La relazione tra Stati Uniti e Europa in materia di commercio agroalimentare è tornata al centro del dibattito, complici le strategie di Washington che, sotto l’influenza di Donald Trump, ha riaperto il contenzioso con Bruxelles. Diversi temi sono in discussione, tra cui regolamenti considerati problematici dalle grandi aziende tecnologiche americane. Tuttavia, il focus della controversia si concentra in gran parte sui prodotti tradizionali e sulle norme di sicurezza alimentare.
La disputa commerciale tra Stati Uniti ed Europa
Il nuovo contenzioso commerciale tra gli Stati Uniti e l’Europa ha portato alla luce diverse rubriche problematiche. Secondo quanto riportato da Milena Gabanelli e Francesco Tortora sul Corriere della Sera, Washington critica, in particolare, regolamenti come il Digital Services Act e il Digital Markets Act, etichettandoli come misure penalizzanti per le Big Tech statunitensi. Ma al di là di queste questioni, il conflitto più sostanziale verte sui prodotti alimentari tipici e sulla loro sicurezza.
Gli Stati Uniti non vedono di buon occhio i marchi DOP e IGP, elementi cruciali per la tradizione agroalimentare europea. La Casa Bianca si oppone anche a regole europee che limitano l’uso di pesticidi, vietano la carne trattata con ormoni e non permettono la commercializzazione di OGM non etichettati, insieme a additivi come la ractopamina. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha chiarito che sebbene si possa discutere di possibili dazi, questioni come salute, ambiente e libertà rimangono non negoziabili. Queste divergenze sollevano interrogativi sull’equilibrio tra standard di qualità e liberalizzazione del mercato.
Crescita dei salumi italiani negli Stati Uniti
Mentre la tensione commerciale continua, sono giunte buone notizie per il settore agroalimentare italiano, con un focus particolare sui salumi. Secondo La Repubblica, l’export di salumi italiani ha segnato un incremento significativo, crescendo del 20% negli Stati Uniti. Questo mercato si è rivelato cruciale per l’Italia, diventando il terzo più importante dopo Francia e Germania. Nel solo 2024, le esportazioni hanno superato le 20.000 tonnellate, con un valore complessivo di 265 milioni di euro.
Tuttavia, le aziende alimentari italiane non possono abbassare la guardia. I timori legati all’introduzione di dazi, che potrebbero arrivare fino al 10%, insieme alla costante minaccia del cosiddetto “italian sounding”, ovvero prodotti contraffatti che sfruttano l’immagine italiana senza seguire le vere tradizioni, pongono questioni serie sulla competitività . Da non sottovalutare, inoltre, il rischio derivante dalla peste suina, che ha già colpito il mercato cinese, influenzando negativamente anche altre opportunità internazionali.
L’ascesa dei salumi preaffettati e la lotta contro le fake news
Tra le tendenze recenti, si nota un crescente apprezzamento per i salumi in formato preaffettato. Secondo quanto riportato da Repubblica, questo segmento ha conquistato il mercato della grande distribuzione grazie a un mix di praticità e narrazione territoriale. Il Salame Cacciatore DOP ha registrato un notevole incremento del 23% nel 2024. Da non sottovalutare anche il Prosciutto di Parma, con ben 87 milioni di confezioni vendute all’estero. Per rispondere all’emergere di informazioni errate nel settore, Assica ha avviato un podcast in collaborazione con Il Gusto, un contenitore informativo del gruppo Gedi, per combattere la diffusione di fake news riguardanti le carni.
Le sfide per le piccole aziende e il rincaro delle materie prime
Guardando più da vicino al settore agroalimentare, il Corriere Imprese Nordest ha messo in evidenza l’impatto dei rincari sui costi delle materie prime, in particolare per cioccolato e caffè. Prezzi senza precedenti hanno caratterizzato il mercato, con un incremento del prezzo del caffè del 180% rispetto all’anno scorso. Un caso significativo è quello della Torrefazione San Giusto di Trieste, che si è trovata a dover affrontare questa situazione, denunciando la difficoltà di operare per piccole aziende sotto stress economico.
Il proprietario, Marino Petronio, insieme a suo fratello Massimo, ha sottolineato quanto la continua crescita dei costi delle materie prime e le complicazioni nei trasporti stiano creando un ambiente insostenibile per il business. Se non si attuano misure adeguate, potrebbe accadere che il caffè, prodotto quotidiano per molti, diventi solo un lusso per pochi.
Sviluppi dell’agricoltura sostenibile in Africa
Infine, riprendendo quanto riportato ne Il Giornale, emerge una notizia positiva dal Ghana. Il gruppo BF, la maggiore azienda agricola italiana, ha firmato un accordo con il governo ghanese per avviare iniziative di agricoltura sostenibile. Questo accordo, siglato presso la residenza dell’ambasciatore italiano, rappresenta un passo significativo verso l’internazionalizzazione della BF, che ha già consolidato la propria posizione in Italia e ora punta ai mercati africani, adottando un approccio tecnologico e innovativo.