.
L’inchiesta ha sollevato questioni delicate sul controllo e l’utilizzo delle risorse interne alla curia, ma i protagonisti negano ogni irregolarità. Marogna sostiene che la vicenda abbia avuto un impatto negativo sull’immagine della Chiesa, definendo il processo “una montatura basata su nulla”. Di fatto, dopo diverse udienze e un iter lungo cinque anni, i tempi sembrano ancora incerti in vista dell’appello fissato per settembre 2025.
Il ruolo di becciu al conclave e il punto di vista di cecilia marogna
Nonostante i guai giudiziari, Marogna esclude che Becciu possa davvero diventare papa, definendo questa ipotesi come “fantareligione”. Tuttavia ritiene che il cardinale sarà ammesso a partecipare al conclave. Non ci sarebbe stata una decisione ufficiale né gli è stata chiesta la rinuncia formale. Per la sua ex collaboratrice, escluderlo significherebbe creare un precedente complicato. Becciu rappresenta un voto importante durante la scelta del nuovo pontefice, e questo fa ritenere probabile la sua presenza.
Marogna riconosce l’esperienza del cardinale, sottolineando il lavoro diplomatico svolto nelle sue ultime funzioni, come alla congregazione delle cause dei santi. Ricorda inoltre il suo passato da nunzio in aree difficili, dove ha incontrato situazioni critiche dove la chiesa ha un ruolo cruciale. Pur con i dissapori tra loro, la manager parla di un buon rapporto con Becciu, anche considerando le diverse scelte processuali fatte dalle rispettive difese.
Il giudizio sulla sua persona è netto: lo definisce “un vero prete” che ha affrontato incarichi delicati senza risparmiarsi. Alla luce di tutto, gli augura di poter arrivare al soglio pontificio, anche se ritiene improbabile questa eventualità per condizioni oggettive e politiche legate alle tensioni della Curia.
La relazione tra cecilia marogna, angelo becciu e papa francesco
Marogna ha confermato di aver incontrato Papa Francesco anni fa, ricevendo fiducia per il ruolo affidatole. Descrive il pontefice come una figura decisa, che prendeva decisioni nette. Questo quadro umano offre un contrappunto rispetto al clima teso del processo: secondo la donna, ben presto la situazione è sfuggita di mano con interferenze esterne e false informazioni lanciate da ambienti vicini a Bergoglio.
Il cardinale Becciu è stato un personaggio ingombrante dopo la sua creazione a cardinale e i ruoli che ha assunto, suscitando timori e opposizioni dentro la chiesa. Marogna ipotizza che molte delle accuse mosse siano per frenare la sua crescita e la possibilità di incidere su futuri conclavi. Per quanto riguarda Papa Francesco, si dice certa che avrebbe voluto risolvere questa vicenda, ma il conflitto interno e la complessità dei fatti hanno rallentato ogni intervento diretto.
Le parole dell’ex collaboratrice sottolineano anche la difficoltà di gestire una situazione giudiziaria così divisiva nel contesto della Chiesa, che resta esposta a strumentalizzazioni e contrasti interni alle gerarchie.
Le richieste della difesa e il futuro del processo vaticano
Riccardo Sindoca, procuratore di Cecilia Marogna e capo del suo collegio difensivo, ha chiesto la cancellazione del procedimento durante il Giubileo che sarà celebrato nel 2025. L’avvocato auspica il un intervento decisivo da parte del prossimo papa per chiudere una pagina giudiziaria che definisce “incresciosa” e basata su accuse infondate.
Sindoca parla di atti processuali che avrebbero ormai chiarito l’assenza di fondamenti validi per il processo, arrivando a definire quello che viene chiamato “processo del secolo” un evento ormai ridotto a “ceneri”. Il riferimento è agli strascichi che questa vicenda ha lasciato sia dentro la magistratura vaticana sia nel rapporto con la chiesa e i fedeli.
Il cammino giudiziario ancora in corso richiede un appello a settembre 2025, mentre la lunga attesa e le oltre ottanta udienze testimoniano quanto il caso abbia impegnato tempo e risorse senza portare a una definizione definitiva. Il futuro del caso sembrerebbe legato più a decisioni politiche interne alla Chiesa che a questioni procedurali.
La complessità del processo e la sua ricaduta sulla percezione pubblica della curia restano questioni aperte che si rifletteranno sul prossimo pontificato e sulle strategie di governo della Santa Sede.