La mostra “Clam – La Rivista che non c’è”, curata dal grafico Corrado Lamorgese, offre un’affascinante opportunità di esplorare il mondo della grafica attraverso l’espressione personale e eventi significativi. Inaugurata presso la Fonoteca di Napoli, l’esposizione si compone di cento copertine stampate in edizioni limitate che raccontano storie e riflessioni, rivelando il potere comunicativo e simbolico della grafica tradizionale.
Un progetto che celebra la grafica tradizionale
La genesi del progetto “Clam” risale al 2014, quando Lamorgese, che si è sempre identificato come un grafico di vecchia generazione, ha deciso di esprimere la sua creatività attraverso una rivista immaginaria. Ogni copertina è il risultato di una riflessione profonda sulla vita quotidiana, utilizzando l’arte per trasmettere messaggi di grande impatto. Le opere raccolte nella mostra non sono solo una celebrazione della grafica, ma anche una critica all’informazione contemporanea e al suo approccio spesso superficiale.
Lamorgese racconta come le sue copertine nascano dall’osservazione di eventi sia privati che pubblici. Per esempio, una delle sue opere più significative è dedicata alla Festa della Donna, rappresentata attraverso un’immagine ironica di un piccolo uomo tra le dita, simbolo della fragilità umana in determinati contesti. “Questa copertina rappresenta il bisogno di riflessione su dimensioni più profonde rispetto a quello che ci viene quotidianamente proposto” afferma il grafico.
Un’analisi critica del cambiamento nella grafica contemporanea
L’artista pone l’accento sull’evoluzione della grafica, segnata dal passaggio da tecniche tradizionali a formati digitali e social. “Con l’esplosione del digitale intorno al 2014, ho sentito la mancanza di quel processo creativo che caratterizzava il mio lavoro. Ritornare al disegno su carta, piuttosto che utilizzare esclusivamente il computer, è stata una scelta liberatoria”, afferma Lamorgese. Attraverso questo progetto, ha desiderato ripristinare una certa integrità artistica, avvicinandosi a tecniche più lente e ponderate.
Ogni copertina è una dichiarazione sul presente, un modo per raccontare visivamente la realtà contemporanea e il ruolo della grafica nella società. Lamorgese evidenzia che il suo approccio è sempre stato improntato sul disegno, un modo per connettersi profondamente con il messaggio che vuole trasmettere. “Oggi più che mai è necessario valorizzare la creatività umana, specialmente in un’epoca di crescente automatizzazione” continua.
Messaggi di attualità e memoria
Nel corso della mostra, emergono temi di grande attualità, come la guerra in Ucraina. Una delle copertine maggiormente evocative ritrae la drammaticità del conflitto, rappresentando missili russi in caduta e la difesa degli Stati Uniti, evocando sentimenti di impotenza e dolore. Questo lavoro, intitolato “Il massacro degli innocenti”, fa riferimento diretto alla sofferenza dell’essere umano in guerra, un tema che Lamorgese affronta con grande sensibilità.
Anche il cibo trova spazio nell’arte di Lamorgese, che si sofferma nelle riflessioni sul junk food, un argomento vicino alla sua storia personale. Cresciuto in un ambiente che abbracciava una cucina macrobiotica, le sue opere invitano a considerare la qualità alimentare e la consapevolezza in merito a ciò che consumiamo. “Il junk food è una contraddizione in termini di ciò che rappresenta rispetto alla mia educazione” dice Lamorgese, che utilizza le sue copertine per sensibilizzare su temi cruciali.
Riflessioni culturali e affetto per Napoli
Infra una narrazione di eventi globali, le copertine offrono anche uno sguardo intimo sulle radici culturali di Lamorgese, che non manca di esprimere il vernacolo napoletano. Una delle sue opere porta il titolo “acqua che nun cammina fa pantano e feta”, una riflessione personale su un momento difficile della sua vita, rivolta al tema dell’immobilità e della stagnazione.
Un forte omaggio a Diego Maradona, icona dello sport e della cultura partenopea, aggiunge un altro strato al racconto personale dell’artista. “Maradona rappresenta non solo un gioco di calcio, ma è anche simbolo di una intera città, una figura che incarna passione e autentico amore per lo sport”, conclude Lamorgese, sottolineando l’importanza di un patrimonio culturale che continua a ispirare giovani grafici e artisti.
La mostra di Lamorgese non si limita a essere un’esposizione di arte grafica, ma una vera e propria esperienza che invita il visitatore a riflettere su temi intensi e attuali, attraverso il talento di un artista che non ha mai smesso di credere nel potere della creatività umana.