Chaja Polak, scrittrice ebrea olandese, esprime la sua angoscia in “Lettera nella notte. Pensieri su Israele e Gaza“, un libro pubblicato da Solferino. Attraverso le sue parole, Polak lancia un’appassionata richiesta per il dialogo e contro la violenza che caratterizza il conflitto israelo-palestinese. Il testo è un grido di allerta, una riflessione profonda sulla difficile situazione attuale, segnata da dolore e sofferenza da entrambe le parti, e si propone di far emergere la necessità di una comprensione reciproca.
Il libro e le sue origini
“Lettera nella notte” è apparso per la prima volta in Germania e la sua destinazione nel Regno Unito è prevista per marzo, mentre in Israele non verrà pubblicato. Polak ha rivelato che il suo editore ritiene che non sia il momento opportuno. La scrittrice, che è sfuggita all’Olocausto grazie a una distrazione dei nazisti, porta avanti una narrazione in cui l’esperienza personale si fonde con l’attualità politica. In Italia, la pubblicazione ha suscitato dibattiti e reazioni, non solo per il suo contenuto, ma anche per la tempistica e il contesto.
Polak osserva con attenzione la situazione in Israele, dove molti dei suoi cari vivono. Racconta di come le notizie su Gaza e Cisgiordania raggiungano i televisori e i discorsi delle famiglie, ma spesso ciò che viene percepito è solo il rumore dei razzi e le notizie degli ostaggi. Queste narrazioni sono cariche di paura e semplificazioni, con poco spazio per una reale comprensione reciproca.
La guerra e il dialogo
Una delle riflessioni chiave nel libro è il continuo ripetersi della guerra e come essa possa acutizzare la rabbia, la paura e la violenza da entrambe le parti del conflitto. Polak non si tira indietro nel confrontare le sue idee sulla situazione attuale con quelle che ha espresso in passato. Pur essendo scossa dagli eventi, ribadisce con fermezza che il dialogo rappresenta la sola via per uscire da questo vortice di violenza, ripetendo che la guerra non porta a soluzioni costruttive.
La scrittrice riconosce il dolore universale e pone l’accento sulla difficoltà di vedere oltre le proprie ferite. Quella che per ognuno è una situazione insostenibile, spesso non riconosce il dolore dell’altro. Polak invita a riflettere sull’umanità al di là delle differenze politiche e ad ampliare la visione rispetto alla causa del conflitto. Ogni persona coinvolta merita ascolto e comprensione, non merita di essere schiacciata da ideologie o retoriche violente.
Critiche al comportamento collettivo
Chaja Polak affronta anche il tema delle reazioni collettive alle situazioni di crisi, citando eventi recenti avvenuti ad Amsterdam, dove si è registrato un “pessimo comportamento” da parte dei tifosi di una squadra di calcio. La scrittrice si interroga su come le critiche a Israele possano trasformarsi in atti antisemiti, suggerendo che ci sia una confusione tra le giuste osservazioni politiche e l’odio. Questo miscuglio di sentimenti ha reso difficile per molti distinguere tra le azioni del governo e le sofferenze degli individui.
Secondo Polak, una delle sfide principali è ricordare che i cittadini comuni sono le vere vittime delle decisioni politiche. La scrittrice invita tutti a riflettere prima di reagire e ad adottare un approccio più empatico, considerando che è la politica che crea divisioni e conflitti.
Un invito all’azione
Con la speranza che il suo messaggio possa ispirare maggiore consapevolezza, Polak prosegue la sua opera di sensibilizzazione. Domenica, parteciperà a un incontro al Castello Sforzesco di Milano, nell’ambito della BookCity, dove avrà l’opportunità di ribadire i temi del suo libro. Chiede a tutti di non schierarsi in modo manicheo, ma di avere la pazienza di ascoltare le ragioni degli altri.
Polak è convinta che solo attraverso il dialogo, l’educazione e l’ascolto reciproco, le persone possano giungere a una maggiore comprensione della complessità del conflitto. La sua speranza è che i lettori prendano impegni attivi nella ricerca di soluzioni pacifiche.
Il messaggio di Chaja Polak illumina la strada verso un possibile futuro di pace, basato sull’umanità condivisa piuttosto che sulla paura e sull’odio.
Ultimo aggiornamento il 15 Novembre 2024 da Sofia Greco