Il dibattito sulla concessione della cittadinanza in Italia ai minori di origine straniera ha ripreso vigore, specialmente dopo il successo di atleti italiani di seconda generazione, come la pallavolista Paola Egonu. La questione coinvolge milioni di ragazzi nati in Italia da genitori stranieri o giunti nel Paese da piccoli. Le leggi italiane, che si basano principalmente sul principio dello ius sanguinis, sono state messe a confronto con quelle di altre nazioni europee, dove le norme possono risultare più favorevoli e inclusive.
La questione della cittadinanza in Italia
Il caso di Paola Egonu e le polemiche
L’ascesa di Paola Egonu, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Tokyo, ha riacceso le polemiche sull’identità e la cultura italiana. La sportiva, figlia di genitori nigeriani, ha subito attacchi razzisti, scatenando un acceso dibattito sull’integrazione e l’accettazione delle diversità nel Paese. Le critiche provenienti da parte di esponenti dell’estrema destra pongono interrogativi sulla “purezza” dell’italianità , ma Egonu ha aperto un importante dialogo circa la reale definizione di cosa significhi essere italiani.
Secondo recenti stime, in Italia ci sono quasi un milione di ragazzi di origine straniera in età scolare, di cui sette su dieci nati sul territorio nazionale. Questo dato mette in evidenza l’urgenza di affrontare la questione della cittadinanza, affinché anche questi giovani possano avere accesso ai diritti e alle opportunità che offre il nostro Paese. Il dibattito si concentra attualmente sui principi di ius sanguinis, ius soli e ius scholae, per capire quali siano le implicazioni legali e sociali di ciascuno di essi.
La legislazione italiana sulla cittadinanza
Ius sanguinis, ius soli e ius scholae
Lo ius sanguinis, letteralmente “diritto di sangue”, è il principio predominante in Italia per l’acquisizione della cittadinanza. Secondo la legge italiana, è necessario avere un genitore o un antenato italiano per ottenere la cittadinanza. Questo sistema ha le sue origini storiche e culturali e riflette una concezione tradizionale dell’identità nazionale.
Al contrario, lo ius soli prevede che la cittadinanza sia concessa automaticamente a chi nasce sul territorio. In Italia, però, questo principio è limitato a casi eccezionali, come per i figli di genitori apolidi o per quelli i cui genitori non possono trasmettere la cittadinanza. Il ius scholae associa invece il riconoscimento della cittadinanza al percorso scolastico nel Paese. In Italia, una proposta di legge per questo principio è stata presentata più volte, ma finora senza successo. Un progetto del 2022 che proponeva la cittadinanza ai minori che avevano frequentato almeno cinque anni di scuola in Italia si è arenato in Parlamento, evidenziando la complessità e le difficoltà politiche legate a questa tematica.
La situazione della cittadinanza in Europa
Il confronto con le altre legislazioni europee
In Europa, le legislazioni sulla cittadinanza variano notevolmente da Stato a Stato, con pratiche spesso più favorevoli rispetto a quelle italiane. Secondo il Migration Integration Policy Index del 2019, l’Italia si trova al quattordicesimo posto tra i Paesi dell’Unione Europea per la facilità di concessione della cittadinanza, al pari della Grecia. Nella maggior parte dei casi, le norme riguardanti i minori nati da genitori stranieri sono meno severe rispetto a quelle italiane.
Nel Regno Unito e in Irlanda, ad esempio, lo ius soli temperato consente ai bambini nati nel Paese di acquisire la cittadinanza se almeno uno dei genitori è residente legalmente da un certo periodo di tempo. In Germania, recentemente, le modifiche legislative hanno ridotto il periodo di residenza regolare necessario per accedere alla cittadinanza. Senza dimenticare la Spagna, dove è sufficiente un anno di residenza legale per i nati nel Paese per poter richiedere la cittadinanza.
L’implementazione dello ius scholae
Anche lo ius scholae trova applicazione in varie forme in diverse nazioni europee. In Francia, un minore straniero può richiedere la cittadinanza una volta raggiunta l’età adulta, se ha frequentato regolarmente la scuola dall’età di sei anni. Analogamente, in Germania è possibile accelerare il processo di ottenimento della cittadinanza per chi ha dimostrato un elevato livello di integrazione scolastica. In alcuni paesi, come la Grecia, ci sono norme specifiche che consentono l’accesso alla cittadinanza sulla base della frequenza scolastica, sia per i nati nel Paese che per i non nati.
Prospettive future e sfide
Il dibattito sulla cittadinanza in Italia ai minori di origine straniera richiede attenzione e sensibilizzazione. A fronte delle statistiche che mostrano il crescente numero di giovani di origine straniera, le condizioni legislative attuali appaiono restrittive e potrebbero portare a un’esclusione sociale di larga scala. Con la crescente richiesta di inclusione e riconoscimento dei diritti civili, sarà fondamentale che la classe politica italiana ripensi le normative vigenti e si adoperi per una riforma della legge sulla cittadinanza più in linea con i principi di inclusività e giustizia sociale.
Il futuro della cittadinanza in Italia è un argomento che coinvolge direttamente la società , il senso di appartenenza e l’identità del Paese, ponendo interrogativi sulla propria capacità di affrontare le sfide della diversità e dell’integrazione.