conflitti commerciali e record export: l’agroalimentare italiano tra sfide e successi nel 2025

conflitti commerciali e record export: l’agroalimentare italiano tra sfide e successi nel 2025

L’agroalimentare italiano nel 2025 tra record di export del Parmigiano Reggiano, difficoltà per le bevande alcoliche a causa dei dazi, proposte politiche di sostegno e nuove leggi contro l’italian sounding.
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Nel 2025 l'agroalimentare italiano vive successi nell'export del Parmigiano Reggiano, ma affronta sfide legate ai dazi e all'italian sounding, con nuove proposte politiche per tutelare imprese e lavoratori. - Gaeta.it

L’agroalimentare italiano è al centro di tensioni e trionfi in questo primo periodo del 2025. Mentre alcuni prodotti di punta, come il Parmigiano Reggiano, registrano livelli di esportazione elevati, la guerra dei dazi impone limiti pesanti a diverse aziende del comparto, soprattutto nel settore delle bevande alcoliche. Nel frattempo, la politica prova a trovare strategie per tutelare imprese e lavoratori sotto la pressione dei conflitti internazionali e delle frodi che gravano sul made in Italy.

il record del parmigiano reggiano: crescita e sfide sull’export

Nel 2024 il Parmigiano Reggiano ha raggiunto un fatturato di 3,2 miliardi di euro, con un’espansione delle vendite sia nel mercato italiano che all’estero. L’export rappresenta quasi la metà del giro d’affari, attestandosi intorno al 49%. Negli Stati Uniti, principale mercato estero, sono state vendute più di 16 mila tonnellate, segnando un incremento del 13,4% rispetto all’anno prima. È un risultato che conferma la fortissima domanda per questo prodotto simbolo.

Nonostante le tensioni commerciali, legate in particolare ai dazi imposti dall’amministrazione Trump – ancora presenti nelle regole, anche dopo vari cambi politici – il presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano, Nicola Bertinelli, resta fiducioso. Il consorzio punta sulle trattative europee con Washington, per evitare un’escalation dannosa di contromisure. L’obiettivo è mantenere aperti i mercati esteri, tutelando il lavoro e la produzione sui territori. L’export verso gli Usa ha mostrato capacità di tenuta, ma resta sotto sorveglianza costante, vista la possibilità di nuove tensioni o modifiche nelle politiche doganali.

A livello nazionale, il prodotto rimane molto richiesto. Il comparto evidenzia anche una crescita dell’industria casearia italiana, che trova nelle esportazioni uno sbocco fondamentale. La forza del Parmigiano Reggiano emerge soprattutto nella capacità di conservare la sua immagine di qualità nei mercati internazionali, nonostante forme di concorrenza sleale e imitazioni.

le difficoltà dei grandi gruppi delle bevande alcoliche in un contesto di dazi

Non tutti i settori del made in Italy e oltre mostrano segnali positivi. Il mondo delle bevande alcoliche, in particolare, subisce gli effetti diretti di dazi e ritorsioni a livello globale. Pernod Ricard, gruppo francese leader nel settore, ha segnato un calo del 3% nelle vendite nel 2024. Questa flessione è legata ai dazi cinesi sul brandy, imposti come risposta a misure europee sui veicoli elettrici.

Il clima è difficile anche per altre aziende importanti. Heineken ha registrato un calo delle vendite pari quasi al 5%, mentre Rémy Cointreau ha affrontato la crisi con le dimissioni del proprio amministratore delegato, in seguito allo scenario complesso con cui deve fare i conti. Anche Campari, azienda italiana, sta vivendo una fase di trasformazione delicata. L’impatto stimato dei dazi sull’export americano ammonta a circa 100 milioni di euro, una cifra che pesa sul bilancio e sulle prospettive del gruppo.

Il settore è quindi alle prese con una congiuntura complicata, fatta di mercati esteri instabili e tensioni geopolitiche che mettono in discussione i modelli tradizionali di scambio. Le ritorsioni tra potenze, visibili soprattutto tra Europa, Cina e Stati Uniti, pesano sui costi e sulle strategie commerciali di molte aziende.

le proposte politiche di elly schlein per sostenere imprese e lavoratori

La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha rilanciato la necessità di interventi decisi da parte del governo italiano per tutelare il sistema produttivo e la forza lavoro messi sotto pressione dai conflitti commerciali. In una recente intervista, Schlein ha chiesto una serie di misure urgenti, come la rimodulazione dei fondi per la transizione digitale e industriale denominata Transizione 5.0. Il suo intervento si concentra anche su aspetti energetici, proponendo di separare i costi dell’energia elettrica da quelli del gas, per alleviare la pressione sui bilanci delle imprese.

Il messaggio principale riguarda però la strategia internazionale. Schlein sostiene che l’Italia debba evitare negoziati diretti e bilaterali con gli Stati Uniti, un approccio che rischia di indebolire le posizioni. L’Europa deve presentarsi unita nelle trattative commerciali. Allo stesso tempo, la leader politica indica un possibile uso delle grandi multinazionali tecnologiche americane come strumento di pressione diplomatica.

Sul piano specifico dell’agroalimentare, Schlein sottolinea l’urgenza di proteggere le tipicità italiane. Le produzioni locali affrontano rischi evidenti dalla diffusione di prodotti OGM e di sostanze chimiche come il glifosato, ampiamente usati negli USA ma non accettati nei disciplinari italiani. Proteggere questa distintività, secondo Schlein, è fondamentale per difendere il valore dei prodotti italiani sui mercati esteri.

contro l’italian sounding una nuova legge per sanzioni penali più severe

Un’altra questione che grava sull’agroalimentare è il fenomeno dell’“italian sounding”, ossia l’uso improprio di denominazioni o immagini che richiamano l’Italia, ma nascondono prodotti esteri non conformi. Questo mercato illecito vale 63 miliardi di euro. L’effetto è duplice: danneggia le aziende italiane e confonde i consumatori.

Per contrastare questo fenomeno, il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge, arrivato su impulso dei ministri Lollobrigida e Nordio. La proposta introduce sanzioni penali più severe contro la contraffazione nel settore agroalimentare. La norma prevede anche un nuovo reato specifico, chiamato “agropirateria”, rivolto a chi organizza frodi alimentari in modo sistematico e strutturato.

Gli estensori del provvedimento – come ha scritto La Stampa in un articolo firmato da Gian Carlo Caselli e Stefano Masini – ritengono questo passo indispensabile per tutelare i produttori onesti e per mantenere l’attendibilità dell’export italiano nel mondo. Le pene più dure intendono colpire chi sfrutta l’identità italiana per guadagno illecito, danneggiando l’immagine e il lavoro di chi produce rispettando regole e tradizioni.

L’approvazione di questo disegno di legge rappresenta una mossa importante anche sul piano giuridico, con l’introduzione di strumenti nuovi per combattere un fenomeno che ha radici complesse. Non a caso, la questione della contraffazione si collega indirettamente alle sfide di competitività e di tutela del prodotto italiano nei mercati globali, tema che si conferma centrale nel 2025.

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