Un convegno dedicato al miglioramento genetico delle viti ha avuto luogo il 9 aprile 2025 presso la sala Raffaello nello stand della Regione Marche al Vinitaly 2025. Organizzato dal Consorzio di Tutela dei Vini Piceni, l’evento si è concentrato sull’importanza degli studi genetici nell’evoluzione dell’agricoltura e dell’enologia, esplorando come le nuove tecniche possano influenzare il futuro della produzione vinicola.
L’importanza della genetica nella viticoltura
Il convegno ha messo in evidenza come la genetica abbia storicamente contribuito al progresso nella coltivazione delle viti. Nel corso degli anni, gli esperti hanno sviluppato varietà di viti attraverso incroci tradizionali, contribuendo sostanzialmente alla biodiversità delle coltivazioni. Tuttavia, il dibattito si è spostato sulle innovazioni più recenti, incluse le Tecnologie di Evoluzione Assistita , che promettono di modificare direttamente il DNA delle piante senza alterarne le caratteristiche fondamentali.
Le TEA consentono di attivare o inserire geni specifici che rendono le viti più resistenti a malattie comuni come la peronospora e l’oidio. Questo aspetto è particolarmente rilevante in un periodo in cui il cambiamento climatico sta mettendo a dura prova le coltivazioni, e la ricerca sulla resistenza delle piante diventa cruciale per garantire una viticoltura sostenibile. Tuttavia, la questione sulla possibilità di utilizzare queste varietà innovative per produrre vini dalle denominazioni controllate, come DOC e DOCG, solleva interrogativi sui disciplinari di produzione attualmente in vigore.
Un’analisi approfondita sul terroir
Il Prof. Marconi, intervenuto durante il convegno, ha parlato dell’importanza di comprendere il terroir, un concetto chiave per determinare l’identità e la qualità dei vini. La ricerca ha dimostrato che le caratteristiche delle uve sono influenzate sia dal genotipo delle piante sia dall’ambiente circostante e dalle pratiche agricole impiegate. Durante l’intervento, si è discusso di un fenomeno chiamato plasticità fenotipica, attraverso il quale le piante riescono ad adattarsi a cambiamenti climatici o pratiche agronomiche senza modificare la loro sequenza genetica.
Queste scoperte offrono ai produttori spunti preziosi per migliorare le tecniche di coltivazione, ottimizzando la qualità delle produzioni vinicole in relazione alle specificità geografiche. La plasticità fenotipica rappresenta quindi una leva strategica che potrebbe guidare scelte più consapevoli in viticoltura, favorendo un rispetto maggiore per l’ambiente e una qualità superiore del prodotto finale.
Riflessioni del Consorzio Tutela Vini Piceni
Il presidente del Consorzio di Tutela dei Vini Piceni, Simone Capecci, ha espresso gratitudine per il contributo dei docenti presenti al convegno. Capecci ha sottolineato l’importanza degli studi presentati, i quali aprono scenari innovativi per il settore vitivinicolo. La possibilità di selezionare materiali vegetali che mantengano le peculiarità del terroir d’origine rappresenta una sfida interessante.
Queste ricerche pongono interrogativi sulla fusione tra tradizione e innovazione in viticoltura, posto che l’introduzione di vitigni modificati potrebbe cambiare il panorama attuale delle produzioni DOC e DOCG. Al termine del convegno, sono stati evidenziati geni specifici legati alla provenienza geografica e al processo di maturazione, informazioni che possono rivelarsi utili per i viticoltori desiderosi di valorizzare le proprie produzioni.
L’evento ha quindi confermato l’interesse crescente per le applicazioni pratiche della genetica nella viticoltura e la rilevanza di queste pratiche per il futuro del vino, sottolineando l’importanza della ricerca continua in questo ambito.