Affacciato sul mar Tirreno, il promontorio del Circeo custodisce ora un segreto millenario: la più antica necropoli preistorica del Lazio. La scoperta, avvenuta durante recenti scavi archeologici a Riparo Blanc, ha riportato alla luce resti umani risalenti al Mesolitico, aprendo nuove prospettive sulla conoscenza dei popoli cacciatori-raccoglitori dell’Italia centrale. Questo riparo naturale si trova ai piedi della falesia intitolata ad Alberto Carlo Blanc, pioniere degli studi paleolitici sul territorio.
Gli ultimi cacciatori-raccoglitori del Circeo
I lavori condotti tra il 2016 e il 2019 dagli archeologi Flavio Altamura e Margherita Mussi, allora affiliati all’Università La Sapienza di Roma, hanno portato alla luce un sito di straordinaria rilevanza scientifica. Estendendosi su appena due metri quadrati, l’area scavata ha restituito i primi resti umani mesolitici mai scoperti nel Lazio, datati tramite radiocarbonio tra il 9300 e il 7500 a.C.. In quell’epoca, l’Homo sapiens non aveva ancora introdotto agricoltura e allevamento, vivendo ancora secondo uno stile di vita nomade.
Il deposito archeologico ha restituito resti animali, utensili litici e decine di migliaia di conchiglie marine, segnali evidenti di una dieta composita e dell’interazione costante tra terra e mare. È in questo contesto che prende corpo il volto degli ultimi cacciatori-raccoglitori del Circeo.
Riti funerari o segni di cannibalismo?
Tra i ritrovamenti più sorprendenti, spiccano i resti di almeno sette individui, tra cui una donna. Le analisi antropologiche condotte da Mauro Rubini, della Soprintendenza Archeologica, e le indagini di Ivana Fiore hanno permesso di individuare segni di tagli sull’omero di un arto superiore quasi integro. I segni, compatibili con strumenti in pietra, suggeriscono la rimozione delle masse muscolari: una pratica che potrebbe rientrare in un rituale funerario oppure essere indizio di episodi di cannibalismo rituale, un’ipotesi suggestiva quanto inquietante.
La nuova indagine ha anche riconsiderato reperti raccolti negli anni ’60, confermando che Riparo Blanc venne effettivamente utilizzato come area funeraria. La presenza di adulti, giovani e bambini indica una pratica sepolcrale comunitaria, raro esempio per l’epoca mesolitica in Italia.
Un patrimonio di valore internazionale
Secondo Alessandro Betori, Soprintendente di Frosinone e Latina, questa scoperta conferma l’importanza del Circeo come crocevia preistorico, sottolineando l’urgenza di proteggere e valorizzare siti di tale portata. Grazie alle più recenti tecnologie di scavo e analisi, il progetto restituisce una testimonianza unica di un tempo remoto, in cui il rapporto tra l’uomo e la natura era profondamente radicato nella sopravvivenza, nella spiritualità e nel mistero della morte.
Il Riparo Blanc, con la sua necropoli millenaria, non è solo un sito archeologico: è una pagina ritrovata della nostra storia, che parla di identità, cultura e memoria. Un ponte che collega il presente con le origini più profonde dell’uomo nel cuore del Lazio costiero.