Si è concluso recentemente a San Michele dell’Adige, in provincia di Trento, un importante incontro legato al progetto europeo RIPARIANET. Questa iniziativa, sostenuta dalla partnership BIODIVERSA+, punta ad analizzare e sviluppare strategie innovative per proteggere le zone riparie, aree cruciali per la biodiversità e i servizi ecosistemici. Queste zone sono soggette a pressioni generate dall’attività umana, che possono compromettere la loro funzionalità ecologica.
Il progetto RIPARIANET: un’analisi strategica delle zone riparie
RIPARIANET è stato avviato nel 2023 con l’intento di studiare le reti riparie situate lungo i corsi d’acqua. Queste aree, sebbene occupino una superficie relativamente ristretta all’interno dei bacini idrografici, svolgono un ruolo vitale come “corridoi ecologici”. Questa definizione evidenzia la loro capacità di connettere diversi habitat, con un impatto diretto sulla biodiversità locale. Il progetto ha utilizzato un approccio integrato, attingendo a dati raccolti sul campo, immagini satellitari e modelli spaziali, per individuare le aree prioritarie per la conservazione, basandosi su criteri di connettività e funzionalità ecologica.
Collaborazioni internazionali per la tutela della biodiversità
Le ricerche rientranti nel progetto RIPARIANET si sviluppano in sei aree di studio, distribuite tra Svezia, Germania, Portogallo, Spagna e Italia. In questo contesto, il torrente Noce e i suoi affluenti in Trentino sono diventati un caso di studio emblematico per la zona alpina. La Fondazione Edmund Mach svolge un ruolo centrale in questa iniziativa: co-coordinatore e principale ideatore del progetto, ha condiviso i progressi con la comunità scientifica attraverso la pubblicazione dell’idea progettuale disponibile su piattaforme di ricerca accreditate.
Focus sulla biodiversità microbica e sul coinvolgimento degli stakeholder
Il team di ricerca, guidato da Stefano Larsen dell’unità di Biologia Computazionale e Maria Cristina Bruno dell’Unità di Idrobiologia, si dedica a studi approfonditi sulla biodiversità microbica attraverso approcci di metagenomica. Questo metodo riguarda l’analisi del DNA ambientale e centralizza l’elaborazione dei campioni provenienti da tutti i siti di studio in Europa. In aggiunta, la Fondazione si è occupata di analizzare i questionari somministrati per raccogliere informazioni sulla percezione delle aree fluviali e ripariali da parte di vari stakeholder. Questo approccio ha l’obiettivo di costruire un dialogo tra la scienza e le comunità locali.
Ottenuti risultati significativi e sguardo al futuro
Il meeting tenutosi a San Michele si è rivelato un’importante opportunità per fare il punto sui risultati ottenuti nei primi due anni di attività progettuale. Sono stati analizzati i dati raccolti e si è discusso sulle prossime mosse. La condivisione di esperienze e conoscenze tra i vari membri del progetto ha permesso di stabilire una rete collaborativa che punta a garantire la sostenibilità delle zone riparie. Il focus su questo tema rimarrà vitale, considerando l’aumento delle sfide legate alla gestione ambientale a livello globale.