La tragedia della funivia del Faito ha coinvolto quattro vittime, tra cui Carmine Parlato, macchinista molto apprezzato. La sua figura emerge come quella di un uomo legato profondamente al luogo di lavoro e alla comunità che ruotava attorno all’impianto. La sua esperienza e passione hanno lasciato il segno tra colleghi, dirigenti e familiari, accomunati dal dolore per questa perdita improvvisa.
carmine parlato, un lavoratore dedito alla funivia
Carmine Parlato aveva accumulato quasi un decennio di esperienza alla guida della funivia che collega Napoli al Monte Faito. Prima di assumere il ruolo di macchinista, aveva lavorato presso il deposito Eav di Sorrento, incarico che gli aveva permesso di maturare conoscenze tecniche importanti. Il ruolo alla funivia non era per lui solo un impiego, ma una vera passione. Parlato trascorreva molte ore al lavoro, arrivando persino a preferire la cabina da lui guidata a stare a casa propria. Gli angoli più nascosti e suggestivi che si vedevano dall’alto li conosceva come pochi e spesso li indicava con entusiasmo ai turisti, trasformandoli in una sorta di guida informale.
La sua familiarità con il percorso, con le cabine e con il pubblico lo rendeva un punto di riferimento per chiunque si affidasse alla funivia. Era una figura che riusciva a instaurare un rapporto di fiducia con i passeggeri, accompagnandoli in modo attento e rassicurante. Quel mix di competenza e calore umano spiegava perché fosse tanto stimato tra colleghi e viaggiatori.
il rapporto con la famiglia e la comunità eav
Umberto De Gregorio, presidente di Eav – la società che gestisce la funivia – ha tratteggiato l’identikit di Carmine anche attraverso i legami familiari. Carmine era infatti il fratello di Antonino, autista personale proprio di De Gregorio. Questa relazione complicava ulteriormente l’impatto emotivo della tragedia per chi lavorava nell’azienda e conosceva la famiglia da vicino.
La moglie di Carmine ha aspettato ore per avere notizie, condividendo momenti intensi con lo staff Eav e chiedendo sostegno soprattutto per il figlio ventenne, che vive a Milano. La vicinanza umana che si è creata attorno alla famiglia Parlato testimonia quanto Carmine fosse parte integrante di un gruppo che si sentiva più una comunità che una semplice squadra di lavoro.
De Gregorio ha assicurato che seguiranno la famiglia e il giovane rimasto senza il padre, un impegno che va oltre l’aspetto professionale e coinvolge solidarietà e responsabilità umana. La presenza di Antonino nella quotidianità di De Gregorio rende il rapporto ancora più stretto e doloroso.
la passione di carmine per il lavoro e la funivia
Il legame tra Carmine Parlato e la funivia del Faito si può cogliere anche dalle testimonianze degli ambienti lavorativi e dei conoscenti. Era noto tra i colleghi per la dedizione e la cura con cui affrontava ogni turno. Non solo manovrava le cabine con competenza tecnica, ma spesso si prendeva cura dei passeggeri intrattenendoli lungo il percorso. Invitava i turisti a osservare dettagli del paesaggio che poco si notano dalla cabina, facendo scoprire luoghi e aspetti nascosti della natura.
Questo atteggiamento lo rendeva quasi un ambasciatore del turismo locale, aiutando i visitatori a vivere un’esperienza più ricca. La sua familiarità con la montagna e con il funzionamento della funivia rendeva più sicuro e piacevole il viaggio. Si prendeva il tempo per accogliere le domande e spiegare curiosità sul Monte Faito e sulla storia dell’impianto.
Non era un lavoro di passaggio per lui, ma una scelta consolidata nel tempo. Lavorare al Faito era una forma di identità personale: la sicurezza dei passeggeri, il controllo della cabina e il rapporto con i turisti erano i suoi aspetti preferiti. La sua presenza continua lungo il percorso e negli ambienti era segno di un attaccamento che andava ben oltre il semplice dovere.
il contesto del crollo e il lutto nella comunità
Il crollo della funivia del Faito, avvenuto nei giorni scorsi, ha richiesto mesi di lavoro di manutenzione e controlli, lo sappiamo. Quando la cabina è precipitata, ha coinvolto quattro persone, fra cui Carmine Parlato. L’incidente ha subito attirato l’attenzione degli organi di sicurezza e della cittadinanza, aprendo indagini per chiarire le circostanze e prevenire simili tragedie in futuro.
I primi soccorritori si sono trovati davanti a una scena di devastazione e dolore. La perdita di Carmine ha sconvolto non solo la famiglia ma tutta la rete di lavoratori e utenti che dipendevano da quella linea. La funivia del Faito rappresentava un collegamento importante tra Napoli e il Monte Faito, e il ruolo di Carmine al suo interno non poteva essere trascurato.
Le autorità locali hanno avviato accertamenti tecnici per stabilire le cause precise del cedimento. Le famiglie coinvolte, le istituzioni e la società Eav cercano risposte, mentre la comunità si stringe nel dolore. In questo clima, si ricordano le storie di chi ha perso la vita, come Carmine, e si chiede che si traggano insegnamenti concreti per evitare altre tragedie dello stesso tipo.
Il peso emotivo e pratico di questa perdita si avverte ogni giorno negli uffici e all’interno della movida di Napoli. Il ricordo di Carmine Parlato resta legato all’immagine di un uomo che amava il proprio lavoro come pochi, dedicandovi tempo e passione, e che ha affrontato ogni turno con serietà e gentilezza.