Chiusura dello stabilimento Beko di Comunanza: i rischi per l’occupazione e l’economia marchigiana

La chiusura dello stabilimento Beko a Comunanza entro il 2025 mette a rischio 320 posti di lavoro, suscitando forti reazioni politiche e richieste di intervento per salvaguardare l’economia marchigiana.
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Chiusura dello stabilimento Beko di Comunanza: i rischi per l'occupazione e l'economia marchigiana - Gaeta.it

L’annuncio della chiusura dello stabilimento Beko di Comunanza, prevista entro il 31 dicembre 2025, ha segnato un momento critico per la regionale delle Marche. Con 320 lavoratori a rischio di disoccupazione, la decisione presenta gravi implicazioni per la comunità locale, già segnata da sfide occupazionali e socio-economiche. Le reazioni politiche non si sono fatte attendere, con il Pd Marche in prima linea nel denunciare la situazione e nel chiedere misure urgenti a livello governativo e europeo.

Le reazioni politiche alla chiusura

La segretaria regionale del Pd Marche, Chantal Bomprezzi, ha descritto la chiusura dello stabilimento come “una giornata nera per le Marche,” evidenziando come la decisione non colpisca solo i lavoratori, ma anche l’intero sistema produttivo della regione. Le sue parole rispecchiano il profondo disappunto per una scelta che viene interpretata come strategica ma, in realtà, rischiosa per il futuro delle famiglie coinvolte. La segretaria ha sottolineato l’importanza di tutelare la dignità lavorativa, affermando che “sacrificare il lavoro in favore del profitto” è inaccettabile.

Il Pd Marche ha fatto appello affinché il governo italiano e la Giunta regionale non rimangano inerti, ma intervengano attivamente per difendere i posti di lavoro e l’economia locale. Bomprezzi ha avviato una mobilitazione per sostenere i lavoratori colpiti, promettendo che il partito sarà presente in tutte le sedi idonee per fare sentire la loro voce. L’interrogazione degli eurodeputati del Pd, capeggiata da Matteo Ricci, sottolinea il tentativo di portare la questione della crisi Beko a livello europeo, sperando in un intervento della Commissione per evitare conseguenze devastanti.

La dimensione economica dell’impatto

La chiusura dello stabilimento Beko non rappresenta solo un colpo diretto per i lavoratori, ma anche una ferita per l’intero tessuto economico e sociale delle Marche. A Comunanza, l’industria degli elettrodomestici è un pilastro essenziale per lo sviluppo dell’area, e la sua chiusura potrebbe innescare un effetto domino su fornitori, piccole aziende locali e sull’intero ecosistema produttivo.

Diverse ricerche evidenziano come la perdita di un’importante realtà industriale comporti conseguenze gravissime non solo dal punto di vista occupazionale, ma anche in termini di servizi e di crescita economica. La situazione attuale richiama l’urgenza di un piano di reindustrializzazione che possa rilanciare l’attività economica nella regione, piuttosto che attendere che il deterioramento s’imponi come una tragica realtà.

A tal proposito, è fondamentale attivare un dialogo proficuo tra le istituzioni locali, il governo nazionale e le realtà imprenditoriali per costruire una strategia condivisa e efficace. La presenza di un piano concertato non solo per salvaguardare i posti di lavoro ma anche per promuovere nuove opportunità imprenditoriali si rende cruciale per il futuro delle Marche.

Le richieste per la salvaguardia occupazionale

Il Pd Marche non ha tardato a manifestare le proprie aspettative nei confronti del governo, chiedendo al Ministro Urso di prendere parte al tavolo di discussione previsto per il 10 dicembre. La presenza del Ministro è considerata necessaria per avviare un serio confronto sulle modalità di intervento per scongiurare la chiusura dello stabilimento di Comunanza e su come affrontare sfide simili in altri stabilimenti sparsi per l’Italia.

In questo contesto, la segretaria Bomprezzi ha enfatizzato l’importanza della responsabilità da parte delle istituzioni, affermando che non è più il tempo di restare spettatori passivi. È chiaro che un’azione combinata è necessaria per garantire un futuro occupazionale ai lavoratori e per preservare un settore chiave dell’economia marchigiana.

L’industria degli elettrodomestici non deve essere vista solo come un’attività produttiva, ma come un marcato simbolo dell’identità economica locale. Le forze politiche hanno un ruolo strategico in questo scenario e non possono permettersi di essere assenti o inerti di fronte a una situazione così delicata e complessa.

La mobilitazione politiche si sta articolando in diversi ambiti, dai tavoli istituzionali a Bruxelles fino ai luoghi di protesta. Ai lavoratori e alle loro famiglie è stata promessa una battaglia decisa per difendere i loro diritti, testimoniando una determinazione che si auspica possa portare a risultati concreti.

Ultimo aggiornamento il 21 Novembre 2024 da Marco Mintillo

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