In un contesto internazionale complesso e teso, il leader di Azione, Carlo Calenda, ha lanciato un forte attacco contro la classe politica italiana, sottolineando la sua solidarietà al popolo ucraino nel terzo anniversario del conflitto. La sua denuncia, espressa durante un’intervista a Omnibus su La7, ha focalizzato l’attenzione sulle relazioni tra i politici italiani e l’ex presidente americano Donald Trump, evidenziando una preoccupante subalternità che, secondo Calenda, caratterizza la politica nazionale.
La solidarietà a Odessa
Ogni anno, Calenda visita Odessa per manifestare il suo supporto all’Ucraina, una scelta che assume un significato profondo in un momento così critico per il Paese sotto attacco. La guerra ha segnato non solo il destino dell’Ucraina, ma ha anche messo alla prova le alleanze globali e ha acceso accesi dibattiti sulla libertà e sulla sovranità. Al cospetto di questo contesto bellico, il leader politico italiano esprime il suo disappunto verso chi, secondo lui, dimentica l’importanza di un sostegno sincero e fattivo. Le sue parole non lasciano spazio a fraintendimenti: la lotta degli ucraini non è solo per la loro libertà, ma per la sicurezza di tutta l’Europa. La difesa dell’Ucraina, quindi, è vista come una battaglia comune contro l’imperialismo russo.
Critiche ai politici italiani
Calenda non ha risparmiato critiche ai membri della classe politica italiana, accusandoli di cercare consensi e favori in giro per il mondo. Nel suo discorso, ha preso di mira figure di spicco, come Matteo Salvini, Giuseppe Conte e Matteo Renzi, evidenziando come ognuno di loro, a modo suo, cerchi di allinearsi a Trump. “Salvini è il primo a farsi vedere in favore di Trump, senza considerare le implicazioni di questa alleanza”, ha dichiarato. A Renzi, ha riservato parole dure, ricordando episodi recenti in cui il politico sembrava più interessato a farsi notare in eventi sponsorizzati da entità discutibili piuttosto che a sostenere i principi democratici.
Calenda ha sottolineato che questa sorta di corteggiamento politico è patetico e scandaloso, scagliandosi anche contro il modo in cui alcuni leader cercano il consenso attraverso la loro vicinanza a leader esteri, a volte dimenticando l’importanza della politica interna.
Il caso di Elly Schlein e Giorgia Meloni
Nel suo sfogo, Calenda non ha risparmiato nemmeno Elly Schlein e Giorgia Meloni, accusandole di non prendere posizione riguardo le dichiarazioni di Trump sui temi legati alla guerra e alla pace. “Si finge morta come un opossum” ha detto di Schlein, denunciando un’apparente indifferenza alla gravità della situazione. Anche Meloni è stata compresa nel suo discorso, colpevole di partecipare a eventi poco dignitosi, secondo il politico.
Questa rassegna critica della situazione attuale della politica italiana, secondo Calenda, non è altro che un’indicazione di una crisi di valori, in cui i politici sembrano più interessati all’immagine e al potere piuttosto che al bene comune. Secondo lui, l’atteggiamento servile nei confronti di Trump e la sua influenza sui leader italiani è un segnale preoccupante per la democrazia nel Paese, che meriterebbe una dirigenza più responsabile e consapevole.
L’attacco a Gilberto Pichetto Fratin
Infine, Calenda ha focalizzato la sua critica sul ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, il quale ha recentemente dichiarato che l’Italia riprenderà gli acquisti di gas russo una volta concluso il conflitto. Per Calenda, questa affermazione non solo rappresenta una clamorosa inversione di rotta, ma è anche inaccettabile considerando i sacrifici fatti dagli ucraini per difendere la loro libertà.
Secondo Calenda, il ministro dovrebbe piuttosto promuovere le energie rinnovabili, un settore che al momento sembra prosperare in Italia, e che potrebbe generare vantaggi concreti per l’economia nazionale. La preoccupazione di Calenda è che le grandi aziende del settore energetico, come Enel e Green Power, stiano tirando i fili della politica, impedendo una vera transizione energetica.
Con un messaggio chiaro e diretto, Calenda ha messo in luce quanto la classe politica debba rivedere le proprie priorità per non scivolare in una condizione di servilismo nei confronti di poteri esterni, a discapito degli interessi nazionali e internazionali.