Un epilogo atteso per quasi quattro decenni: la giustizia per Domenico Attianese, il poliziotto assassinato durante un intervento contro una rapina a Napoli nel 1986, ha trovato parziale compimento con la condanna di Salvatore Allard a 30 anni di reclusione. Il verdetto, emesso dal GUP di Napoli Rosamaria De Lellis, ha emozionato i familiari della vittima e suscitato riflessioni sul sistema giudiziario e penitenziario italiano.
una sentenza dopo decenni di attesa
il processo e la richiesta del PM
La condanna di Salvatore Allard è stata pronunciata nell’ambito di un processo con rito abbreviato, un procedimento che consente di ridurre i tempi del dibattimento. Il Pubblico Ministero Maurizio De Marco aveva chiesto una pena di trent’anni, sottolineando la gravità del reato di omicidio volontario pluriaggravato che aveva trovato la sua manifestazione nel tragico evento del 20 novembre 1986. In quell’occasione, il sovrintendente Attianese tentò di prevenire una rapina alla gioielleria Romanelli nel quartiere Pianura, un gesto eroico che costò la vita al poliziotto.
La sentenza ha avuto un impatto emotivo significativo, con la figlia di Attianese, Carla, e la moglie della vittima visibilmente commosse, a testimoniare il peso di un dolore mai realmente sopito dopo tutti questi anni. La risposta della giustizia, seppur tardiva, rappresenta un passo importante verso la chiusura di un capitolo drammatico nella storia della loro famiglia.
la situazione degli imputati
le condizioni di salute di Giovanni Rendina
Il secondo imputato, Giovanni Rendina, la cui posizione è stata stralciata durante il procedimento, ha visto il suo giudizio rinviato a causa di gravi condizioni di salute. Secondo quanto riferito, Rendina è stato ricoverato per quasi due mesi a causa di una polmonite contratta nell’istituto penale dove stava scontando la sua pena. La necessità di un percorso riabilitativo post-rianimazione ha imposto un attento monitoraggio della sua condizione fisica, interrompendo il suo processo legale. La prossima udienza è programmata per il 16 settembre, quando si spera di poter procedere con il giudizio.
le ripercussioni del sovraffollamento carcerario
Il legale di Rendina, l’avvocato Marco Esposito, ha messo in luce un altro aspetto critico: il sovraffollamento carcerario e le sue conseguenze sulla salute dei detenuti. Esposito ha evidenziato come questa situazione possa favorire la diffusione di batteri resistenti e complicare le condizioni di vita all’interno degli istituti penitenziari. Inoltre, il mancato rispetto delle condizioni sanitarie di base all’interno del sistema carcerario può portare a gravi violazioni dei diritti umani.
la verità sull’omicidio di domenico attianese
chiarimenti rispetto alle dichiarazioni stampa
Il legale ha inoltre preso le distanze da alcune affermazioni circolate sui media riguardo al coinvolgimento di Rendina e Allard nell’omicidio di Attianese. L’avvocato ha sottolineato che le prove disponibili indicano che il sovrintendente fu colpito da un solo proiettile calibro 9, molto probabilmente partito dalla sua stessa arma. Questa dichiarazione ha messo in evidenza la necessità di garantire il rispetto della presunzione di innocenza fino a prove contrarie, un principio fondamentale della giustizia che non deve essere compromesso dalle interpretazioni mediatiche.
l’impatto emotivo sulla comunità locale
La condanna di Salvatore Allard segna anche un momento di riflessione per la comunità di Napoli, che rivive le emozioni legate a un omicidio che ha scosso la città oltre 30 anni fa. Il ricordo del sacrificio di Domenico Attianese riemerge con forza, alimentando il dibattito sull’impegno delle forze dell’ordine nella lotta contro la criminalità . La sentenza rappresenta anche un richiamo alla responsabilità collettiva, non solo nei confronti della giustizia, ma anche nella promozione di un ambiente sicuro per tutti i cittadini napoletani.
La vicenda di Domenico Attianese e la recente sentenza offrono spunti di riflessione non solo sulla giustizia, ma anche sui diritti umani all’interno delle carceri, su chi è chiamato a vigilare sulla sicurezza dei cittadini e sull’importanza di una giustizia che rispetti i diritti di tutti gli attori coinvolti.