Cinquanta incidenti e una truffa: la storia dell'automobilista collezionista di sinistri

Cinquanta incidenti e una truffa: la storia dell’automobilista collezionista di sinistri

Un automobilista di Portici, con 104 incidenti dal 2001 al 2019, è stato condannato per truffa dopo un’indagine che ha rivelato un piano fraudolento con la complicità della moglie.
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Cinquanta incidenti e una truffa: la storia dell'automobilista collezionista di sinistri - Gaeta.it

Dopo aver collezionato un’incredibile quantità di incidenti stradali, un uomo di Portici, in provincia di Napoli, ha attirato l’attenzione delle autorità e delle compagnie assicurative. Tra il 2001 e il 2019, ha registrato ben 104 sinistri, una media di oltre cinque all’anno. Questo incredibile record ha portato a un attento esame della sua situazione, culminato in un caso di truffa che ha visto coinvolta anche la moglie. La saga di questa storia si snoda attraverso dettagli che ci fanno riflettere sulla reazione del sistema assicurativo di fronte a situazioni di sospetto.

La genesi di un’insolita carriera da automobilista

L’automobilista protagonista di questa storia ha trascorso 18 anni di vita dietro al volante, accumulando incidenti come se fossero trofei. Da un primo sinistro in cui è risultato responsabile a tanti altri in cui ha assunto il ruolo di parte lesa, il suo nome è diventato sinonimo di sinistri stradali. Ogni anno, l’uomo si è trovato coinvolto in più di cinque episodi, che sollevavano non poca curiosità nei confronti delle sue abitudini di guida. Ci si potrebbe domandare come sia stato possibile per una persona avere una tale quantità di incidenti senza attirare l’attenzione delle autorità e delle assicurazioni già nei primi anni. L’aspetto davvero sorprendente è che la compagnia assicurativa non ha sollevato dubbi fino al centocinquesimo sinistro, quando il cerchio ha iniziato a stringersi intorno a lui.

L’incidente numero 105 e gli inganni svelati

Tutto ha preso piede nel dicembre 2019, quando l’uomo è stato coinvolto nel 105esimo incidente, una situazione che avrebbe messo in luce l’oscura verità. La moglie, titolare di un’agenzia infortunistica, ha presentato una richiesta di risarcimento per un tamponamento tra la sua Fiat 500L e un Renault Trafic. L’entità dei danni era relativamente modesta: circa 500 euro. Ma gli uffici della compagnia assicurativa, consci della straordinaria carriera incidentale del marito, hanno deciso di eseguire dei controlli approfonditi, incrociando i dati con quelli forniti dall’Ivass, l’Istituto per la vigilanza assicurativa.

È emerso così un quadro a dir poco deviante. La banca dati segnalava, infatti, la presenza dell’uomo in ben 104 passati sinistri. Era chiaro che qualcosa non andava. La compagnia ha deciso di approfondire la questione, inviando un perito a verificare i danni riportati dai veicoli coinvolti nell’incidente attuale. Qui, si sono iniziate a accumulare le incongruenze che avrebbero portato il piano di truffa a crollare come un castello di carte.

La verità svelata: indagini e testimonianze decisive

Durante la verifica dei danni, è emerso che i veicoli non presentavano segni di un tamponamento. La proprietaria del furgone, una fruttivendola del posto, ha confermato che il suo mezzo era parcheggiato dal mattino, completamente estraneo all’incidente. Anche un’altra testimone, una negoziante della stessa zona, ha confermato la sua dichiarazione, sottolineando che il furgone non era mai stato spostato. La combinazione di queste affermazioni ha svelato un quadro proprio contraddittorio alle affermazioni della coppia coinvolta.

Di fronte a queste irregolarità, la compagnia assicurativa ha iniziato a prendere in considerazione la possibilità di frodi. Dopo un’attenta indagine, la verità è emersa, rivelando l’imbroglio pianificato dall’automobilista e dalla moglie. Il caso è giunto in tribunale, dove le prove presentate hanno portato a una condanna.

La condanna: un processo e la giustizia di fronte alla frode

Il collezionista di sinistri ha dovuto affrontare il proprio destino di fronte alla giustizia. Il processo d’appello, svoltosi a Torino, ha confermato la condanna a 10 mesi di reclusione per truffa ai danni della compagnia assicurativa. La sentenza è stata il frutto di un’attenta analisi delle prove, che ha messo in evidenza non solo l’estraneità dell’incidente per la proprietaria del furgone ma anche il comportamento anomalo del protagonista, il quale si è impegnato a lungo in una pratica fraudolenta che ha richiamato l’attenzione dell’intero sistema.

In primo grado era stata imputata anche la moglie, ma per i giudici il suo coinvolgimento non era così evidente. Le prove portate in aula hanno fatto emergere il fatto che la donna potesse essersi semplicemente fidata del marito. Questo principio giuridico ha sollevato interrogativi sul grado di responsabilità di complici in simili situazioni.

Questa storia ci induce a riflettere sulla vulnerabilità del sistema assicurativo e su quanto sia importante mantenere un vigilante controllo al fine di prevenire frodi che possono gravare in modo significativo sulle compagnie e sui premi assicurativi degli automobilisti onesti.

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