L’operazione “Geolja”, condotta dai carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro, ha portato alla confisca di beni mobili e immobili per un valore complessivo di 350 mila euro, infliggendo un duro colpo alle attività illecite legate alla cosca “Piromalli”. Il provvedimento è stato emesso dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Reggio Calabria, a seguito di indagini condotte nel 2021. Il caso mette in evidenza l’intreccio tra criminalità organizzata e commercio nella Piana di Gioia Tauro, dove i commercianti si trovano spesso costretti a subire pressioni e imposizioni.
Il sequestro dei beni: dettaglio e valore
Beni confiscati e metodo di azione
Il recente provvedimento di confisca ha colpito due coniugi pagatori di tributi, entrambi esercitanti attività commerciale a Gioia Tauro. Sono stati oggetto di sequestro beni immobili, un autoveicolo, conti correnti bancari e polizze assicurative, tutte già sottoposte a sequestro di prevenzione nei precedenti atti investigativi. Questo intervento si inserisce in un contesto di lotta contro le infiltrazioni mafiose nel tessuto economico locale.
La somma di 350 mila euro non è solo un dato quantitativo, ma rappresenta un segnale forte e chiaro che le autorità intendono combattere la violenza economica esercitata dalla criminalità organizzata. La vera forza di questa operazione risiede nel fatto che i beni confiscati non sono soltanto oggetti di valore, ma testimoniano un sistema di coercizione e controllo che ha caratterizzato la vita quotidiana dei commercianti nella regione.
Operazione ‘Geolja’: svelato il legame con la cosca ‘Piromalli’
Strategie di coercizione e controllo dei commercianti
L’operazione “Geolja” ha portato alla luce un sistema di intimidazione e pressione che ha caratterizzato per anni il mercato locale. Grazie all’operazione, le autorità hanno potuto disvelare una rete criminale complessa, perseguita dalla Dda di Reggio Calabria, che imponeva la propria forza nelle dinamiche commerciali della Piana di Gioia Tauro.
Con la forza intimidatrice della cosca “Piromalli”, i commercianti erano costretti a conformarsi a regole non scritte. Le testimonianze raccolte dagli inquirenti evidenziano un quadro inquietante: i prezzi di vendita erano stabiliti dalla criminalità organizzata e persino le ferie dei dipendenti erano soggette a regole imposte dall’Alta Sfera della criminalità . Questa forma di controllo non solo danneggiava economicamente le attività oneste, ma creava anche un clima di paura e sfiducia tra gli imprenditori.
Ripercussioni e segni di speranza nella lotta alla criminalità organizzata
Cambiamenti futuri e risposte delle istituzioni
La confisca dei beni e l’operazione “Geolja” rappresentano un passo significativo nella lotta contro le infiltrazioni mafiose nel tessuto socio-economico della Calabria. Mentre la strada per il ripristino della legalità è ancora lunga e impegnativa, le azioni delle forze dell’ordine e della magistratura inviano un messaggio chiaro: la criminalità organizzata non è invincibile.
Le istituzioni stanno dimostrando un impegno sempre crescente nel contrastare la criminalità , lavorando a stretto contatto con i commercianti per fornire loro le garanzie necessarie a svolgere le proprie attività senza paura di ripercussioni. È fondamentale che le comunità locali rilevino questa nuova onda di speranza e sostenibilità , unendo le forze per ricostruire un ambiente commerciale sano e sicuro, libero da intimidazioni e violazioni della legge.
La confisca, segno tangibile delle operazioni delle forze dell’ordine, contribuisce a creare una coscienza sociale che incontra sempre più sostegno da parte di cittadini e imprese, implicando un futuro più promettente nella lotta contro la ‘ndrangheta.