L’argomento del condono ai no vax ha riacceso vivaci polemiche, generando reazioni forti e insulti nei confronti di esperti del settore, come il virologo Fabrizio Pregliasco. Le critiche, spesso sfociate in attacchi personali, si aggiungono a un clima di animosità e negazionismo. L’intervento di Pregliasco, che denuncia la risorgenza di sentimenti di colpevolizzazione per coloro che hanno sostenuto e diffuso informazioni scientifiche durante la pandemia, riporta in primo piano delle tensioni che sembrano piuttosto lontane dall’essere risolte.
Il negazionismo e il suo ritorno
In un’intervista rilasciata all’Adnkronos Salute, Fabrizio Pregliasco ha parlato di un “revanscismo” evidente del negazionismo, un fenomeno che si traduce in un attacco alle persone che, come lui, hanno cercato di offrire soluzioni pratiche e una corretta informazione basata sulla scienza. Pregliasco ha sottolineato come ora si tenti di rimanere incastrati in una narrativa che cerca di mettere sotto accusa non solo le istituzioni ma anche i professionisti che si sono spesi per la salute pubblica.
Il virologo ha evidenziato la gravità di questo clima, in cui non solo si ridimensionano le scoperte scientifiche, ma si cerca anche di colpevolizzare coloro che hanno agito in buona fede, informando il pubblico sulle precauzioni necessarie da adottare in tempi di emergenza sanitaria. Questo atteggiamento di negazione, secondo Pregliasco, non solo mina la fiducia nella scienza, ma crea anche un ambiente di scontro fra i professionisti e una parte della società, sempre più incline a giudicare e criticare senza conoscere a fondo le dinamiche della salute pubblica.
Le reazioni sul web e le accuse personali
Il dibattito attorno al tema del condono ai no vax ha generato una valanga di commenti e reazioni sui social media, molti dei quali risultano offensivi e accusatori. Sotto i post di Pregliasco, alcuni utenti hanno chiesto misure punitive per coloro che, a loro avviso, avrebbero contribuito a diffondere danni irreparabili nel corso della pandemia. Frasi come “andrebbero sospesi anche coloro che governavano” riassumono un sentimento diffuso di ricercato risentimento verso i politici, soprattutto nei confronti dell’ex governo Conte e dei suoi alleati.
Un commento particolarmente aggressivo sostiene che “è anche ora che qualcuno vada dietro le sbarre, no?“, con l’hastag ‘abbiamovinto‘, facendo riferimento all’idea di una sorta di vendetta contro i fautori della vaccinazione. È interessante notare come, nella frenesia dei commenti, ci sia anche chi parafrasa le affermazioni di Pregliasco, utilizzando parole molto forti e inappropriate come “fucilare“, per attaccarlo.
Pregliasco, contestato, ha subito chiarito in passato di non aver mai pronunciato frasi del genere riguardo ai medici no vax, cercando di dissipare la nuvola di disinformazione che offusca il dibattito. Questo scorciatoio di parole ha generato un’istantanea della vulnerabilità dei professionisti della salute, costretti a difendersi non solo dal punto di vista scientifico, bensì anche da attacchi personali ingiustificati.
Una battaglia contro il pregiudizio
La reazione di Pregliasco, evidenziando la violenza dei messaggi ricevuti, dimostra quanto sia difficile, in una società polarizzata, il dibattito sulla salute pubblica. Professionalità e competenza si scontrano con un pregiudizio radicato, che spesso deriva dalla disinformazione. La scienza, in questo contesto, torna ad essere un bersaglio facile per chiunque cerchi di giustificare scelte personali potenti e non basate su dati concreti.
Questa situazione offre uno spaccato del dialogo sociale, in cui le emozioni prevalgono sui fatti e dove la voce della scienza è costretta a farsi sentire in un mare di commenti aggressivi e negazionisti. La sfida principale non risiede solo nell’informare correttamente il pubblico, ma anche nel ricostruire la fiducia nei confronti di esperti e istituzioni, un compito arduo, soprattutto in un’epoca in cui il dibattito pubblico è spesso governato da slogan e figure retoriche piuttosto che da fatti.
La conflittualità che caratterizza questo periodo di transizione, a cavallo tra la pandemia e la normalità, dimostra che i professionisti della salute hanno non solo il compito di offrire soluzioni, ma anche di combattere contro una cultura del sospetto e dell’odio che rischia di compromettere il benessere collettivo.
Ultimo aggiornamento il 14 Dicembre 2024 da Sofia Greco