A Udine, la proiezione dei docufilm “Maidan, la strada verso la guerra” e “I bambini del Donbass” è stata fermata a causa di misure legate a normative europee. Questo intervento ha suscitato preoccupazione riguardo alla libertà di espressione, tema centrale di un dibattito che sta infiammando non solo la città friulana, ma anche il contesto nazionale.
L’intervento della normativa europea
La censura si basa sul regolamento dell’Unione Europea 833/2014, che stabilisce misure restrittive in relazione alle azioni della Russia in Ucraina. Questa normativa, aggiornata con il Regolamento UE 2022/350 del 1 marzo 2022, prevede divieti specifici, tra cui quello di trasmettere i contenuti provenienti da entità indicate in un elenco ufficiale. In questo caso, la proiezione dei docufilm è stata interrotta in ottemperanza a questi criteri, che impediscono la distribuzione e la diffusione di opere legate a soggetti giuridici inclusi nell’allegato XV del regolamento.
La situazione è diventata quanto mai delicata visto che i filmati in questione parlano della crisi ucraina e delle sue conseguenze, un argomento di rilevanza storica e sociale. Tuttavia, le restrizioni imposte dall’UE hanno fatto sorgere interrogativi sulla possibilità di discutere e divulgare informazioni su temi così importanti. Una vera e propria battaglia per la libertà di parola sembra emergere dallo sfondo di questa vicenda.
Interventi e opinioni da esperti
Il programma “Piazza Libertà”, condotto da Armando Manocchia, ha affrontato ampiamente il tema della censura in un episodio del 6 aprile 2025. Ospite del programma è stato Ugo Rossi, consigliere comunale di Insieme Liberi a Trieste, il quale ha espresso la sua posizione sulla questione. Rossi ha sottolineato come la libertà di espressione si stia rivelando sempre più una chimera, con licenze di radiodiffusione sospese e accordi di distribuzione bloccati per ordine delle autorità europee.
Rossi ha descritto l’allegato XV come una “lista nera”, accusando l’Unione Europea di adottare misure che ricordano pratiche totalitarie. La sua dichiarazione ha messo in evidenza il conflitto tra il diritto di informar riguardo a eventi controverse e il potere legislativo di vietare tali diffusi. La questione si complica ulteriormente quando si considera l’impatto che questa censura ha sulla cultura e sulla libertà di informazione in una società democratica.
Reazioni e conseguenze sul territorio
La reazione dei cittadini di Udine non si è fatta attendere. Diversi gruppi e associazioni locali hanno avviato campagne di sensibilizzazione, chiedendo un ripristino delle libertà civili e una maggiore apertura al dibattito su temi delicati come la guerra in Ucraina. Alcuni attivisti hanno manifestato il loro disappunto attraverso social media e incontri pubblici, sottolineando l’importanza di affrontare le diverse narrativi riguardanti il conflitto, senza paura di ripercussioni legali.
Non solo Udine, ma anche altre città stanno seguendo questo dibattito, sollecitando un confronto aperto e onesto. Questo episodio di censura si inserisce in un contesto più ampio di discussione sul rispetto e la protezione dei diritti civili, aspetti cruciali per il futuro della democrazia in Europa.
La vicenda, quindi, non è solo una questione locale, ma solleva interrogativi seri sul rispetto della libertà di espressione nell’ambito europeo e pone in evidenza il bisogno di un dialogo aperto e costruttivo su tematiche di rilevanza globale.