Il dibattito sull’impegno politico degli insegnanti si infiamma nel Veneto, dopo le dichiarazioni del deputato Rossano Sasso della Lega. La sua attenzione si è concentrata su Gaia Righetto, supplente in una scuola media di Treviso e leader del centro sociale Django. Righetto, nota per il suo attivismo in manifestazioni a favore dei diritti civili, ha attirato critiche per il suo passato con la giustizia. Questa situazione ha sollevato interrogativi sulla compatibilità dell’attività politica con il ruolo educativo.
Le accuse di Rossano Sasso
L’attenzione di Sasso si è rivolta a Gaia Righetto tramite un post su Instagram, dove ha annunciato di aver informato l’ufficio scolastico regionale del Veneto riguardo il suo presunto comportamento imprudente. Il deputato ha descritto il caso dell’insegnante come “unico” e ha tracciato un parallelismo con la situazione di un’altra insegnante, definita ideologizzata. Secondo Sasso, le condanne penali e le numerose denunce a carico della Righetto – che vanno dalle occupazioni abusive agli scontri con le forze dell’ordine – metterebbero in discussione la sua idoneità all’insegnamento.
Sasso ha espresso preoccupazione riguardo alla possibilità che un’insegnante con tali precedenti possa continuare a lavorare a stretto contatto con i bambini. Ha quindi sollevato l’idea di introdurre una valutazione psico-attitudinale per tutti gli aspiranti docenti come misura di sicurezza. Questa proposta ha aperto ulteriori spunti di riflessione sull’equilibrio tra libertà di espressione e requisiti professionali nell’ambito dell’istruzione.
La risposta di Gaia Righetto
In un’intervista rilasciata alla ‘Tribuna di Treviso‘, Gaia Righetto ha respinto le affermazioni di Sasso, chiarendo che le accuse di avere condanne penali sono infondate. Ha sottolineato di essere stata solo fermata dalle forze dell’ordine durante una manifestazione pro-Palestina a Vicenza. Questo chiarimento ha l’obiettivo di mettere in evidenza che l’impegno politico non implica necessariamente una mancanza di idoneità a insegnare.
Righetto ha anche messo in discussione la necessità di limitare il pensiero critico nelle aule scolastiche. Secondo lei, le affermazioni di Sasso rappresentano un tentativo di censurare le idee e il dibattito aperto tra studenti e insegnanti. Gli insegnanti, sostiene, devono essere liberi di esprimere opinioni diverse, senza paura di ritorsioni politiche.
Implicazioni e reazioni
Questa controversia mette in evidenza un tema scottante nel mondo dell’educazione: il rapporto tra l’attività politica degli insegnanti e il loro lavoro nelle scuole. Da un lato, alcuni sostengono che un’insegnante attiva nel dibattito pubblico possa modellare una generazione più critica e consapevole. Dall’altro, ci sono preoccupazioni riguardo a possibili influenze ideologiche sugli studenti.
L’intera situazione sta generando dibattiti anche tra colleghi ed esperti del settore educativo, sollevando interrogativi sulle linee guida da seguire per mantenere un ambiente educativo neutrale. Con il crescente coinvolgimento degli educatori in cause sociali e politiche, sarà fondamentale discutere la necessaria separazione tra questi due ambiti per garantire un’istruzione equilibrata e imparziale.