Il processo riguardante il crollo del ponte Morandi, avvenuto il 14 agosto 2018 e costato la vita a 43 persone, sta rivelando dettagli significativi sulla manutenzione e le pratiche adottate. Durante l’udienza, il professor Claudio Mazzotti, esperto consulente di Spea, ha esposto i rischi connessi ai carotaggi eseguiti sulla pila 9. Le sue dichiarazioni portano alla luce questioni fondamentali sulla sicurezza delle strutture e sull’approccio alle ispezioni.
Il metodo dei carotaggi e le sue implicazioni
La pratica dei carotaggi, utilizzata per prelevare campioni di materiale dalle strutture, è stata oggetto di discussione approfondita da parte degli esperti per i suoi potenziali danni. Il professor Mazzotti ha sottolineato che tali interventi possono compromettere l’integrità strutturale del tirante e influiscono negativamente sull’armatura e sul calcestruzzo. Questo porta a considerare tecnicamente irragionevole non solo l’esecuzione di carotaggi ripetuti nella stessa sezione, ma anche le demolizioni parziali. Secondo le sue affermazioni, tali pratiche possono rivelarsi pregiudizievoli per il comportamento strutturale delle travi e dei tiranti.
Mazzotti ha citato il caso della Pila 11, dove i carotaggi hanno potuto giustificarsi solo in una fase di dismissione del tirante. Ciò sottolinea la necessità di affrontare con estrema cautela ogni intervento che prevede l’estrazione di campioni, al fine di preservare la sicurezza dell’opera. Le tecniche di ispezione, in questo contesto, devono essere valutate alla luce dei rischi che comportano, affinché non compromettano la stabilità complessiva della struttura.
Stato delle ispezioni sul viadotto Polcevera
Durante la sua esposizione, il professor Mazzotti ha altresì affermato che, per quanto riguarda il viadotto Polcevera, le ispezioni erano state effettuate in maniera appropriata. Secondo i dati presentati, le ispezioni hanno avuto un buon livello di uniformità lungo gli stralli. È stata mantenuta una certa regolarità nelle verifiche, che hanno permesso di monitorare lo stato di salute del ponte.
In particolare, relativamente ai tiranti di pila 9, sono stati analizzati 31 trefoli. Le risultanze dalle ispezioni visive e dai carotaggi hanno mostrato un quadro prevalentemente positivo: più della metà dei trefoli esaminati non presentava segni di corrosione, mentre un terzo mostrava solo ossidazione superficiale. La presenza di corrosione è stata osservata nel 13% dei casi, un dato che, secondo gli esperti, non desterebbe preoccupazioni immediate.
Questa valutazione, pur consentendo di rassicurare in parte riguardo alla condizione del ponte, pone interrogativi sugli interventi effettuati e sulla loro adeguatezza. Le nuove informazioni arrivate in aula non fanno altro che aggiungere complessità al caso in fase di valutazione.
Proseguono le audizioni nel processo
L’udienza sul crollo del ponte Morandi proseguirà nei prossimi giorni con l’audizione di altri esperti di parte. L’obiettivo è quello di chiarire ulteriormente le responsabilità e le procedure adottate prima del tragico evento. In un contesto così delicato, le testimonianze dei consulenti testimoniano l’importanza della trasparenza e della condivisione di informazioni nel settore delle infrastrutture.
Il processo non solo chiede giustizia per le vittime, ma si propone anche di delineare una volta per tutte le pratiche corrette da seguire nella manutenzione delle opere pubbliche, per garantire che episodi simili non si ripetano in futuro. Gli sviluppi in aula sono seguiti con attenzione da tutto il paese, mentre la memoria delle vittime del crollo continua a sollecitare riflessioni e azioni concrete nel campo della sicurezza stradale e della gestione delle infrastrutture.