Un’interessante iniziativa di volontariato medico ha avuto luogo tra la seconda metà di febbraio e l’inizio di marzo. Un team di chirurghi provenienti dalla Clinica di Chirurgia Pediatrica dell’ospedale ‘Salesi‘ di Ancona ha svolto una serie di interventi chirurgici a favore di neonati, bambini e adolescenti giunti all’ospedale di Lacor, nel distretto di Gulu, situato nel nord dell’Uganda. Questo progetto è il frutto della collaborazione con l’organizzazione senza fini di lucro Surgery for Children, attiva in questo campo.
Il ruolo dei chirurghi italiani nella missione
I due medici italiani coinvolti sono Alba Cruccetti ed Edoardo Bindi. Questa missione segna un momento significativo per la chirurgia pediatrica in Uganda, in quanto, per la prima volta in un ospedale locale, è stata adottata la tecnica laparoscopica mininvasiva. La tecnologia, che ha già dimostrato il suo valore in Italia, rappresenta un’opportunità unica per migliorare la qualità delle cure nei contesti dove l’accesso a risorse medicali è limitato. Bindi, che ha partecipato per la terza volta a queste missioni, e Cruccetti, alla sua prima esperienza nel paese africano, hanno spiegato l’importanza di questa innovazione.
Durante il periodo trascorso a Gulu, il team ha dedicato il primo giorno della missione alla selezione dei casi clinici da affrontare, stabilendo delle priorità in base alle necessità dei pazienti e all’enorme lista d’attesa. La situazione sanitaria in Uganda è complessa; molti interventi devono essere pagati dai pazienti e le famiglie, specialmente nelle aree rurali come quella di Lagor, possono avere difficoltà anche a coprire le spese di trasporto per raggiungere l’ospedale.
Le sfide del sistema sanitario locale
Nonostante gli sforzi, sono emerse significative difficoltà . Patologie che in Italia verrebbero considerate di routine assumono una gravità diversa a causa della mancanza di screening e dell’insufficienza di farmaci. I chirurghi hanno raccontato come sia stato complicato reperire materiali essenziali, da cerotti a sondini e antibiotici, necessari per le operazioni. La scarsità di risorse complica ulteriormente il lavoro dei medici locali, già impegnati a dover affrontare casi complessi senza l’indispensabile dotazione di strumenti e medicinali.
Tra i casi più particolari affrontati durante questa missione, c’è stato quello di tre fratelli, due femmine e un maschio, che presentavano anomalie sessuali non mai curate. Questa situazione evidenzia non solo la difficoltà di accesso alle cure, ma anche il peso dello stigma sociale che molte famiglie devono affrontare quando si trovano a dover affrontare patologie particolari. La realtà di molti bambini e delle loro famiglie è complessa: nonostante la povertà , i bambini irradiavano gioia per piccoli gesti come una caramella o un palloncino, mentre negli occhi dei genitori si leggeva una profonda rassegnazione.
L’importanza della formazione per i chirurghi locali
La missione italiana non si è limitata solo alle operazioni chirurgiche. I due medici hanno anche offerto un’importante formazione ai chirurghi locali, che pur avendo buone basi nel campo, necessitavano di aggiornamenti sulle tecniche più avanzate. Questo è un aspetto cruciale per migliorare la salute della comunità , dato che la presenza di chirurghi formati localmente potrà garantire un futuro migliore ai pazienti. L’intento del team di Ancona è stato anche quello di trasmettere conoscenze utili ai colleghi ugandesi, contribuendo così a incrementare le competenze disponibili nel paese.
Durante i dieci giorni di lavoro intenso, i chirurghi hanno operato molti bambini, offrendo loro una possibilità che altrimenti non avrebbero avuto. Le difficoltà nel contesto ugandese hanno colpito profondamente Bindi e Cruccetti, che hanno evidenziato come la qualità della vita e la sopravvivenza risultino più complesse in un contesto privo di risorse. Il numero di bambini in attesa di cure serie è notevole e la presenza di stili di vita e patologie diverse crea un quadro preoccupante.
Una missione che lascia il segno
Sebbene questa esperienza abbia portato ai chirurghi italiani numerosi insegnamenti, ciò che rimarrà più impresso nella loro memoria saranno i sorrisi dei bambini curati e gli sguardi dei genitori, carichi di rassegnazione ma anche di gratitudine. Questa missione ha lasciato un segno sul gruppo: la consapevolezza di quanto possano essere fortunate le comunità che dispongono di un sistema sanitario più accessibile e organizzato. Lavorare in una realtà come quella di Gulu ha rappresentato un’opportunità unica per tutti, sottolineando l’importanza di iniziative simili per affrontare le criticità della sanità in contesti difficili.