Una sentenza in appello ha stabilito che Rosa Fabbiano dovrà scontare 20 anni di reclusione per l'omicidio della madre ottantacinquenne, riducendo la pena rispetto al verdetto di primo grado di 26 anni. La donna è stata accusata di aver ucciso e fatto a pezzi il corpo della madre, Lucia Cipriano. I giudici della Corte di Assise d'Appello di Milano hanno bilanciato le attenuanti generiche con le aggravanti, accogliendo le richieste della Procura generale.
Indagini e ipotesi sull'omicidio
Le indagini condotte dai carabinieri, sotto la direzione del pm Elisa Calanducci, indicano che Fabbiano avrebbe strangolato la madre, forse per farla smettere di gridare, prima di disporne il corpo in pezzi. I resti sarebbero stati nascosti nella vasca da bagno dell'abitazione dell'anziana a Melzo, nel Milanese, per diverse settimane. L'avvocato della donna, Roberta Ligotti, sostiene l'assenza di prove sull'omicidio, ipotizzando che il depezzamento sia avvenuto dopo una presunta morte naturale: "la figlia - ha dichiarato Ligotti in aula - non può accettare la perdita e si scatena".
La versione della difesa e le responsabilità
Secondo la difesa di Fabbiano, la donna si considera colpevole poiché si è presa cura della madre, situazione che ha generato un grande senso di isolamento. Anche il procuratore generale Francesca Nanni ha evidenziato il sacrificio di Fabbiano nel prendersi cura dell'anziana, affermando che "rispetto alle altre sorelle, l'imputata ha affrontato una situazione estremamente complessa, poiché l'assistenza agli anziani in certe circostanze è devastante. Probabilmente si è sentita molto sola".
