Confiscati beni per 10 milioni a imprenditrice di Avellino con legami con il Nuovo Clan Partenio

Confiscati beni per 10 milioni a imprenditrice di Avellino con legami con il Nuovo Clan Partenio

La DIA di Napoli confisca beni per 10 milioni di euro a Lidia Forte, imprenditrice legata al Nuovo Clan Partenio, evidenziando i legami tra economia e criminalità organizzata in Campania.
Confiscati Beni Per 10 Milioni Confiscati Beni Per 10 Milioni
Confiscati beni per 10 milioni a imprenditrice di Avellino con legami con il Nuovo Clan Partenio - Gaeta.it

La Direzione Investigativa Antimafia di Napoli ha eseguito una confiscazione di considerevole valore, pari a 10 milioni di euro, nei confronti di Lidia Forte, imprenditrice avellinese. Gli inquirenti sospettano che la sua famiglia abbia legami forti e di lunga data con diversi gruppi criminali operanti in Avellino, in particolare con il noto “Nuovo Clan Partenio“. Questo provvedimento mette in luce le complesse interazioni tra attività economiche e mafiose nella regione.

La confiscazione e i beni coinvolti

Il provvedimento emesso dal Tribunale di Napoli interessa un ampio pacchetto di beni, tra cui una società attiva nel campo immobiliare, ben 115 immobili, quattro autovetture di pregio – tra cui una Mercedes GLE e una Range Rover Evoque – oltre a circa 60 rapporti finanziari. La DIA ha giustificato la confiscazione con il sospetto che i beni siano il frutto di attività illecite e di collegamenti diretti con organizzazioni mafiose.

Questa operazione segna un passo significativo nella battaglia contro la criminalità organizzata, evidenziando l’intensità del fenomeno nel territorio. Le indagini, infatti, hanno dimostrato come l’imprenditrice e la sua famiglia abbiano accumulato una fortuna non in linea con i normali profili di reddito, svilendo ulteriormente la questione dell’infiltrazione mafiosa nel tessuto economico locale.

L’impatto delle indagini sulla rete criminale

Secondo quanto riportato dalla DIA, l’ascesa economico-imprenditoriale di Lidia Forte, insieme ai membri della sua famiglia, non si limita a pratiche commerciali legittime. Le forze dell’ordine hanno trovato collegamenti diretti con personaggi di primo piano della criminalità organizzata, suggerendo un’intensa attività illecita che ha potenziato il potere e l’influenza della famiglia nel mercato degli affari settoriali, in particolare nelle aste immobiliari.

Fin dagli anni ’90, Forte sembra aver avuto un ruolo centrale nel condizionare il settore delle aste, utilizzando le sue posizioni per avvantaggiare non solo i propri interessi, ma anche quelli del clan mafioso a cui è ritenuta legata. La questione si complica ulteriormente con l’emergere di patrimoni personali e aziendali che non trovano giustificazione in redditi dichiarati, suggerendo l’esistenza di un sistema di riciclaggio e di sfruttamento delle risorse economiche per fini criminali.

Un’operazione simbolica contro la criminalità organizzata

La confisca di beni a Lidia Forte rappresenta un’operazione significativa nella lotta contro le mafie in Italia, segnalando un attento lavoro della DIA nel monitorare e colpire i patrimoni illeciti. L’azione rafforza il messaggio di tolleranza zero verso ogni forma di infiltrazione criminale nelle attività economiche lecite e sottolinea l’importanza di mantenere sotto controllo i flussi di denaro e i legami tra affari e criminalità.

Questo episodio stimola riflessioni più ampie sulla salute economica e sociale delle regioni colpite dalla mafia, dove il confine tra business legittimo e attività illecita si fa spesso labile. La precedente normalizzazione di tali legami richiede un’analisi profonda e una continua vigilanza da parte delle autorità per garantire il rispetto delle leggi e la protezione degli imprenditori onesti.

L’operazione di confiscazione rappresenta quindi non solo la chiusura di un capitolo per Lidia Forte, ma anche un segnale forte e chiaro per tutti coloro che operano nel settore, implicando che la criminalità non può essere tollerata nei circuiti dell’economia legittima.

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