La situazione sanitaria a Carpineto della Nora si fa critica per circa 1.000 abitanti e comuni limitrofi. A causa del decesso del Dott. Enrico Leone, medico del paese, i residenti si trovano senza assistenza medica di base. Questa situazione è stata aggravata dalla mancanza di disponibilità da parte di altri medici di accogliere nuovi assistiti, evidenziando un problema più ampio legato all’accesso ai servizi sanitari nei piccoli centri.
L’impatto della mancanza di un medico sul territorio
La morte del Dott. Enrico Leone ha lasciato un vuoto significativo per la comunità di Carpineto della Nora e le aree circostanti. Questo medico non solo svolgeva funzioni di ambulatorio, ma era anche una figura di riferimento per molti cittadini. Con il suo decesso, la carenza di medici in grado di fornire assitenza di base diventa un’emergenza, colpendo in particolare una popolazione anziana e vulnerabile.
Da diverse settimane, il Comune ha dovuto affrontare questa crisi. Nonostante fosse stato nominato un sostituto temporaneo, il provvedimento scade oggi, lasciando i residenti senza alcuna copertura medica. I Sindaci dei comuni coinvolti, tra cui Vicoli, Brittoli e Catignano, hanno espresso preoccupazione per la salute della loro popolazione, in particolare con l’approssimarsi della stagione invernale.
La ASL ha tentato di risolvere il problema emanando un avviso di carenza, ma senza risultati. Molti medici disponibili non hanno mostrato interesse ad aprire ambulatori in queste aree, costringendo così i cittadini a cercare cure altrove. Questa situazione solleva interrogativi su come garantire assistenza sanitaria adeguata nei territori più piccoli e isolati.
Le difficoltà comunali e le risposte insufficienti dalle istituzioni
In risposta alla crisi, il Sindaco Donatella Rosini ha contattato la ASL per cercare soluzioni praticabili. Tuttavia, le uniche indicazioni ricevute sono quelle di consigliare i cittadini a recarsi presso ambulatori situati in altre città come Penne e Loreto. Questa misura risulta insoddisfacente, poiché implica per i residenti un viaggio lungo e difficoltoso, specialmente per chi ha problemi di mobilità.
La gestione della crisi sanitaria mette in luce le sfide che affrontano i piccoli comuni. Le istituzioni sembrano limitarsi a raccomandazioni vaghe, come l’uso della teleassistenza, una soluzione che, per la popolazione overottantenne, non appare praticabile. Le amministrazioni comunali si trovano quindi in difficoltà, costrette a giustificare l’assenza di risposte concrete da parte della sanità regionale.
È evidente che la mancanza di medici sul territorio crea un gap significativo nella fornitura di servizi basilari. Coloro che risiedono in queste aree non possono essere trattati come cittadini di serie B; il loro diritto alla salute deve essere rispettato e garantito, indipendentemente dalla loro posizione geografica.
La necessità di azioni urgenti da parte delle istituzioni
La situazione emergenziale richiede un intervento immediato da parte delle autorità competenti. È cruciale che venga rivista la normativa vigente riguardante l’assistenza sanitaria nelle aree rurali. Vanno considerati meccanismi che consentano di affrontare emergenze come quella attuale, eventualmente attraverso misure straordinarie che possano offrire soluzioni praticabili.
Se le istituzioni continuano a ignorare il problema, ci si potrebbe trovare di fronte a un aumento del malcontento tra i cittadini, già lanciati nel dibattito sullo spopolamento delle aree interne. Se il sostegno e la promozione dei piccoli centri rimangono solo slogan senza azioni concrete, la percezione di abbandono da parte delle istituzioni crescerà ulteriormente.
In ultima analisi, ciò che i residenti chiedono è semplice: la garanzia di servizi essenziali per la loro salute. Senza assistenza medica, è difficile mantenere viva la vita comunitaria e la fiducia verso le istituzioni, chiedendo così nuove strategie che possano realmente rispondere alle esigenze di questi territori.
Ultimo aggiornamento il 27 Novembre 2024 da Elisabetta Cina