Negli ultimi anni, il settore degli affitti brevi ha visto cambiamenti significativi, specialmente per quanto riguarda le modalità di check-in. Recentemente, il Ministero dell’Interno italiano ha messo in discussione l’uso delle cosiddette “key box” per il ritiro delle chiavi degli appartamenti, una prassi che ha guadagnato popolarità tra i proprietari e i turisti. Questa nuova normativa solleva interrogativi sulla sicurezza e sull’identificazione degli ospiti, specialmente in un periodo in cui attesi eventi internazionali importanti.
Il provvedimento del Ministero dell’Interno
Il 18 novembre 2024, il capo della Polizia, Vittorio Pisani, ha formalizzato l’interdizione delle key box, affermando che l’uso di questo sistema di check-in non soddisfa le normative di sicurezza vigenti. La nuova regolamentazione è stata adottata in vista di eventi di rilevanza nazionale, come il Giubileo, per garantire una maggiore sicurezza nelle strutture ricettive. Questo provvedimento interessa principalmente gli affitti a breve termine, cioè quelli inferiori ai trenta giorni.
La circolare firmata dal dipartimento della Pubblica Sicurezza indica che le procedure per l’identificazione degli ospiti, in particolare tramite queste cassette per le chiavi, non sono in linea con le disposizioni legislative. Secondo l’articolo 109 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, è obbligatorio che chi gestisce una struttura ricettiva registri formalmente gli ospiti, verificando la loro identità di persona. Tale misura è strumentale non solo per la sicurezza dei proprietari e dei turisti, ma anche per il controllo da parte delle forze dell’ordine.
Impatto sulle strutture e sugli ospiti
Le key box, che erano state introdotte per facilitare il check-in e rendere più agevole l’accesso agli appartamenti, si trovano spesso attaccate ai muri o inserite in cancelli. Tuttavia, con l’introduzione di questa nuova norma, il processo di check-in tornerà a essere tradizionale: le chiavi dovranno essere consegnate di persona, permitindo ai proprietari di effettuare i controlli di identificazione necessari. Questo cambiamento è visto come una misura per affrontare le preoccupazioni legate alla sicurezza, specialmente nelle località turistiche affollate durante l’alta stagione.
Nei contesti in cui sono state vietate, come a Firenze, le key box avevano cominciato a essere associate a un turismo di massa che sollevava dubbi sulla qualità della micro-accoglienza e sulla sicurezza degli inquilini. La scelta di evitare check-in automatizzati attraverso questi strumenti mira a garantire che chi occupa un appartamento sia chi afferma di essere, evitando così possibili problematiche legate a identità e registrazione.
La situazione globale degli affitti brevi
A livello internazionale, il concetto di check-in autonomo continua a essere utilizzato senza restrizioni significative. Secondo dati recenti diffusi dall’Aigab, si stima che in Italia ci siano circa 640mila immobili che offrono 2,5 milioni di posti letto nei vari affitti brevi, molti dei quali ancora operano con key box. Al contrario, in Europa non si segnala alcuna normativa simile a quella italiana riguardante queste pratiche. Ciò suggerisce che mentre l’Italia sta imponendo rigide misure di controllo, in altre nazioni il sistema di check-in automatico rimane ben radicato, continuando a servire una clientela diversificata che predilige queste modalità flessibili.
Negli ultimi anni, i viaggiatori italiani hanno adottato stili di check-in innovativi durante i loro soggiorni all’estero, assistendo a una trasformazione nel modo in cui gli affitti brevi vengono gestiti. Tuttavia, con il ritorno ai metodi tradizionali, si evidenzia un tentativo da parte delle autorità italiane di stabilire standard di sicurezza più elevati, adattandosi alle circostanze emergenti e alle attuali esigenze del mercato turistico.
Ultimo aggiornamento il 3 Dicembre 2024 da Marco Mintillo